Numero 1(81)
Caso YUKOS:
chi non è dentro, è ricercato
Le elezioni politiche, svoltesi il 7 dicembre e la successiva quiete politica non hanno portato pace nel “caso YUKOS”. Anzi, i “siloviki’” (gli esponenti del Ministero degli interni, del Servizio Federale di Sicurezza, della Procura Generale, del Ministero per le Situazioni di Emergenza, del Ministero della Difesa), incoraggiati dal fatto che i partiti finanziati in parte da Mikhail Khodorkovskij avevano subìto una sconfitta pesante, hanno intensificato le loro pressioni, colpendo da un punto inatteso.
Tra gli avversari dell’oligarca sono comparsi, infatti, gli organi fiscali. In seguito ai controlli fiscali eseguiti dal 15 al 29 dicembre del 2003, il Ministero per le imposte e i dazi della Federazione Russa ha avanzato nei confronti della YUKOS delle rivendicazioni fiscali per un importo che supera gli 98 miliardi di rubli (più di 3 miliardi di dollari). Proprio questa cifra (comprese penali e multe) mancherebbe nell’ammontare delle tasse pagate dal gigante petrolifero che avrebbe usato scappatoie trovate nella legislazione. Considerato che la situazione attuale della YUKOS è tutt’altro che splendida, tale somma è in grado di eliminare la società. E si tratta, poi solo dei pagamenti per il 2000. Va rilevato che tali scappatoie venivano usate da tutte le aziende, ma a scontarlo “chissà perché” deve essere solo la YUKOS, il che di nuovo non fa credere più di tanto alle dichiarazioni sulla natura “puramente economica” del caso YUKOS.
In risposta, la YUKOS ovviamente ha annunciato che le rivendicazioni degli organi fiscali sono infondate. “La società petrolifera YUKOS esprime preoccupazione per le rivendicazioni, avanzate dal Ministero per le imposte e i dazi, ed ha intenzione di difendere la legittimità delle proprie azioni presso i tribunali competenti”, diceva la dichiarazione emanata dal servizio stampa dell’azienda. “Tenendo conto delle rivendicazioni da parte degli organi fiscali, per un ammontare “superiore a 98 miliardi di rubli”, il carico fiscale sulla YUKOS nel 2000 doveva ammontare a più dell’84% dei ricavi della compagnia, superando notevolmente il suo utile nel periodo corrispondente”, rileva la portavoce del gruppo.
Le voci, sorte subito dopo la pubblicazione dei reclami del Ministero per le imposte e i dazi, secondo le quali si trattava di una combinazione fraudolenta, mirata a organizzare una bancarotta falsa della società, per rivenderla a buon mercato a “chi si deve”, sono risultate così forti che dovevano essere smentire con urgenza da Tatiana Trefilova, direttrice del Servizio federale per il risanamento finanziario e per bancarotte. La sig.ra Trefilova ha detto che della bancarotta della YUKOS non si pensa neanche.
Ciò peraltro non significa che gli avversari della società abbiano smesso di agire su altri fronti. Ai primi di gennaio, il Tribunale Basmannyj di Mosca ha prolungato di nuovo il periodo di reclusione di Mikhail Khodorkovskij: stavolta sino a fine di marzo del 2004, per non permettere all’oligarca caduto in disgrazia di avere qualche impatto sulle elezioni presidenziali. Dalla fine di dicembre non è più realistico sperare nell’appoggio alla YUKOS da parte della comunità imprenditoriale: in quel momento, il capo della Camera di commercio Evghenij Primakov, all’incontro dei membri della Camera con Vladimir Putin, ha proposto una nuova definizione del concetto dell’”oligarca”, rispondente in pieno alle “migliori” tradizioni sovietiche: “l’oligarca è colui che è alieno all’etica imprenditoriale, che può fare lo sgambetto al prossimo, che corrompe partiti politici e funzionari, che da tempo ha dimenticato il dovere patriottico...”
Secondo quanto ha comunicato Yuri Biriukov, vice Procuratore generale della Russia, sono ricercate a livello internazionale 10 persone. Ha fatto però solo tre nomi: sono Leonid Nevzlin, Vladimir Dubov e Mikhail Brudno, gli azionisti di maggiortanza della Yukos, tranne Khodorkovskij e Lebedev che sono già reclusi. Gli altri sette, a suo dire, sono dirigenti di alcune aziende fasulle, mediante le quali si simulavano vendite di petrolio e si realizzava l’evasione fiscale.
“Loro tutti sono ricercati a livello internazionale, con relativa sanzione giudiziale, vengono accusati di evasione fiscale nonché di una serie di altri reati”, ha rilevato Biriukov.
Lo stesso esponente della procura generale ha detto che nei confronti di Nevzlin è stata avanzata una nuova accusa, prevista dall’articolo 160 del Codice penale della Federazione Russa: “appropriazione indebita, ossia malversazione, cioè furto del patrimonio altrui, affidato al colpevole”. “Gli è imputata l’appropriazione delle azioni della “Tomskneft S.p.A”, di “Acinskij NPZ (stabilimento petrolchimico) S.p.A.” che appartenevano alla “Vostochnaja neftianaia kompanija S.p.A.”. L’importo del danno viene stimato dall’istruttoria in 39 milioni di dollari”, ha sostenuto il vice Procuratore generale.
Inoltre, estendendo la cerchia degli imputati per il “caso”, il Ministero della giustizia ha raccomandato all’Albo degli avvocati di Mosca di revocare ad Olga Artiukhova la licenza per l’ attività di avvocato. Va ricordato che la sig.ra Artiukhova, avvocato di Mikhail Khodorkovskij, è stata accusata di aver fatto uscire in modo illegale, dal carcere di reclusione preventiva, direttive di Khodorkovskij mirate a contrastare l’indagine. L’interpellanza del Ministero della Giustizia, a dir poco, non ha suscitato un grande entusiasmo da parte degli avvocati, indipendentemente dal loro atteggiamento nei confronti della YUKOS. Genri Reznik, presidente dell’albo di avvocati di Mosca, ha ribadito a questo proposito che se la commissione di verifica conclude che le rivendicazioni del Ministero non fossero fondate, l’albo non si limiterà a respingere la relazione, ma provvederà contro il Ministero della Giustizia.
Ci sono anche due buone notizie per la YUKOS: una e’ quella della cessazione, da parte della corte Mescianskij di Mosca, dell’istanza civile relativa alla riscossione a Vassili Sciakhnovskij, l’ex presidente della società “YUKOS-Mosca”, del debito concernente le imposte, in vista della sua estinzione, e l’altra riguarda il riconoscimento della YUKOS come una di cinque compagnie russe più rispettabili, in seguito allo studio annuale “Le società più rispettabili del mondo”, svolto dall’agenzia di auditing Price Waterhouse Coopers insieme al giornale Financial Times.
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