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Numero 6(105)
In piazza tutti, ma proprio tutti: taxisti, avvocati, panettieri, farmacisti, commercianti, artigiani… e politici, di destra e di sinistra, tutti contro la Legge Finanziaria del Governo Prodi
FINANZIARIA (IN)POPOLARE
SINISTRA IN PIAZZA CONTRO SINISTRA AL GOVERNO


    Sembra incredibile, ma in Italia è legittimo chiedersi se il Governo conosca la sua Finanziaria. Il documento uscito da Palazzo Chigi non piace a nessuno, nemmeno ai Ministri. E a dirlo sono… loro! dal Ministro per la ricerca Fabio Mussi, diessino di sinistra, che ha minacciato le proprie dimissioni per i tagli al settore di sua competenza al bel più influente Massimo D’Alema, Presidente dei DS, Vicepresidente del Consiglio e Ministro degli Esteri che ha detto che i tagli imposti alla Farnesina non vanno proprio bene. E tutto questo a fronte del fatto che il faraonico documento finanziario, un librone letteralmente di… “spessore” non è fatto di tagli, o perlomeno in minima parte, e non parla di cifre piccole, anzi! Sarà verosimilmente la Finanziaria più pesante della storia, perfino più pesante di quella storica del Governo Amato, oggi Ministro degli Interni. La cifra, secondo i riconteggi dei tecnici della Camera dei Deputati è infatti di 40 miliardi di euro, e non di meno di 35 come aveva sbandierato l’esecutivo Prodi. Tecnicismi, hanno risposto dal Palazzo: soldi, hanno risposto i contribuenti, e sono cominciati a scendere in piazza, tutti.
    Prodi e i suoi sono riusciti a scontentare tutti, ma proprio tutti. A fare le pulci alla Finanziaria si è messa la Corte dei Conti, e ha detto che i tagli strutturali alla spesa pubblica ammontano a circa il 20% del totale, il resto sono nuove tasse, poi, nel suo pizzico ci si è messo l’azzeccagarbugli italiano: Giuseppe Bortolussi, segretario della CGIA di Mestre che da anni, con il suo Centro Studi fa impazzire i Ministri economici che si succeono nello stivale: anche per lui è un disastro inutilmente vessatorio verso le categorie delle piccole imprese. Poi soono arrivati gli strali della Confindustria Capitanata da Luca Cordero di Montezemolo, troppe tasse, pochi fondi per lo sviluppo, e questo nonostante al tavolo di Palazzo Chigi proprio tra Governo, Confindustria e sindacati si fosse trovato l’accordo sulla dolorosa riforma del TFR, il trattamento di fine rapporto dei lavoratori. Un tavolo che non è piaciuto a CONFAPI, la federazione delle piccole imprese che ha alzato la voce per essere stata esclusa dal tavolo della concertazione, e ha cominciato a scendere in piazza.
    In piazza, per la verità, avevano cominciato per primi, in piazza e per strada, a scenderci i taxisti ai tempi del Decreto Bersani sulle liberalizzazioni. Avevano paralizzato Roma e Milano, il Ministero dello Sviluppo economico era sceso a patti, e la protesta era rientrata, ma, pare, il prossimo blocco del traffico urbano, per come si sono poi messe le cose, sarebbe in vista.
    E in piazza ai tempi dei taxisti, “puniti” si diceva per essere categoria notoriamente di destra, erano scesi, sempre contro le liberalizzazioni a macchia di leopardo di Pierluigi Bersani, anche i panettieri, i farmacisti di Federfarma per l’apertura ai farmaci da banco anche nei supermercati, e… udite udite, anche gli avvocati! Che in piazza, in italiam con slogan, cartelli e megafoni non si erano mai visti. E in piazza, in quei giorni, erano scesi anche alcuni leaders di AN, prima l’ex Ministro delle Politiche Agricole Gianni Alemanno, a sostegno dei “tassinari” romani, poi lo stesso presidente del partito Gianfranco Fini.
