Espresso
Q U I N D I C I N A L E   D I   I N F O R M A Z I O N E
Russian
Home Giornale Archivio Redazione Pubblicità Dove siamo
 
Numero 14(78)
Una visita imbarazzante

    La tournée asiatica di Vladimir Putin è risultata inedita, come durata e importanza per la Russia.
    In forza di una combinazione di circostanze, è stata messa in forse la teoria secondo la quale la Russia dovrebbe appoggiarsi sul mondo dell’islam, che oggi è di moda in certi salotti politici.
    Tutto peraltro era cominciato assai bene. Putin è l’unico leader di un Paese non musulmano ad essere stato invitato alla sessione dell’Organizzazione Conferenza Islamica. Nel suo discorso, accolto benissimo dai partecipanti alla sessione, il Presidente russo ha cercato di presentare la Russia come un Paese in cui è stata stabilita la pace interconfessionale, l’islamofobia non esiste, mentre l’islam si sviluppa liberamente. Ha anche suggerito di “non identificare il terrorismo con qualche religione”. “Vorrei dichiarare davanti a quest’uditorio in modo responsabile: i musulmani sono una parte valida, florida e inalienabile del popolo russo”, ha detto Putin. “Vediamo in tale armonia interreligiosa la forza del Paese, il suo patrimonio, la sua ricchezza e il suo vantaggio”.
    Il capo dello Stato ha rilevato, a questo proposito, che “la fomentazione dei conflitti interetnici ed interconfessionali” è forse la minaccia più pericolosa nel mondo di oggi. Tentatativi di coinvolgere il mondo in questo conflitto sostanzialmente artificiale ci sono sia in Occidente, sia in Oriente. “Taluni, mascherandosi con gli slogan religiosi, praticamente svolgono un’aggressione armata contro i loro fratelli ed alleati, lottano contro il potere legittimo, provocano il separatismo, s’impegnano nel terrorismo”, ha detto il Presidente della Federazione Russa, “mentre gli altri usano questa situazione ai propri scopi interessati, i quali non hanno niente a che vedere con gli interessi dell’islam, né con la salvaguardia dei diritti umani, né con il diritto internazionale in generale”. “Un esempio del genere e’ quello affrontato da noi nella Repubblica Cecena”, ha sottolineato Putin.
    L’effetto positivo del discorso di Putin è stato peraltro completamente diluito dall’intervento di Mahathir Mohammad, il premier malaysiano che fra poco deve dimettersi. Noto per la sua disaffezione nei confronti dell’Occidente in genere e degli ebrei in particolare, Mahathir, dalla tribuna dell’Organizzazione Conferenza Islamica (della quale, a proposito, è stato eletto presidente), ha dichiarato che i musulmani devono usare il loro potenziale intellettuale per contrastare “gli ebrei che dominano il mondo”.
    “Gli europei hanno eliminato 6 di 12 milioni di ebrei. Ma oggi gli ebrei dominano tutto il mondo. 1,3 miliardi di musulmani non possono essere vinti da alcuni milioni di ebrei”, ha detto. “Questo piccolo gruppo è diventato una vera forza nel mondo. Non possiamo contrastarli solo con la forza. Dobbiamo usare il nostro cervello”, ha ribadito il premier malaisiano. Per il leader russo poteva risultare assai sgradevole l’affermazione di Mahathir, secondo la quale i musulmani sono costretti ad acquistare le armi dai loro nemici (solo tre mesi fa la Federazione Russa e la Malaysia hanno firmato un grosso contratto, relativo alle armi). La dichiarazione di Mahathir è stato oggetto di critiche durissime da parte dei politici più importanti del mondo, che hanno visto in essa un segno di rinascita dell’islamismo aggressivo a livello statale. Ma Vladimir Putin che si trovava al summit in persona, ha preferito tacere.
