Numero 7(52)
“La guerra dei polli” è finita
Sembra che la “guerra dell’acciaio e dei polli”, durata quasi un mese, si stia concludendo.
I rappresentanti della Russia e degli USA hanno firmato un accordo che apre il semaforo per l’accesso al mercato russo dei polli prodotti negli USA (le così dette “zampette di Bush”), a partire dal 10 aprile.
La loro importazione in Russia è stata vietata il 10 marzo: come dicevano allora le autorità, per i motivi sanitari. Mosca accusava gli avicoltori statunitensi di formalizzare in modo sbagliato i documenti veterinari. Si affermava, inoltre, che gli imprenditori agricoli americani aggiungessero troppo spesso nei concimi per i polli gli antibiotici e gli ormoni della crescita, mentre nelle partite già arrivate dei polli fosse stata trovata la salmonella. In realtà, ciò era stato fatto per rispondere alle sanzioni americane contro l’acciaio russo. “Il prezzo della questione” è molto. Il volume del commercio ammonta, secondo le stime, a 600-800 milioni di dollari l’anno, e proprio in Russia è spedito il 40% di tutte le “zampette” prodotte negli USA. Le autorità russe hanno subìto pertanto una pressione senza precedenti. L’ambasciatore degli USA in Russia, Alexander Wershbow, ha dichiarato addirittura che la controversia sui polli avesse “arrecato un danno evidente ai rapporti economici tra la Russia e gli USA”, e che essa potesse avere un effetto negativo sull’andamento delle trattative sull’adesione della Russia alla WTO. E’ possibile, poi, che proprio la guerra dei polli abbia spinto il Congresso statunitense di dare il via alla diffusione delle trasmissioni della radio “Libertà” in lingua cecena.
Tuttavia, i russi hanno conseguito qualche successo. Alcuni imprenditori agricoli americani, nei prodotti dei quali è stata trovata la salmonella, sono stati esclusi dall’elenco dei fornitori. Inoltre, la Russia ha ottenuto l’introduzione dei nuovi certificati di qualità dei prodotti. Non è possibile, quindi, ritenere assoluta la vittoria degli americani, anche perché Aleksei Gordeev, il Ministro dell’agricoltura e il vice premier ha dichiarato il 1 aprile che a partire da maggio saranno introdotte le quote dure per l’importazione della carne di pollo di produzione straniera. Dal punto di vista formale, questo provvedimento non è mirato contro gli avicoltori americani, ma proprio essi sono principali fornitori esteri della carne del pollame. In questo modo, le autorità danno la possibilità di ripresa alla pollicoltura nazionale e si tolgono di dosso le accuse di aver vendicato agli USA per i dazi sull’acciaio.
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