Numero 5(104)
Attentato al mercato Cerchizovskij
Il Prezzo dell’Odio
Aumentano in Russia l’ intolleranza etnica e il razzismo
La mattina del 21 agosto, al mercato Cerkizovskij di Mosca è rimbombata un’esplosione, in seguito alla quale sono morte 10 persone e sono rimaste ferite oltre 50. I terroristi responsabili dell’attentato sono stati presi -quasi subito- e picchiati selvaggiamente dai commercianti del mercato, poi consegnati alla polizia: erano tre studenti universitari di Mosca, pieni di odio nei confronti degli “asiatici”. Due di essi hanno messo in azione l’ordigno e il terzo doveva provvedere alla ritirata, ma all’ultimo momento si è spaventato ed è scappato, abbandonando i complici. Ufficialmente non facevano parte di nessun gruppo nazista noto. Sono un tipico esempio di “teste rasate della rete”, che attingono odio verso gli “allogeni” da internet. Proprio su internet, a proposito, hanno trovato anche la ricetta della sostanza esplosiva.
La colpa degli imputati, oltre che a seguito delle loro stesse deposizioni (le quali probabilmente sono state ottenute a viva forza, perché le informazioni relative alla “collaborazione attiva” dei terroristi con gli inquirenti sono giunte proprio qualche ora dopo l’arresto), è stata confermata anche dal ritrovamento di componenti dell’ordigno (in complesso, secondo i dati dei mass media, si trattava di qualche chilo di esplosivo) identici a quelli dell’ordigno fatto esplodere al mercato. A parte l’esplosivo, i giudici istruttori hanno trovato nelle case degli arrestati libri e attributi nazisti, un manganello, un rompitesta, maschere-colbacco.
L’attentato terroristico deriva logicamente dall’intensificazione dell’attività xenofoba degli ultrnazionalisti in Russia. Tale intensificazione è dovuta ad anni di trascuramento del problema e ad una buona dose di accondiscendenza. I rappresentanti degli organi tutori della legge, sottovalutando la portata di possibili conseguenze che questo fenomeno avrebbe potuto comportare, hanno spesso cercato di ascrivere le manifestazioni del nazionalismo a forme di “teppismo” e hanno continuamente impedito ai difensori dei diritti umani di intentare cause penali a carico di persone impegnate nell’istigazione diretta a reati che avevano per movente l’odio etnico. L’incitamento all’aggressione contro le persone che hanno un diverso colore di pelle o una diversa forma degli occhi, o che professano una fede diversa è tale che i reati provocati dall’odio etnico sono diventati quasi ostentati: vengono compiuti nei luoghi pubblici, davanti a decine e qualche volta centinaia di persone. Sulle menti giovani e meno giovani piomba un flusso di propaganda xenofoba dalle pagine di giornali pubblicati da organizzazioni nazionalistiche, da libri pubblicati da case editrici in apparenza assai rispettabili, da centinaia (se non da migliaia) di siti internet. In passato si predicava, fra l’altro, la necessità di compiere attentati terroristici contro gli “allogeni” che avrebbero occupato la Russia.
E non ci si è limitati alle parole: nel 2002, nel Paese sono esplosi alcuni manifesti antisemitici minati, mentre nel 2005 è stato fatto esplodere il treno Groznyj-Mosca. Anche i membri del gruppo di Borovikov e Voevodin, arrestati in aprile e in maggio scorso a San Pietroburgo per aver compiuto una serie di omicidi ed aggressioni, avevano intenzione di usare gli esplosivi durante le loro “operazioni”. E pochissimo tempo fa è scoppiata una bomba sotto a un oratorio musulmano a Yakhroma, nella Regione di Mosca.
Praticamente subito dopo l’esplosione e l’arresto dei sospetti, e addirittura dopo le dichiarazioni ufficiali relative alla loro confessione, i nazionalisti radicali del partito nazional-sovrano della Russia –la cui ricostituzione è proibita dal Ministero della Giustizia-, hanno osato dire con arroganza che l’attentato terroristico era opera di “gruppi criminali organizzati etnici” e sarebbe stato usato dalle autorità “contro i giovani patriottici russi”. Un’altra organizzazione nazionalistica, il Movimento contro l’immigrazione illegale, ha cercato di spacciare le vicende in questione per “una nuova spirale della campagna diffamatoria “antifascista””, mentre il suo leader A. Potkin ha affermato demagogicamente che la colpa dell’esplosione era stata dei funzionari, i quali avevano preso decisioni “sbagliate”, non mancando di definire gli immigrati “parassiti” ed “esseri insolenti”.
Alcuni nazionalisti peraltro, soprattutto filo-Hitleriani hanno accolto la notizia delle esplosioni con entusiasmo. I sostenitori di Dmitrij Diomuškin, il leader del gruppo “Unione slava” che professa il “nazionalsocialismo mistico”, hanno sostenuto nel loro sito internet che l’attentato terroristico fosse dovuto all’atteggiamento del governo, che “caccia i russi in clandestinità”. Essi si sono affrettati anche a magnificare i terroristi come “uomini d’azione, e d’azione estremamente concreta”, dichiarando che l’attentato “farà vedere che noi non siamo “terroni” ottusi”, e augurandosi di poter vedere i terroristi kamikaze che spianeranno per loro la strada verso il potere. Diomuškin ha cercato pure di ricattare il governo, dichiarando che qualora lui e i suoi compagni finissero dentro (probabilmente per istigazione a delinquere), ciò “darà a tutti noi delle Forze e ci libererà da qualsiasi impegno”.
Sul sito di un’altra organizzazione del genere, la Società nazionalsocialista, è apparso un articolo di un certo D. Nikodimov che interpretava l’attentato terroristico come segnale del fatto che “il movimento nazionalsocialista cresce continuamente, ed aumenta di livello in tutti gli ambiti della propria attività”. L’autore è rimasto particolarmente contento (lo dice lui stesso) della morte dei “cuccioli” degli “ospiti della capitale” seguita al “provvedimento igienico”. I terroristi sono definiti “eroi del nazionalsocialismo”.
La situazione comunque può essere ancora corretta, e l’operato della Procura di Mosca, che questa volta non ha cercato di camuffare il reato degli ultranazionalisti con frasi sul “teppismo” o su “un regolamento di conti fra i clan etnici” lascia spazio ad un prudente ottimismo. Se peraltro tutto si limita solo alla condanna dei tre terroristi, i “patrioti” rimpingueranno i loro “elenchi dei martiri” con nuovi cognomi, mentre la società dovrà, riscuotendosi, aspettare altri giovani con le teste rasate che decidano di costruire il proprio “nuovo mondo meraviglioso” usando coltelli, rompiteste, esplosivi, ecc. Un cambiamento radicale della situazione può avvenire solo in seguito ad una campagna dura contro i propagandisti ed “ideologi” degli omicidi suscitati dall’odio etnico, combinata con programmi per lo sviluppo della tolleranza per gli studenti, migliaia dei quali oggi aderiscono al movimento degli skinhead e simili organizzazioni, spesso in realtà finendovi dentro per banalissima noia e per l’incapacità di contrastare l’assalto dei “propagandisti” che promettono risoluzioni lampo a tutti i problemi del Paese.
|