Numero 7(87)
Una svolta a sinistra e la marcia della destra
I partiti politici più importanti della Russia in tilt
Il partito di opposizione più popolare, il Partito comunista della Federazione Russa, l’”erede” del PCUS, che negli ultimi 10 anni ha rappresentato la forza principale fra quelle che contrastavano il Governo e una serie di Presidenti, si è trovato sull’orlo della scissione.
Ciò è dovuto al risultato bassissimo ottenuto dai comunisti alle elezioni politiche del dicembre 2003. Invece del 25%-30% che s’aspettavano di avere, hanno ottenuto solo il 13%, perdendo una volta per tutte cio’ che rimaneva del la passata influenza sulla Duma. Di conseguenza sono cominciati dei guai per il leader permanente dei comunisti russi Ghennadij Ziuganov. Membri autorevoli del Partito comunista della Federazione Russa si sono messi ad accusare Ziuganov di essersi esaurito come dirigente, di essere in combutta con gli oligarchi, di essere ormai da tempo in contatto con il Cremlino, al quale lui servirebbe come avversario scarso. Inoltre Ziuganov veniva accusato di aver “soffocato” i giovani quadri a favore dei vecchi “fidati”, i quali però non s’ intendono niente di tecnologie politiche moderne.
Inizialmente tutti questi discorsi si attribuivano al gruppo dei sostenitori di Ghennadij Semighin, lo sponsor principale del Partito comunista della Federazione Russa (PCFR), che ha deciso di succedere all’omonimo nella carica di leader del partito. Ziuganov è peraltro riuscito, con grande fatica, a superare tale rischio, ottenendo l’esclusione di Semighin dal partito. Ma è venuto fuori che non solo Semighin e i suoi compagni si erano messi a riflettere sul cambio del dirigente. Ai primi di giugno, sei membri del Comitato Centrale del PCFR hanno pubblicato una dichiarazione in cui rilevavano la necessità delle dimissioni volontarie di Ziuganov. Scrivevano che il Partito comunista della Russia era vicino alla rottura dell’unità e aveva bisogno di una purificazione e di un rinnovamento. Essi sono stati appoggiati dall’autorevole gruppo dei compagni di Baskiria: i dirigenti del gruppo da tempo criticano Ziuganov per “una tattica conciliatrice”. Anche i comunisti più moderati hanno peraltro cominciato ad attaccare Ziuganov. Aman Tuleev, il governatore di Kemerovo, ha proclamato la necessità di cambiare il leader dei comunisti. A detta di Tuleev, il successore di Ziuganov “non deve guidare il partito per fare la lotta al presidente, ma deve dialogare con il potere”. Secondo informazioni sorte alla fine di giugno, potrebbero essere avanzate, per il posto di presidente del Comitato Centrale del PCFR, le candidature di due governatori comunisti: Vladimir Tikhonov (regione di Ivanovo) e Nikolaj Vinogradov (regione di Vladimir). Secondo quanto ha comunicato il giornale “Rodnaya Gazeta”, controllato da Semighin, il Cremlino avrebbe preparato un “regalo” a Ziuganov: la privatizzazione della dacia pubblica a Sneghiri della quale Ziuganov usufruisce da parecchio tempo come dirigente della fazione parlamentare del PCFR. E nel giorno in cui Ziuganov ha compiuto 60 anni la televisione pubblica ha mandato in onda un reportage su una sfilata di comunisti pensionati che invitavano il “capo” a lasciare le cose del partito e aderire ad essi. Anche il Cremlino è interessato al cambio del leader comunista. Probabilmente i funzionari dell’amministrazione presidenziale sperano che il nuovo dirigente trasformi il PCFR da un baluardo dei radicali in un pacifico partito socialdemocratico. In questo caso peraltro gli uomini dell’estrema sinistra che per ora entrano nel PCFR, “si trasferiranno” in altre organizzazioni.
Questo processo anzi è già cominciato.
Lo stesso Ziuganov però rimane ottimistico. Ha già detto di essere disposto a negoziare una riunificazione con alcuni piccoli partiti comunisti. Nel contempo il capo dei comunisti russi ha promosso una campagna, mirata al “ringiovanimento” dei quadri, nell’ambito della quale ha cambiato un quarto dei leaders delle organizzazioni provinciali del partito ed ha cercato di togliere tutti i possibili avversari. La seconda iniziativa di grandi dimensioni, capace di rafforzare l’auterevolezza del PCFR, dovrebbe essere, secondo Ziuganov, il referendum sulla monetizzazione delle agevolazioni e sul nuovo Codice abitativo.
Mentre Ghennadij Ziuganov aspetta uno scontro al congresso del partito, i suoi avversari ideologici dell’Unione delle forze di destra hanno provato a ponderare il senso della propria sconfitta. Il congresso dell’Unione, svoltosi il 26 giugno, non è tuttavia riuscito ad indicare una via d’uscita dalla crisi. E’ stato solo dichiarato che l’Unione delle forze di destra vede il suo futuro in una larga coalizione democratica, i cui membri dividano i valori fondamentali del partito: la società democratica civile, l’economia di mercato, la salvaguardia dei diritti umani, dei diritti di proprietà e la strada europea dello sviluppo della Russia. L’Unione prevede di non poter superare da sola la barriera del 7%, stabilita per le prossime elezioni politiche. Si presume che tale coalizione possa nascere verso il 2006. Per la destra, il primo degli alleati più vicini è il partito “Yabloko”.
La destra intanto non ha potuto scegliere un nuovo leader che cambi i quattro ex co-presidenti, Yegor Gaidar, Irina Khakamada, Boris Nemtsov ed Anatolij Ciubajs, destituitisi dopo le elezioni politiche disastrose. Anatolij Ciubajs che per molti era il più probabile candidato a presidente del partito ha rifiutato di mettersi a capo dell’Unione. Di conseguenza, l’Unione delle forze di destra ha dichiarato l’inizio della campagna di elezioni del leader del partito ed ha invitato tutti i membri e sostenitori dell’Unione a prendervi parte. Il congresso ha deciso che il leader del partito sarebbe stato colui chi vincerà una larga discussione che si svolgerà presso i distaccamenti regionali, nonché fra i sostenitori del partito. Il meccanismo delle elezioni sarà sviluppato in dettaglio entro il 1 ottobre. Più tardi, mediante simili primeries verranno eletti i leader della lista elettorale dell’Unione.
Il secondo obiettivo del partito sarà quello di partecipare alle elezioni regionali che si svolgeranno in autunno. Secondo Ciubajs, il partito deve “ristrutturare” il suo lavoro nelle regioni, anche destituendo i dirigenti regionali che non sarebbero riusciti a provvedere alla vittoria dei candidati della destra alle elezioni regionali.
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