Numero 5(104)
Ancora Yukos
La Procura generale si è impegnata l’ennesima volta in attività mirate alla distruzione della YUKOS. Nonostante i suoi fondatori Mikhail Khodorkovskij e Leonid Nevzlin stiano rispettivamente in una colonia penale di lavoro correttivo e in Israele, verso il quale può in qualsiasi momento partire una richiesta di estradizione, e nonostante la stessa società il 1 agosto sia stata dichiarata in bancarotta, essa continua a subire attacchi.
Il 17 agosto, il tribunale della città di Mosca ha riconosciuto Aleksej Piughin, ex capo dipartimento sicurezza economica della compagnia petrolifera colpevole di aver organizzato due omicidi. Di conseguenza, il periodo complessivo di reclusione che dovrà scontare è aumentato da 20 a 24 anni. Anche altre cinque persone che stavano sul banco degli imputati insieme a lui sono state riconosciute colpevoli e dovranno scontare da 7,5 a 19 anni. K. Kašaev, il Pubblico ministero del processo, ha dichiarato dopo la lettura della sentenza che “come aveva appurato l’istruttoria, il finanziamento dei reati era arrivato dai dirigenti della YUKOS”.
Quasi contemporaneamente all’emanazione della sentenza per Piciughin, la Procura generale ha annunciato l’avvio di una nuova causa penale clamorosa a carico di alcuni ex impiegati altolocati della YUKOS, di origine britannica: Steven Teedy, l’ex capo della compagnia petrolifera, Bruce Mizamore, l’ex direttore finanziario, David Godfrey, l’ex consigliere speciale per la gestione dell’azienda e Tim Osborne, l’ex direttore del Group MENATEP Ltd. È imputato loro il furto, la malversazione e l’appropriazione indebita di oltre 10 miliardi di dollari. Si tratterebbe del tentativo intrapreso dai manager di salvare gli attivi della compagnia dagli effetti dell’azione penale iniziata nel 2003 contro la società. C’è da rilevare che Eduard Rebgun, l’amministratore delle attività fallimentari, nell’interesse del quale sembrava dover essere intentata questa causa, nell’intervista rilasciata ai giornalisti ha sostenuto di non poter dichiarare che sia stato arrecato alcun danno alla YUKOS dai suoi ex manager.
Evidentemente l’ulteriore condanna di Piciughin, nonché la dichiarazione relativa all’avvio della causa penale a carico degli ex top-manager della società petrolifera sono dovute ai tentativi delle strutture governative e di quelle vicine al governo di ottenere una vendita “equa” del patrimonio della compagnia resa bancarotta, cioè al prezzo che serve e a chi serve. Come venga operata tale “giustizia” qualora si tratti di beni irragiungibili per la Procura generale, lo dimostra l’esempio della fabbrica petrolifera nella città lituana di Mazhekaj. Non ha fatto in tempo ad asciugarsi l’inchiostro delle firme sul contratto di vendita alla società polacca «Orlen» delle partecipazioni YUKOS allo stabilimento di Mazhekaj, che subito è stato dichiarato un grave guasto e la sospensione del trasporto del petrolio a tempo indeterminato proprio attraverso l’oleodotto russo che arrivava in Lituania. Inoltre, la condanna di Piciughin e questi due processi sono segnali per Leonid Nevzlin e per Viktor Gerascenko, l’ex Presidente del Consiglio d’amministrazione della YUKOS e l’ex direttore della Banca Centrale della FR, che suggeriscono loro di stare cheti cheti (per la loro stessa incolumità), senza irritare il Cremlino con dichiarazioni o atti clamorosi, tipo l’appello alla sentenza di riconoscimento della bancarotta della compagnia.
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