    Anche il Presidente della Francia Jacque Chirac non si è schierato con i suoi colleghi. Al vertice dell’Unione Europea a Bruxelles, Chirac ha chiesto di togliere dal protocollo congiunto, emesso alla fine dei colloqui, la frase che condannava la posizione di Mahathir. Il passo, contestato dal Presidente francese, è stato questo: “Le affermazioni inaccettabili del sig. Mahathir compromettono tutti gli sforzi mirati ad un ulteriore consolidamento dell’intesa interetnica e religiosa, e non c’è spazio per esse in un mondo normale. Tali commenti antisemitici sono insultanti per i musumani, come lo sono per tutti gli altri”. A detta di Chirac, il documento di Bruxelles “non prevede lo spazio per dichiarazioni di questo genere”. Il Presidente francese è stato appoggiato dal premier greco Kostas Simitis. Ma il capo del Governo olandese Jan Peter Balkenende ha dichiarato il suo “disaccordo di principio” con i colleghi. Cercava di provare che i leader dell’UE non possono tornare a casa senza dare un giudizio adeguato e collettivo sulla “démarche antisemitica scandalosa”. Per evitare una scissione, è stato deliberato che alla conferenza stampa finale la disapprovazione di Mahathir sarebbe stata enunciata dal premier italiano Berlusconi, a nome di tutta l’alleanza. Ma qualsiasi menzione del leader malaysiano e delle sue “affermazioni inaccettabili” sarebbero state tolte dal comunicato. Tuttavia, alla fine del summit, è stata pubblicata la dichiarazione di Cathérine Colonna, addetto stampa del Presidente francese, secondo la quale “Chirac aderisce alla dichiarazione del presidente italiano dell’UE Silvio Berlusconi, che condanna, a nome di tutti i Paesi membri dell’Unione Europea, le affermazioni antisemitiche del premier malaysiano Mahathir”. Mahathir Mohammad intanto ha ringraziato il Presidente francese e gli ha espresso risconoscenza per la comprensione manifestata nei suoi confronti. Di conseguenza, la reputazione di Chirac ha avuto un danno notevole. A Vladimir Putin e il suo entourage non restava che essere contenti che a Mahathir non era venuto in mente di lodare anche loro, per il loro silenzio. La posizione dell’ospite ha permesso a Putin di non firmare il comunicato finale del vertice, nel quale i leader degli Stati musulmani hanno condannato “reati ed omicidi, commessi dalla cricca militarista israeliana, distruzione di case, di infrastrutture e l’introduzione di sanzioni collettive contro tutto il popolo palestinese”.
    Secondo alcuni esperti, l’esperienza malaysiana sospenderà o almeno ridurrà notevolmente numerosi contatti della Russia con diversi regimi sospetti, in cerca di un contrappeso nei confronti degli USA.
    In Thailandia, alla riunione dei Paesi dell’Associazione per la cooperazione economica del Pacifico, dove Putin si è spostato dalla Malaysia, la sensazione principale è stata quella della creazione di un Consiglio dei saggi russo-giapponese, che dovrà impegnarsi nell’esame delle questioni della cooperazione russo-giapponese. Il premier del Giappone D. Koizumi probabilmente sperava di risolvere, mediante tale organismo informale, il problema dei “territori del Nord”. Ma poiché la Russia sarà presentata nel Consiglio dal sindaco di Mosca Juri Luzhkov, famoso per la sua lotta a favore di Sebastopoli e la Crimea, è difficile che i giapponesi possano trarne qualche vantaggio.
    E infine, mentre tornava in Russia, durante una sosta in Kirghizia, Vladimir Putin ha fatto due altre mosse che dovevano consolidare l’immagine della Russia, come grande potenza al passo con i tempi. E’ stata inaugurata la base militare “Kant” che simboleggia il consolidamento delle posizioni russe nell’Asia Centrale. In parallelo, è stato firmato un protocollo sul termine delle trattative bilaterali sull’adesione della Federazione Russa all’Organizzazione mondiale del commercio (WTO).

in alto <<  ARTICOLO PRECEDENTE      ARTICOLO SEGUENTE  >> in alto
ALTRI ARTICOLI DELLA RUBRICA "POLITICA"
Khodorkovskigate ¦  Un triste anniversario ¦  Intervista agli Addetti Militari della nostra Ambasciata a Mosca ¦  Serghej Ivanov: «I rapporti tra i dicasteri militari di Russia e Italia rivestono un carattere particolare»
Rambler's Top100    Rambler's Top100