Numero 6(105)
Il miracolo Euroeconomico
Secondo i dati riassuntivi dell’Eurostat, i tassi di crescita del PIL nell’area della valuta europea sarebbero cresciuti, nel trimestre passato, del 2,7% rispetto al periodo corrispondente dell’anno precedente. Il volume del PIL sarebbe aumentato, rispetto al primo trimestre, dello 0,9%. In tal modo, i tassi di crescita economica della zona dell’euro, nel secondo trimestre, sarebbero superiori ai tassi reali di crescita dell’economia statunitense (2,6%) nel periodo verificato. Va rilevato che si tratta di un fenomeno rarissimo per un’economia da 10 trilioni. Gli esperti sono sconcertati da questo fatto.
Tuttavia, la Commissione Europea ha ridotto notevolmente le previsioni relative ai tassi di crescita economica per il quarto trimestre dell’anno, nonché per i primi tre mesi del 2007. Secondo tali previsioni, i tassi di crescita nel terzo trimestre si sarebbero ridotti dallo 0,5%-0,9% fino allo 0,4%-0,8%, il che corrisponde alle previsioni pubblicate dalla Commissione Europea il 14 agosto scorso. Nel quarto trimestre, i tassi di crescita economica della zona dovrebbero rimanere in un range fra lo 0,2% e lo 0,7% (invece che dal previo 0,4% allo 0,9%), e nei primi tre mesi del 2007 i tassi di crescita del PIL potrebbero calare fino allo 0%-0,5%.
È strano, ma la pubblicazione del rapporto dell’Eurostat e della relazione della Commissione Europea ha comportato un aumento poco significante del corso di obbligazioni nominate in euro, nonché la riduzione del loro rendimento. Ciò è motivato dal fatto che la riduzione delle previsioni relative ai tassi di crescita economica dell’area ha un effetto negativo sulle aspettative del mercato inerenti all’aumento delle aliquote della Banca centrale europea.
A parte questo, i partecipanti al mercato avrebbero potuto usare i dati dell’Eurostat per fissare gli utili prima che negli USA venissero pubblicati i protocolli riassuntivi dell’ultima riunione del Comitato per le operazioni nel mercato aperto, riunione in cui era stata presa la decisione di mantenere il tasso d’interesse più importante del FRS alla quota di 5,25%. È assai interessante l’andamento della discussione e gli argomenti avanzati a favore dell’invariabilità dei tassi d’interesse, perché essi potrebbero far luce sulle mosse successive delle autorità monetarie degli USA nel campo della politica creditizia e monetaria.
C’è da rilevare che la riduzione del rendimento di obbligazioni non ha toccato solo i titoli europei ma anche i certificati del tesoro statunitensi. Così, il rendimento delle obbligazioni decennali tedesche era calato fino al 3,80% dal 3,81% il giorno prima, mentre il rendimento delle Traesury notes statunitensi si è ridotto fino al 4,73% dal 4,75%. Anche il mercato delle obbligazioni russe ha risentito di questo trend: la curva di rendimento di obbligazioni a cedola zero della Borsa interbancaria cambio valute di Mosca si è ridotto per alcuni titoli, ma è aumentato per altri. Ciononostante, è lecito ritenere che la riduzione complessiva della curva sia diretta al ribasso di 1 o 2 punti base a seconda del periodo di tempo.
Intanto, l’evento principale nel mercato delle obbligazioni in rubli potrebbe essere quello della mancanza di eventi visibili. Ma ciò significa una sola cosa: i trend potenti che provocano i movimenti del mercato in questo momento sono stabili. Ci vorrà un certo tempo perché questi trend si attualizzino, ma i trend a lungo termine si caratterizzano, nelle loro manifestazioni, non solo in base all’effetto che fanno sul mercato, ma anche con la trasformazione del suo volto che essi operano.
C’è comunque chi è più ottimista, e che ritiene per esempio che la pressione più potente sul mercato delle obbligazioni in rubli sia esercitata dalla presenza della Banca Centrale nel mercato monetario, e, quindi, dal cambiamento delle aspettative relative al possibile rafforzamento del rublo. Un altro fattore importante è stato quello del notevole volume di piazzamenti durato alcune settimane (più di 30 miliardi di rubli alla settimana). Le vendite hanno toccato prevalentemente i titoli del primo livello. Di conseguenza, secondo i più eminenti esperti russi sarebbe evidente un movimento variamente diretto dei titoli di vari livelli. Ma il carattere dei piazzamenti iniziali dimostra l’aspettativa da parte degli investitori che in un mese o due i rendimenti subiscano una graduale riduzione. La domanda di nuove emissioni rimane alta, mentre i risultati dei piazzamenti sono migliori delle previsioni preliminari degli organizzatori.
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