Espresso
Q U I N D I C I N A L E   D I   I N F O R M A Z I O N E
Russian
Home Giornale Archivio Redazione Pubblicità Dove siamo
 
Numero 1(81)
Le elezioni del Presidente:
il risultato è prevedibile, il gioco continua

    I candidati a Presidente si fanno vedere     Le imminenti elezioni presidenziali, nonostante che il loro risultato sia assolutamente prevedibile, dovrebbero essere assai interessanti. A questo proposito ci si chiede soprattutto se i protagonisti delle elezioni potranno usarle per sviluppare le proprie ambizioni politiche, o, forse, per far consolidare le forze politiche attorno alla propria persona.
    Proprio questa è la domanda da farsi, analizzando la decisione di Irina Khakamada, uno degli ex presidenti dell’”Unione delle forze di destra”, di presentarsi alle elezioni. Il terreno politico nel quale la Khakamada vuole raccogliere i voti degli elettori sono le accuse nei confronti di Putin di “autoritarismo e della creazione di un clima di paura in Russia”. Così dichiara la Khakamada, nella sua lettera aperta pubblicata sul quotidiano “Kommersant” del 14 gennaio. In questo documento accusa Putin e il Cremlino, affermando che “il potere non era interessato alla salvezza di tutti gli ostaggi” durante l’occupazione del “Nord-Ost”, perché “quell’attentato terroristico aveva permesso di spronare l’isterismo anticeceno, di continuare la guerra in Cecenia e di mantenere alto il rating del Presidente”. Va rilevato che tale mossa può essere indovinatissima: nessun politico tuttora ha menzionato quegli eventi, parlando del suo atteggiamento nei confronti del potere, per non tirarsi addosso l’ira del Cremlino. Quest’argomento poi è assai più vantaggioso per il rating politico, rispetto alle lamentele sull’offensiva contro la libera impresa e la libertà d’espressione. Secondo quanto hanno dimostrato i risultati delle elezioni politiche, la critica del potere, svolta per mezzo di dichiarazioni a supporto di Khodorkovskij, si rivela poco efficiente: i “ricchi” in Russia non sono ben visti. Ciononostante, anche le dichiarazioni in difesa di Khodorkovskij o a favore delle vittime dell’attentato terroristico in via Dubrovka dimostrano ugualmente il carattere di opposizione del candidato a Presidente.
    La partecipazione di Irina Khakamada alle elezioni è una chance per l’Unione delle forze di destra di non cadere nell’oblio e di prolungare e giustificare in qualche modo la propria presenza sulla scena politica russa, anche se lo stesso partito, alla sua assemblea svoltasi a gennaio, non si è deciso a dare il suo appoggio aperto alla Khakamada: si è deciso, con la maggioranza dei voti, che i membri del partito avrebbero votato “liberamente” alle prossime elezioni. A questo proposito va ricordato il desiderio incredibile dell’altro partito democratico, “Yabloko”, di essere cancellato dalla memoria dei votanti. Proprio così a nostro avviso va interpretata la dichiarazione di Grigorij Yavlinskij, secondo la quale i centri regionali di “Yabloko” non devono appoggiare Irina Khakamada in occasione della raccolta delle firme a favore della sua presentazione a candidato. Se vogliamo dar retta a Boris Nemtsov, in provincia sarebbe già partita una campagna spontanea di supporto al candidato decmocratico: il tal caso, l’esortazione di Yavlinskij comporterà la scissione all’interno di “Yabloko” e lo scioglimento del partito. Può darsi che Yavlinskij, con il suo boicottaggio delle elezioni speri ancora di ottnere qualche elemosina dal potere, come un posto nel nuovo Governo, ma appare poco probabile tale “regalo” per un leader che non ha una frazione al parlamento, e che non vuole neanche far finta di combattere.
    Un altro candidato che critica duramente il potere è Ivan Rybkin (il partito “Liberalnaia Rossija” – “Russia liberale”), il primo presidente della Duma di Stato tra il 1993 e il 1995. Le sue chances sono nulle, perché il nome di questo partito, per gli elettori, è strettamente legato a quello di Boris Berezovskij. La centralizzazione del sistema politico e legale, ritenuta da molti osservatori la realizzazione principale di Putin, secondo Rybkin, sarebbe un binario morto che farà incrementare in Russia le manifestazioni critiche.
    Un fattore importante della corsa presidenziale è la decisione inattesa di Serghej Glaziev, l’economista oppositore che invita a sottoporre gli oligarchi a tasse pesanti e a tornare verso la gestione statale nell’economia, diventato la “stella nascente” della politica russa, dopo che il movimento “Rodina” (Madrepatria), da lui creato, aveva improvvisamente ottenuto alle elezioni parlamentari il 10% dei voti. Glaziev ha deciso di partecipare alle elezioni, nonostante che l’alleanza “Rodina”, sospettata da parecchi di dipendenza dall’Amministrazione del Presidente, abbia presentato un personaggio sicuramente perdente, Viktor Gherascenko, l’ex capo della Banca Centrale. La scelta di Glaziev che potrebbe compromettere il quadro della vittoria trionfale di Putin, suscita una seria preoccupazione sia nel Cremlino, sia all’interno dello stesso movimento Rodina, ma Glaziev non ha intenzione di giocare a vinci e perdi, sentendo, evidentemente, di poter vincere almeno dei punti importanti per continuare a costruire la propria immagine di serio candidato a Presidente.
    Si è candidato anche il presidente della Camera alta Serghei Mironov, il quale ammette che il suo scopo principale è quello di sostenere l’amico e alleato politico Putin. “Quando il leader a cui si crede va a combattere non deve essere lasciato solo”, ha detto ai giornalisti Mironov. “Bisogna dargli una mano”.
    Ma in realtà, quasi tutti i “pesi massimi” dell’opposizione russa hanno deciso di saltare queste elezioni. Il dirigente del Partito comunista Ghennadij Ziuganov che aveva ottenuto il 30% quand’era rivale di Putin alle elezioni presidenziali del 2000 questa volta “se l’è cavata”, presentando Nikolai Kharitonov, un membro poco noto del suo partito.
    Grigorij Yavlinskij che ha partecipato a tutte le precedenti elezioni presidenziali del periodo postsovietico, ha rifiutato di partecipare alle elezioni, dichiarando che oggi “elezioni libere, paritarie e politicamente competitive sono impossibili”. Per quanto riguarda gli altri protagonisti della corsa presidenziale, ad esempio, il pugile Malyskin, la guardia del corpo di Zhirinovskij, fanno parte di quelle comparse che non sono assolutamente in grado di togliere al Presidente il suo 70% di rating, anzi, potranno piuttosto rilevare il suo dinamismo, il desiderio di risolvere i problemi e la durezza da militare.

