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Numero 8(53)
Mercato Finanziario

        Il mercato valutario
    Il mercato valutario in aprile è rimasto soprendentemente immobile. Il cambio del rublo oscillava intorno alla quota 31,15 rubli per un dollaro. Ciò sembra essere dovuto ai mutamenti fondamentali nell’economia.
    In primo luogo, negli ultimi mesi è cresciuto notevolmente in particolare i prezzi del petrolio. Mentre in gennaio-febbraio i prezzi medi della miscela Brent costituivano 21,5 dollari per un barile, in marzo-aprile essi sono aumentati fino a 24 dollari per un barile. Ciò significa che sta gradualmente aumentando l’afflusso dei proventi d’esportazione.
    In secondo luogo, si è fatta evidente la riduzione della domanda speculativa, avveratasi negli ultimi mesi per il rincaro delle risorse in rubli. E’ probabile che proprio la mancanza della liquidità spiega la reazione fiacca del mercato valutario al cambio del direttore della Banca Centrale (BC) e alla nomina della nuova équipe.
    Nei prossimi due o tre mesi la condizione del mercato non cambierà se la BC non si metterà ad incrementare le riserve a ritmi più rapidi, il corso del rublo può cadere a ritmi lentissimi, di 5-10 copechi al mese. La domanda bassa della valuta da parte delle banche e delle aziende, accennata dai trader valutari nel corso dell’ultimo mese, si manterrà invariata.

    Il mercato azionario
    I favoriti del mercato dei titoli in aprile, come abbiamo pronosticato, sono stati gli operatori del settore petrolchimico. C’è stata una vera e propria impennata di azioni delle società “secondarie”, come dell’Orenburgneft, della Megionneftegaz e dell’Onako. Ciò è dovuto non tanto ai prezzi crescenti del petrolio, quanto alle notizie corporative. Quelle aziende invece che non davano al mercato un pretesto per farsi notare, come la Surgutneftegaz, sono rimaste ai livelli invariati.
    E’ rimasto immobile anche il mercato di azioni della RAO EES. Secondo alcuni dati, il governo rinvia l’esame della riforma, il che può mettere in forse non solo i tempi della loro realizzazione, ma anche tutto il concetto. Mentre prima la riforma dell’energia elettrica rendeva molto indeterminato il futuro delle società regionali, ora anche la previsione dei valori finanziari della RAO EES può risultare un’occupazione inutile. Inoltre, dopo la recente dichiarazione di Aleksei Miller, capo della Gazprom, circa il possibile aumento delle tariffe del gas del 25%, la RAO EES rischia sul serio di essere stretta fra opposti trend dei prezzi: dalle spese crescenti per l’acquisto del gas e i prezzi di vendita dell’energia elettrica in stallo.
    Per quanto riguarda le previsioni di maggio, molti trader aspettano un dietrofront del mercato e il calo dei prezzi delle azioni. Ciò potrebbe essere formalmente dovuto alla visita del Presidente Bush, fissata per il 23 maggio. Questa visita probabilmente farà coincidere l’assenso del congresso statunitense di concedere alla Russia lo status di un Paese con l’economia di mercato, questa notizia è già “inserita” nei prezzi. La mancanza di altre dichiarazioni positive significherà che il mercato abbia esaurito il potenziale di crescita. I trend negativi sono sostenuti anche da una notevole riduzione dei prezzi di azioni negli USA, il che è motivato dagli scarsi risultati finanziari delle società americane nel primo trimestre.

    Il mercato di obbligazioni
    I prezzi delle euroobbligazioni russe hanno raggiunto, in aprile, il massimo storico dopo che l’agenzia di rating Moody’s aveva modificato la previsione sul rating russo, da quello stabile al positivo. Ciò rende possibile che già a maggio l’agenzia S&P possa aumentare il rating sovrano della Russia. Il motivo formale potrebbe essere fornito dall’emissione delle nuove euroobbligazioni, coperta dalla ristrutturazione del debito commerciale del periodo sovietico.
    Un’altra notizia importante per il mercato russo è stata quella dei risultati della visita di Vladimir Putin in Germania alla metà di aprile, in seguito alla quale si è riusciti a concordare una cancellazione quasi completa del debito russo alla RDT. Invece di 6 miliardi di dollari, alle quali finora insisteva la parte tedesca, la Russia pagherà solo 500 milioni di euro nel corso dei prossimi tre anni.
    La crescita delle obbligazioni russe è stata motivata anche da una notevole instabilità sui mercati finanziari dell’America Latina. L’incapacità del governo argentino di decidersi alla completa svalutazione del peso, nonché la golpe fallita in Venezuela hanno fatto sì che la maggior parte di investitori valuta questa regione come poco attraente per investimenti. Anche l’immobilità sempre in corso dell’economia statunitense induce a vendere titoli latino-americani. In questo modo, fin quando nei Paesi dell’America Latina regnerà l’incertezza, i tutoli russi avranno una chance di continuare nella loro crescita.

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