    Poi in piazza, a Treviso, capoluogo di quell’Italia che produce, che lavora e che anche se ha sul suo territorio grandi gruppi come Benetton vive soprattutto di microimprese, è scesa in Piazza (dei Signori, ndr) la Confartigianato.
    Poi in Piazza, ma a Mestre, terraferma di venezia, è scesa di nuovo in piazza la Confartigianato, questa volta per una manifestazione veneta, insieme alle altre sigle di settore e alla Confesercenti. Nella lotta all’evasione fiscale è previsto che la mancata emissione di uno scontrino fiscale costi una chiusura temporanea, tre infrazioni nell’arco di cinque anni alla chiusura. Come dire che un grande bar, che può anche impiegare una quindicina o una ventina di dipendenti, cassa compresa, non fattura in un lustro tre caffè per un valore commerciale di 2,40 euro manda a casa tutti i suoi dipendenti. Onestamente demenziale. E chi c’era sul palco, a mestre, con il megafono? Massimo Cacciari, controverso Sindaco di Venezia, uno dei leaders storici della Margherita che a prodi non le ha mandate a dire: “se Romano non vuole perdere il Nord per sempre è meglio che mi chiami” è stato il verbo cacciariano. Si mormora che nelle segrete stanze di Palazzo Chigi la risposta sia stata assolutamente irripetibile, ma onestamente si mormora, soltanto.
    Finisce qui la piazza? Ma nemmeno per sogno. Veneto protagonista assoluto; con treviso, con Mestre, e tra Treviso e Mestre con Vicenza. Nel capoluogo berico, nella piazza che lo ha reso patrimonio mondiale dell’UNESCO, davanti alla spettacolare Basilica del Palladio è scesa in Piazza la CdL. Era partita come una manifestazione dei Gruppi Cosiliari della Regione Veneto capitanati dai forzisti di Remo Sernagiotto. Poi, un po’ alla volta, la cosa è cresciuta e sul palco con il Presidente del veneto Giancarlo Galan sono saliti Silvio Berlusconi, Gianfranco Fini e Umberto Bossi. Assente, non per caso ma per scelta, l’UDC Pierferdinando Casini, “e me ne dispiace -ci ha detto il Presidente di AN FINI- Casini ha perso un’ottima occasione per stare vicino alla gente. La CdL deve stare unita, è ora di fare cadere il Governo Prodi”.
    Presente invece, nonostante la fatica della malattia che gli ha devastato il corpo ma non lo spirito il leader storico del carroccio, Umberto Bossi: “la gente non ne può più, mi ferma per strada e mi chiede di mandare a casa questo Governo, e dopo Vicenza la Brianza, le valli del bergamasco, Lecco, Como, sono tutti pronti a scendere in piazza, è la gente che lo vuole, è la gente che ce lo chiede.” Non c’era Casini ma c’era l’ex Ministro dei rapporti con il Parlamento Carlo Giovanardi, così come c’era il Vicepresidente di Forza Italia Giulio Tremonti, il Coordinatore delle Segreterie della lega Nord Roberto Calderoli, il Portavoce di AN Andrea Ronchi, quella di FI Elisabetta Gardini, e uomini forti degli assetti economici e produttivi del Governo Berlusconi come l’aennino Adolfo Urso piuttosto che il Forzista Maurizio Sacconi o il leghista Stefano Stefani.
    E mentre si riempivano le piazze venete se ne riempiva una romana, e le bandiere non erano quelle della CdL, ma quelle rosse dei pensionati di CgiL CISL e UIL! Anche loro contro la finanziaria.