Il segreto del rating
    Molti uomini che s’interessano almeno un po’ di politica, si domandano: “Ma come mai resta sempre così alto il rating del Presidente e da che cosa è motivato”? E la risposta è assai semplice. Esaminando i risultati del censimento della popolazione svoltosi nel 2003 viene fuori una cosa curiosa. Circa 59 milioni di persone, cioè il 41% della popolazione della Russia, ottengono il loro reddito maggiore sotto forma di diverse sovvenzioni sociali: pensioni, borse di studio, ecc. (eccetto i sussidi di disoccupazione) e altri tipi di finanziamenti pubblici. Politicamente, queste persone appoggeranno qualsiasi concetto che prevede l’aumento degli aiuti da parte dello Stato, in particolare, mediante il sequestro dei capitali dal business. Il secondo parametro importante è il numero di persone che sono a carico degli altri, cioè non hanno proprie fonti di reddito: sono quasi 44 milioni (prevalentemente bambini e giovani fino a 25 anni). E’ quasi il 30% della popolazione russa, che è abbastanza apolitica in forza del proprio status sociale.
    Risulta in altre parole, che circa il 70% della popolazione non c’entra con l’attività del settore privato, oppure vi e’ coinvolta solo in modo indiretto. Queste cifre danno una risposta esauriente alla domanda perché il Presidente è così popolare e perché l’arresto di Khodorkovskij non ha comportato l’aumento del sostegno ai partiti di destra. Questo elettorato sarà sempre a favore di un potere statale forte, perché proprio esso gli dà i mezzi di sostentamento, pur se modesti. Pertanto, l’unico modo di far crescere il sostegno ai nuovi partiti politici è quello di stimolare il maggiore coinvolgimento della popolazione nell’attività del settore privato. Ma proprio questo potrebbe interrompere la coerenza del potere per la burocrazia che tuttora vuole regnare nel Paese.

Fenomeni secondari
    A parte il rating del Presidente che arriva alle stelle, i tecnologi politici del Cremlino possono vantarsi di un’altra vittoria: entrambi i partiti democratici della Russia, l’”Unione delle forze di destra” e “Yabloko” sono sull’orlo della scissione e della sparizione dalla scena politica in seguito alle elezioni politiche perdute e all’incapacità di presentare un unico candidato a Presidente. L’Unione delle forze di destra di fatto è stata decapitata dopo le dimissioni di tutti i suoi copresidenti, Nemtsov, Khakamada, Gaidar e Ciubais. Le voci sorte alla fine di gennaio secondo le quali Ciubais potrebbe diventare il nuovo leader del partito possono significare la trasformazione definitiva del partito in un’”opposizione ammaestrata”, perché è difficile che un funzionario di Stato così importante come Anatolij Ciubais (va ricordato che è a capo della “RAO EES”, il gigante elettroenergetico di proprietà pubblica) rischi di opporsi realmente al potere al quale appartiene, nonostante tutte le sue convinzioni democratiche.
    E il sogno letargico in cui è finito “Yabloko” per volontà del suo leader Gigorij Yavlinskij, accompagnato dalla rinuncia a sostenere la Khakamada come unico candidato democratico, farà presto scendere nella tomba il partito democratico più vecchio, che non è riuscito ad accettare le nuove regole del gioco, secondo le quali non basta più negare tutto ciò che succede nella politica russa per attirare elettori e sostenitori.

in alto <<  ARTICOLO PRECEDENTE      ARTICOLO SEGUENTE  >> in alto
ALTRI ARTICOLI DELLA RUBRICA "POLITICA"
Duma addomesticata ¦  Caso YUKOS: chi non è dentro, è ricercato
Rambler's Top100    Rambler's Top100