Numero 3(48)
Il ritorno dall’esilio
Il 5 febbraio, il Senato italiano ha votato per l’abolizione dell’articolo 13 della costituzione, che vieta ai rappresentanti maschi della dinastia Savoiarda di entrare nel Paese. Il loro esilio dura da 56 anni.
Di 315 senatori, 235 hanno acceso la luce verde al ritorno dei membri maschi della famiglia reale, 19 sono stati contrari, 15 si sono astenuti.
L’articolo 13 era stato approvato in seguito al referendum del 1946, nel quale la maggior parte degli italiani si erano pronunciati a favore della repubblica. Secondo la maggioranza del popolo, i monarchi si sarebbero compromessi collaborando con il regime di Mussolini. Secondo l’articolo, i Savoia persero il diritto di voto sul territorio italiano, i loro beni furono nazionalizzati, e ai maschi della famiglia reale fu vietato entrare nel Paese.
La domanda di ritorno in Italia, a nome del sessantaquattrenne Vittorio Emanuele e di suo figlio, il ventinovenne Emanuele Filiberto, è stata fatta da uno dei senatori, che ha rilevato che i principi rinunciano a qualsiasi pretesa di restaurazione della monarchia. Vittorio Emanuele aveva nove anni, quando, insieme a suo padre, re Umberto II, fu cacciato dal Paese. Il figlio di Vittorio, banchiere di mestiere, è nato e cresciuto in Svizzera e non è mai stato in Italia. I Savoia si sono rivolti ripetutamente al Parlamento, al governo e al Presidente della repubblica, chiedendo di abolire quel divieto, ma fino a poco fa la maggioranza centrosinistra del parlamento ipotecava la risposta negativa.
Arrivato il governo di Berlusconi al potere, che ora ha la maggioranza nel Parlamento, la situazione è cambiata, anche perché il premier stesso ha raccomandato con insistenza al Senato di abolire il famigerato articolo.
Per togliersi di dosso ogni sospetto, Vittorio Emanuele e suo figlio hanno addirittura prestato giuramento ufficiale della fedeltà alla Repubblica.
Ora tocca alla camera bassa del Parlamento italiano dire sì al ritorno dei principi sabaudi.
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