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Numero 6(105)
Anche il Giappone vuole armi nucleari
Chim Cien Ir gioca con la bomba


    Il 9 ottobre è comparsa una nuova potenza nucleare. La Repubblica democratica popolare della Corea, diretta dal regime totalitario di Kim Yong-Il, il “caro leader”, ha dichiarato di aver effettuato una prova nucleare. A partire da quel momento, gli Stati al mondo ad avere armi atomiche sono diventati nove: USA, Russia, Cina, Gran Bretagna, Francia, Pakistan ed Israele (il quale non conferma, ma neanche nega di averne).
    Si è trattato proprio di un’esplosione nucleare. Una flebile speranza di avere a he fare con una delle solite mistificazioni del regime nordcoreano – che potrebbe aver fatto saltare una grande quantità di semplice esplosivo - si è dissipata quando le analisi dei campioni di aria reperiti vicino alla zona della deflagrazione hanno confermato la presenza di particelle radioattive.
    L’iniziativa del regime nordcoreano è stata condannata all’unanimità da tutte le grandi potenze, comprese Russia e Cina, le quali fino a poco tempo fa erano i due avvocati difensori di Pyongyang. D’altra parte, la notizia relativa ad armi nucleari a disposizione di Kim Yong-Il ha provocato il panico in Giappone e nella Corea del Sud, in quanto i due paesi diventano i più probabili obiettivi delle testate coreane in caso di qualche conflitto.
    Tutti, quindi, sono d’accordo sulla necessità di non lasciare impunita tale violazione degli accordi internazionali e dell’equilibrio politico-militare mondiale da parte della Corea del Nord, ma alla domanda sulle modalità della “penitenza” nessuno per ora ha saputo trovare risposta. Nessuno dei membri permanenti del Consiglio di sicurezza ha dubbi sul fatto di dover agire: infatti, l’impunità di Pyongyang potrebbe provocare una vera e propria corsa agli armamenti nucleari nei così detti “paesi della soglia”, he oggi sono circa 20. D’altra parte, i rappresentanti della Corea del Nord hanno già fatto in tempo ad annunciare he l’imposizione di sanzioni globali sarà vista da Pyongyang come dichiarazione di guerra, con tutte le conseguenze he ne derivano. La via delle sanzioni selettive, approvate dal Consiglio di Sicurezza, non danneggerà invece in nessun modo il regime di Kim Yong-Il. La Cina è contraria ad un’eventuale azione militare da parte degli USA: alla Cina piace poco la comparsa di un’altra piazza d’armi degli USA nelle vicinanze di Pechino, come anche all’inevitabile arrivo di milioni di profughi he finiranno, in seguito a un qualsiasi conflitto militare, nella Cina Nord-orientale, in cui la situazione sociale già oggi è molto meno che ideale. Ma gli USA in realtà non hanno disponibilità di truppe per svolgere un’operazione a pieno titolo contro la Corea del Nord.
    Quindi, la soluzione più probabile sembra essere quella dell’introduzione di sanzioni parziali e del proseguimento di certi negoziati non ufficiali in seguito ai quali Kim Yong-Il potrebbe ottenere quello he vuole avere dagli USA: la garanzia di incolumità per il suo regime insieme ad aiuti economici.
    È probabile anche un inasprimento della politica degli USA nei confronti dell’Iran - il quale, a proposito, ha approvato l’operato della Corea del Nord -, dato che gli americani si sono resi definitivamente conto della capacità dei paesi del “terzo mondo” di creare la propria bomba. Intanto le dichiarazioni del presidente iraniano Ahmadinejad secondo le quali l’Iran avrebbe intenzione di continuare il suo programma nucleare, come anche i suoi tentativi di temporeggiare tramite delle nuove trattative, fanno sospettare he gli iraniani siano vicini a presentare al mondo una sorpresa uguale a quella fatta dai dipendenti del “caro leader”. Il presidente degli USA Gorge Bush ha firmato una legge sul “supporto alla libertà in Iran” he prevede l’introduzione di sanzioni nei confronti degli Stati esteri he continueranno a cooperare con l’Iran e a vendergli le armi moderne. È possibile he in futuro possano seguire anche delle misure più decise.
    Quanto alla Russia, sia nel caso della Corea del Nord, sia in quello dell’Iran, la diplomazia russa si è trovata ad essere in coda. È venuto fuori he la Russia non aveva nessuna leva di pressione su nessuno di questi due regimi. Dopo tale triste constatazione, la Russia peraltro potrebbe cambiare la sua posizione nei confronti dei così detti paesi “dell’asse del male”, e avvicinarsi di più agli Stati Uniti in tal senso. Certi indizi fanno presagire anzi he mutamenti del genere siano già in atto. Il Ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha già dichiarato he Teheran è tenuta sospendere l’arricchimento dell’uranio per tutto il periodo delle trattative, e qualora tale condizione non sia rispettata, contro il regime iraniano potrebbero essere adottati “provvedimenti straordinari”.
    Un altro problema sorto in seguito al test nucleare attuato dalla Corea del Nord è quello della sostanziale imperfezione della base legale internazionale he regolamenta la proliferazione delle tecnologie nucleari; infatti non viene prevista l’applicazione di nessuna vera e concreta misura nei confronti degli Stati interessati all’arma atomica. In un futuro molto prossimo potrebbero quindi venire intrapresi tentativi di ristrutturare questa particolare sezione del diritto internazionale.

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