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Numero 7(87)
Il tribunale del Qatar ha condannato gli agenti russi all’eragastolo

    Il 30 giugno, la corte del Qatar ha emanato una sentenza, relativa al caso degli agenti dei servizi segreti russi, accusati dell’omicidio di Zelimkhan Yandarbiev, l’ex presidente dell’Ichkeria, una repubblica non riconosciuta da nessuno Stato.
    Anatolij Belashkov e Vassilij Bogacev, gli agenti russi del GRU (Direzione generale delle informazioni), sono stati riconosciuti colpevoli su tutte le voci dell’accusa e condannati all’ergastolo.
    L’ergastrolo in Qatar in realtà vuol dire 25 anni di reclusione, e in casi speciali questo tempo può essere ridotto fino a 15-20 anni. Il verdetto peraltro non a caso è stato pronunciato il 30 giugno. Dal 1 luglio tutti gli enti del Qatar vanno in vacanza e non saranno disponibili per gli appelli degli avvocati fino al 1 settembre.
    Il giudice del Qatar Ibrahim an-Nisf ha detto che gli imputati avevano “eseguito un ordine”, cioè Mosca ha giustiziato Yandarbiev mediante la sua Ambasciata a Doha. Il giudice ha menzionato, fra l’altro, il primo segretario dell’Ambasciata della Federazione Russa Aleksandr Fetissov, arrestato in febbraio insieme ai due russi oggi condannati, ma poi liberato come diplomatico. “I dirigenti russi hanno emesso un ordine di eleminazione dell’ex leader ceceno Yandarbiev”, ha detto il giudice, secondo quanto comunica la Reuters. “Il piano dell’assassinio è stato discusso presso le sedi dei servizi segreti a Mosca”, ha rilevato il giudice. Ibrahim an-Nisf ha precisato che la corte aveva optato per l’ergastolo e non per la pena capitale, perché i russi potevano uccidere Yandarbiev proprio sotto la moschea, ma hanno preferito minare la sua macchina che stava su un parcheggio quasi vuoto, per evitare vittime inutili.
    Mosca sostiene con insistenza che i cittadini russi sono estranei all’omicidio di Yandarbiev. “Rispettando le procedure giudiziarie del Qatar, i nostri avvocati ricorreranno in appello per far rivedere la sentenza emanata”, ha detto il 30 giugno a Giacarta Serghej Lavrov, il ministro degli esteri russo. Siccome la colpa dei russi è riconosciuta dalla corte, e la Russia non ha nessuna leva per influenzare il Qatar, gli avvocati non dovrebbero sperare nella grazia concessa dall’emiro o nella revisione della condanna, ma nel trasferimento dei condannati in Russia, perché possano scontare la pena in patria. Esiste, infatti, una raccomandazione dell’ONU secondo la quale i condannati possono essere trasferiti ad un altro Paese, perché possano scontare la pena in un ambiente socio-culturale più vicino ad essi.
    Ciò peraltro non significa che saranno rimessi in libertà: se tale trasferimento dovesse averrarsi, i russi saranno ogni tanto visitati, nel luogo della reclusione, da una commissione speciale dell’ONU.
    In tal modo, la difesa quasi sicuramente cercherà di ottenere il trasferimento dei condannati in una prigione russa. Avvocati e diplomatici stanno già preparando la relativa domanda scritta per l’emiro.
    Nel mondo sono peraltro pochi i precedenti di attuazione di questa norma. E poi, secondo quanto ha affermato una fonte ben informata presso una delle strutture russe di informazione, non è mai stata fatta una cosa del genere con gli agenti dei servizi segreti: è possibile solo uno scambio. Ma le autorità russe non hanno nessuno con cui scambiare i condannati.
    Poco prima della pronuncia della sentenza però Viktor Vekselberg, il presidente del consiglio d’amministrazione del “SUAL-holding”, ha dichiarato la sua intenzione di investire nell’economia del Qatar circa 2,5 miliardi di dollari, costruendovi una fabbrica di alluminio. In tal modo, secondo il quotidiano “Kommersant”, l’imprenditore che ha regalato alla Russia una collezione di uova fatte da Fabérgé le potrebbe regalare anche due spie condannate.
    Una relativa mitezza della sentenza nella situazione in cui si temeva la pena capitale, ha permesso alla parte russa di dichiarare il verdetto della corte del Qatar quasi una vittoria della diplomazia nazionale. Ma la condanna è così solo perché la corte ha visto negli imputati i semplici esecutori, mentre il mandante risulta irragiungibile per la giustizia del Qatar. Il mandante comunque è nominato, ed è il risultato più importante del processo. E’ difficile peraltro che la notizia, secondo la quale l’ordine sarebbe stato dato dal vertice, sia diventata una rivelazione per qualcuno fuori della Russia, mentre nei telegiornali russi nessuno si è mostrato troppo aperto: i telespettatori sono stati accontentati con la notizia laconica dell’esito favorevole del processo e con la promessa di “andare avanti”.

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