    E prima di un’altra piazza romana si è riempito… un palazzo veneziano! Dentro Ceaare Damiano, e Tiziano Treu, dentro i disobbedienti. Damiano è il Ministro del Lavoro, e il Veneto lo conosce bene per esservi stato Segretario regionale della CgiL, mentre Treu, Ministro del Lavoro nella precedente legislatura vinta dal centrosinistra e oggi Presidente della Commissione Lavoro a venezia ci vive. Si conoscono bene con quello che Fausto Bertinotti, oggi Presidente della camera dei Deputati ed allora Segretario Nazionale di PRC, defini come un figlio: Luca Casarini. Il disobbediente padovano, leader delle tute bianche, dei centri sociali, ha fatto irruzione con i suoi nelle sale del convegno costringendo Damiano e Treu a riparare nella sede municipale di Cà Farsetti mentre Massimo Cacciari cercava di sedare gli animi in una bagarre davvero incredibile. Cacciari, Massimo! attenzione! Perché fra i contusi nel parapiglia generale c’è anche Cacciari, Tommaso. Omonimia casuale? No, zio e nipote, Tommaso è figlio di Paolo, fratello di Massimo, Deputato di PRC che sul rifinanziamento della missione italiana in Afganisthan aveva rimesso il suo mandato parlamentare nele mani del Segretario del partito Franco Giordano.
    Come piazza può bastare? E perché mai? eccone un’altra ancora romana capace di riunificare proprio PRC e Giordano con PdCI e Oliviero Diliberto con aggiunta dei Verdi di Alfonso Pecoraro Scanio. In piazza contro il precariato, sinistra radicale di piazza e di Governo, una decina di Sottosegretari a protestare in corteo, un paio di Ministri a farsi contestare nell’esecutivi, in tasca gli uni e gli altri con la stessa tessera. E se protesta la sinistra radicale protestano anche i…Radicali, prima con Daniele Capezzone, che da Segretario del Partito e Presidente della Commissione Attività produttive ha detto “questa finanziaria se, per assurdo, rimanesse così com’è, ma non accadrà, non la voterei mai… vediamo di cambiarla”, al Ministro Emma Bonino che nel Congresso che ha posto fine alla stessa Segreteria Capezzon ha raccontato come i soldi nei Ministeri siano talmente pochi che i suoi collaboratori siano senza contratto e senta stipendio dal marzo scorso, e che lei, con l’aiuto di…sua sorella! Si mette le mani in tasca e versa loro degli anticipi!
    Nella geografia delle piazze e delle proteste è certo che, qualcuna, è sfuggita e qualche altra si aggiungerà, a com inciare dalla grande manifestazione, questa volta romana, indetta dalla CdL dopo il successo vicentino. Cdl, o meglio ancora una volta FI, AN e UDC perché casini non cambia linea: Finanziaria da modificare e migliorare in aula, non in piazza.
    Intanto sulla Finanziaria sono piovuti gli emendamenti: Quasi trecento, udite udite, dagli stessi membri del Governo! Quasi tremila dalle fila della maggioranza! Il doppio, il triplo dall’opposizione. Prodi ha detto: “della Finanziaria si cambino pure i muri, ma non i piloni portanti”, ma intanto l’autorevole “Financial Times” ha bocciato il Ministro Tommaso Padoa Schioppa come peggior Ministro economico d’Europa! Un esempio? Si voleva rastrellare soldi con una supertassa a carico della auto da ricconi. Nel mirino i SUV, da ricchi e inquinanti, i SUV, i gipponi, ma non le Porsche o le Ferrari! Poi sì, poi no, e le versioni sono cambiate di proposta e controproposta una mezza dozzina di volte. La nuova tassa colpirà solo l’8% delle vetture dicono dal Ministero, no, rispondono in coro su tutti i quotidiani, di destra e di sinistra, quelli che hanno fatto i conti, colpirà 29 milioni di auto, quasi l’(%% di quelle circolanti nel paese!
    E siamo solo all’inizio!
    Troppi punti esclamativi? Diffiocile metterne tanti in un solo articolo, ma provate a toglierne qualcuno, se ci riuscite…
    40 miliardi di euro, se l’80% sono, fossero nuove tasse come si è detto…. Se gli Italiani sono meno di 60 milioni, tolti i bambini e le fasce esenti per il livello minimo di reddito… quanto fa a testa? Qualcuno ha detto 1.100 euro… sarà che bastano…

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