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Numero 5(104)
Scoperto contrabbando di mobili per 62 milioni di rubli
Funzionari statali accusati di frode
La procura indaga in diverse agenzie statali


    Il 13 settembre la Procura generale della FR ha riferito delle dimissioni di 19 funzionari altolocati, ex dirigenti della dogana, della Procura, del Servizio federale di sicurezza (FSB), dell’amministrazione del Presidente e dell’apparato del Governo a seguito delle indagini relative al contrabbando di mobili presso i centri commerciali “Tri kita”.
    Marina Gridneva, la portavoce della Procura generale della FR ha fatto sapere, fra l’altro, che fra i “silurati” ci sono alcuni dirigenti dell’apparato centrale del FSB e della Direzione del FSB per Mosca e per la Regione di Mosca. Sono stati licenziati anche il capo di uno dei dipartimenti della Procura generale e il vice procuratore della Regione di Mosca. Hanno perso i loro posti di lavoro cinque funzionari importanti del Servizio federale delle dogane. A detta di Marina Gridneva, i materiali raccolti nel corso dell’istruttoria e sulla base dei quali è stata intentata la causa penale permettono di affermare che tutti i pubblici ufficiali licenziati coprivano l’attività illegale di un gruppo di investitori che hanno importato in contrabbando circa 400 tonnellate di mobili per l’ammontare di 62 milioni di rubli, evitando di pagare 18 milioni di rubli di dazi doganali. C’è da notare che i licenziamenti sono partiti dal momento in cui alla Lubjanka (la sede del FSB) si è assentato Nikolaj Patruscev, il direttore del FSB, che è in ferie.
    Il caso del “Tri kita” era iniziato già nel 2000. La dogana e il comitato per le indagini presso il Ministero degli Interni hanno appurato che i proprietari dei grossi centri commerciali di mobili importavano in Russia una parte delle merci in modo illegale, dichiarandone dei prezzi e delle quantità inferiori. Protagonista dello schema del contrabbando era la società interposta “Liga-Mars”, creata da Serghej Zuev, titolare dei centri commerciali. Questa società riceveva tutti i mobili, dopo di che li immetteva sul mercato - per i negozi “Grand” e “Tri kita” - a prezzi ridicoli. La causa inerente al contrabbando dei mobili era stata intentata il 7 settembre 2000 dalla Direzione generale degli interni della Regione di Mosca a seguito dei controlli svolti dal Comitato statale delle dogane. Nell’ottobre dello stesso anno la causa era stata trasmessa, per le indagini, al comitato d’inchiesta presso il Ministero degli interni della Federazione Russa, e a novembre il caso era stato richiesto dalla Procura generale. Nel maggio del 2001, la causa era stata interrotta, ma nel marzo del 2002 le indagini si sono riaperte. E questa volta peraltro sotto accusa sono finiti proprio i doganieri che avvevano riscontrato gli illeciti Pavel Zaitsev, il giudice istruttore che aveva dato il via al “caso dei mobili”. A quanto è emerso dall’inchiesta, i funzionari del Comitato statale delle dogane, senza “validi motivi” avrebbero chiesto ai commercianti di estinguere un debito “inesistente” relativo ai dazi doganali a carico della società “Liga-Mars”, che come già detto sopra forniva i mobili ai negozi “Tri kita” e “Grand”. Nel giugno del 2003, il tribunale ha giudicato le accuse a carico dei doganieri infondate e li ha assolti. Nel novembre del 2003, il Tribunale della cittò di Mosca ha condannato il giudice istruttore Pavel Zaitsev a due anni di reclusione con condizionale, con tempo di prova di un anno, essendo stato riconosciuto colpevole di abuso d’ufficio. La sentenza del tribunale sosteneva che Zaitsev avrebbe operato, in modo illegale, 10 perquisizioni nelle case delle persone sospette e dei loro parenti.
    Nel giugno del 2006, dopo le dimissioni del procuratore generale Ustinov e di alcuni suoi vice, il tribunale ha sanzionato l’arresto di cinque uomini sospettati di implicazione nell’affare “Tri Kita”-“Grand”. Tra gli arrestati c’era Serghej Zuev, che nel 2000 era di fatto il dirigente delle due aziende. Sempre nel giugno scorso è stato dichirato ufficialmente che i coinvolti nella truffa dei mobili avevano “dei contatti importanti presso gli organi tutori della legge, che ostacolavano le indagini”.

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