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Numero 9(89)
“Nochnoj dozor”. Primo fantasy russo

    “Vai al cinema!”, esorta una voce che giunge dalla TV. Ha un effetto dell’ipnosi, e ci vai. Se uno riesce ad immaginare la “Matrice”, “Harry Potter” e “Il Signore degli anelli”, interpretati alla russa, e digerire tutto questo senza problemi, deve andare a vedere con urgenza “Nochnoj dozor” (“Pattuglia notturna”).
    Le immagini fanno piacere all’occhio, il suono, alle orecchie. La sceneggiatura è interessante, gli attori selezionati benissimo: tutti giovani, bravi e già celebri. Ma tutto questo splendore, chissà perché, si abbina male in un film solo, e suscita emozioni strane, confuse e negative.
    Il clamoroso cosiddetto “blockbuster russo” ha battuto tutti i record ed ha addirittura superato il “Signore degli anelli”. In Russia sono addirittura comparsi i cosiddetti “lukjanenisti”, dei veri e propri ultras dei libri di Lukjanenko, l’autore del libro, dal quale è derivato il film in questione.
    Il film è spettacolare, vistoso, ma il pubblico sente subito che il messaggio più importante della pellicola e la sua realizzazione maggiore è: “anche noi possiamo farlo”. Tutto ciò è solo un tentativo di dimostrare qualcosa ad un treno che se ne va a grande velocità, che è già molto avanti. Gli effetti speciali diventano obsoleti già il giorno dopo, e solo l’arte è eterna. Ma l’arte non c‘entra con il film “Pattuglia notturna”.
    Subito dopo aver visto il film ti viene da dire: bello. Ma dopo un quarto d’ora arriva un’altra sensazione: no, qui c’è qualcosa che non va. La trama è troppo intricata, mentre il senso è semplificato. La storia primitiva del bene e del male, della “pattuglia notturna” in cui lavorano i “luminosi” che pedinano gli “oscuri” di notte, e della “pattuglia diurna” in cui lavorano gli “oscuri” che pedinano i “luminosi” di giorno. La storia sugli “altri”, sulla nascita dell’”altro” N 1 che si metterà o dalla parte del bene o da quella del male, sui vampiri e sulle streghe: di tutto questo siamo già un po’ pieni. E anche se Lukjanenko ha dato il suo contributo alla sceneggiatura, ma il film e il libro si assomigliano come gemelli: il fisico è uguale, ma i caratteri diversi. Pare che il film e il libro trattino lo stesso argomento, la Pattuglia Notturna e Diurna, e il protagonista ha lo stesso nome di quello del libro, ma il senso del libro e quello del film sono profondamente diversi. Il libro sul bene e sul male è stato trasformato in un melodramma d’amore. Probabilmente, il “Primo canale” della TV che ha prodotto e lanciato il film, e che continua ad amare le passioni di telenovelle sudamericane, ha deciso che esse devono essere necessarimente inserite nel nuovo progetto, per attrarre, a parte gli amanti delle fantasie intricate, anche un pubblico diverso che consuma melodrammi lacrimosi. Il protagonista (Gorodetskij), facendo sorpresa a chi ha già letto il romanzo di Serghei Lukjanenko, trova il suo amore di prima e suo figlio di 12 anni. E cosa succederà, allora, nella seconda parte del film, in cui, se dobbiamo dar retta al libro, lui acquista il suo amore vero? Dio sa cos’altro inventeranno gli sceneggiatori. La parte di Anton Gorodetskij è stata recitata da Konstantin Khabenskij. Nel suo curriculum professionale ci sono alcuni successi, ruoli in cui lui riusciva a staccarsi da un comportamento tipico, imposto dai serial, e a creare personaggi di rilievo, ma non è il caso della “Pattuglia”, dove non esisteva Anton, il membro della pattuglia che gira per Mosca in cerca di folletti, ma si vedeva l’attore Khabenskij che si è sforzato con diligenza a recitare in circostanze proposte. Ma forse non credeva abbastanza in queste circostanze o non ce l’ha fatta... Il piccolo figlio di Anton (Dmitrij Martynov) è stato in pericolo lungo tutto il film. Alla fine, avendo concluso che il bene e il male siano quasi la stessa cosa, egli comincia a servire questo male. Tale scelta viene fatta all’improvviso e non sembra molto convincente; non ci sono tracce di una lotta interiore.
    Ora soffermiamoci sui lati positivi. Ci sono, certamente, e il primo di essi è la presenza di humour. E’ stato veramente bello vedere, in mezzo al mondo fantastico, il motore di ricerca Rambler, le cui notizie sono state divise in quelle passate e future. E poi, si è riso molto, guardando Kutsenko. E’ stato bravissimo. Recitando la parte di un rubacuori giovane, il cui lavoro nella pattuglia era quello di attrarre le donne, ha dimostrato con sincerità intrinseca di essere proprio stufo di sedurre le donne degli altri. Per la prima volta nella sua biografia cinematografica, l’attore si è messo nei panni di un buffone e ha fatto il suo lavoro perfettamente.
    Ma il film si distingue prevalentemente per gli effetti speciali hollywoodiani, sullo sfondo dei paesaggi di Mosca. E’, forse, questo l’elemento princioale del successo della pellicola. Ma qualcuno potrebbe domandare: e il messaggio?
    Nel libro di Lukjanenko, il messaggio è questo: dentro all’uomo vivono sia il diavolo, che l’angelo che sono in lotta continua tra essi. Il film, nonostante sofisticherie computerizzate, rende questi problemi, cioè le loro soluzioni, estremamente primitivi. Il bene esiste, come il male, e sono molto diversi.
    Tutto è semplice, gli autori non si fidano del loro pubblico. Vogliono che tutto sia più primitivo, più semplice, altrimenti qualcuno s’annioia, andrà via in mezzo alla proiezione, ma i soldi sono investiti, solo la pubblicità ha costato un bel po’... Ma il pubblico ha visto i film, menzionati prima, li ha resi propri, vuole un trend nuovo, un tema nuovo nel cinema. Se gli stessi soldi, gli stessi attori, le stesse potenzialità tecniche fossero stati usati in un film con un gran futuro, con un gran messaggio, forse non si sarebbe dovuto ipnotizzare nessuno: “Vai al cinema!”.

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