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Numero 5(69)
Inflazione

    Negli ultimi anni, quello dell’inflazione è stato quasi l’unico parametro economico che il governo non avesse potuto prevedere. Paradossale ma vero: tutti sanno già per certo che più spesso gli esponenti del governo ripetono le loro previsioni, meno probabilità ci sono che siano raggiunte. Già da tre anni gli eventi si svolgono con la stessa sceneggiatura, cosicché tutto questo assomiglia piuttosto a una farsa – all’inizio dell’anno il governo afferma che l’aumento dei prezzi corrisponde alle previsioni governative anche se nel primo trimestre si realizza già il 40% circa della crescita dei prezzi annua; nella prima metà dell’anno i ritmi della crescita dei prezzi risultano troppo forti ma il governo lo spiega con circostanze impreviste e promette una deflazione nei mesi estivi; in agosto è già ovvio che il rallentamento dei ritmi d’inflazione ovvero la deflazione in estate è stata meno significativa con riferimento a quella aspettata ma il governo crede ancora nelle proprie previsioni; a ottobre solo singole persone parlano d’inflazione, a novembre nessuno ne parla e a dicembre il governo formula nuovi obiettivi che questa volta saranno sicuramente raggiunti. Grosso modo, prevedere l’inflazione in Russia non è un compito difficile – basta solo aggiungere un paio di punti percentuali alle previsioni governative (se il governo insistesse veramente molto nelle sue previsioni, sarebbe meglio aggiungerne tre o quattro) – bell’e fatto.
    Parlando sul serio questo “incantesimo” dell’economia è appieno adeguato ad una teoria economica che riserva un ruolo speciale nella creazione di aspettative economiche al governo in generale e alle autorità finanziarie in particolare. Esistono addirittura campioni matematici speciali che si adoperano per costruire una funzione di fiducia dell’economia e per definire l’errore di previsione che il mercato può “perdonare” senza perdere la fiducia. Però il primario fattore di successo per tale politica consiste nella capacità del governo di far prova della sua forza, vale a dire di raggiungere i riferimenti che lui stesso ha fissato. In un certo senso questa è una variazione economica sul tema di “prima tu lavori per il nome, poi il nome lavora per te”. Se il governo per tre anni promette un certo ritmo d’inflazione e mantiene la promessa, al quarto anno nessuno lo sospetta più d’inganno.
    Di quanto sopra conseguono due conclusioni. O il governo ha bisogno di cambiare la tattica – si può subito dire che le previsioni d’inflazione sono sbagliate conquistando in questo modo la fiducia del mercato e dell’economia. Però in questo caso c’è da chiedersi perché non iscrivere le corrette previsioni d’inflazione al bilancio rinunciandosi ai proventi straordinari e, rispettivamente, all’adempimento in eccesso del bilancio di ogni anno. O non serve proprio fare tanta attenzione all’inflazione visto che non si riesce sempre a indovinare neanche il cambio del dollaro ma di questo non si comunica ai briefing settimanali. Tenendo conto delle particolarità dell’economia russa la seconda soluzione può essere molto più ragionevole della prima. Prima di tutto la creazione delle aspettative svolge un ruolo importante nelle economie con l’inflazione della domanda e con il settore bancario sviluppato. Questo vuol dire che l’aumento dei prezzi in tale economia avviene perché la domanda supera l’offerta e il suo eccesso si trasforma nell’aumento dei prezzi. In questo caso il governo che promette un’inflazione bassa, di fatto da le garanzie che le stesse merci si potranno comprare a miglior prezzo in futuro diminuendo quindi la domanda corrente. In questo caso le dichiarazioni del governo creano certe aspettative e comprimendo la domanda permettono di ottenere un livello dei prezzi voluto.
    Ma in Russia nell’inflazione per una buona parte incidono le tariffe. Anche se nell’indice dei prezzi di consumo il loro peso raggiunge il 20% circa, visto che questa componente cresce più velocemente degli altri prezzi nell’economia, il contributo delle tariffe alla cifra d’inflazione finale risulta più importante che quello degli altri parametri. Per esempio, nel 2001 le tariffe dei servizi comunali sono aumentati del 46%, e anche se il peso di questo parametro nell’indice ammonta solo a un 15%, questo vuol dire che sul 18% dell’inflazione i servizi comunali incidono per i 6 punti percentuali. Le tariffe del gas e dell’energia elettrica si ripercuotono sull’aumento dei prezzi attraverso il costo del prodotto finale. Inoltre l’aumento dei prezzi a gennaio per tradizione si spiega con un aumento delle tariffe indirette su alcune merci e questo succede d’anno in anno. In questa situazione si può dire con certezza che qualunque inflazione prometta il governo, queste dichiarazioni non creano nessuna aspettativa e quindi non possono influire sui ritmi dell’inflazione futuri.

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