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Numero 10(55)
Fusione traVneshekonombank (VEB) e Vneshtorgbank (VTB)

    Come abbiamo pronosticato, il cambio della dirigenza della Banca Centrale non ha tardato ad incidere sullo stato di cose nel settore bancario.
    Prima traballò il seggio di Andrei Kazmin, ma lui riuscì a rimanervi e dovrebbe continuare a fare il presidente della Sberbank anche dopo l’assemblea degli azionisti, che si svolgerà il 21 giugno. Invece per il capo della VTB Juri Ponomarev il ritiro di Viktor Gherascenko significò la fine della sua presidenza.
    Negli ultimi mesi della sua permanenza alla Banca Centrale (BC) il suo ex capo, Viktor Gherascenko, promuoveva attivamente la vendita del 20% della VTB. L’esecutivo, purtroppo, aveva altre intenzioni nei confronti della banca. E’ evidente che la sua privatizzazione renderebbe assolutamente inefficiente la ristrutturazione della VEB che tuttora riunisce le funzioni di un agenzia fiscale e di una banca commerciale che lavora nello stesso segmento del mercato della VTB, impegnandosi cioè nel servizio di operazioni import - export. Dal punto di vista del governo pertanto la fusione della parte commerciale della VEB e della VTB è ovviamente una soluzione ottimale, che permette di privatizzare in futuro una banca già amalgamata.
    Nel contempo, la fusione della VTB e VEB crea subito due problemi. Il primo, burocratico, riguarda il personaggio che si metterà a capo della banca amalgamata. E’ evidente che il management della VTB aveva un vantaggio incontestabile: quello di gestire una banca da mercato, mentre la VEB funzionava in condizioni di serra. D’altra parte, per il governo, la fusione della VTB e VEB creava una buona possibilità per mettere a capo della banca un funzionario che non abbia nessuna autonomia nelle sue scelte, e per far parte di tale figura andava benissimo Andrei Kostin.
    Il secondo problema è legato al fatto che la fusione della VEB e VTB comportava l’istituzione di una banca grossissima, seconda, dopo la Sberbank, in Russia, con gli attivi ammontanti a circa 4-6 miliardi di dollari. In altre parole, come se non bastasse che le banche commerciali si trovano sotto le pressioni della Sberbank, capace di stabilire i tassi di credito estremamente bassi, grazie all’accesso che ha ai mezzi dei pensionati, si creerebbe anche la concorrenza da parte della seconda banca pubblica. Ma l’assemblea del Comitato direttivo della VTB, svoltasi il 10 giugno, ha dimostrato che l’obiettivo burocratico fosse primario per il governo. Juri Ponomarev è stato destituito dalla carica del presidente della VTB e al suo posto è stato designato Andrei Kostin. Per quanto riguarda la dirigenza della VEB, essa sarà svolta da Seghei Cernukhin, vice ministro della finanza che in seguito sarà responsabile dell’attività dell’agenzia fiscale pubblica, dopo che la parte commerciale della VEB passerà alla VTB. Per quanto riguarda Ponomarev, a sua detta, non ha intenzione di porre fine alla carriera del banchiere. Se dobbiamo dar retta a certi rumori, sorti dopo le sue dimissioni, l’ex capo della VTB potrebbe mettersi alla testa di qualche banca russa all’estero. L’unica persona a commentare in modo nettamente negativo la nomina di Andrei Kostin, è stato Viktor Gherascenko. Nel suo intervento al vertice bancario di San Pietroburgo, l’ex capo della BC ha definito la nomina di Kostin « un affare losco » e ha dato un giudizio sfavorevole sulla capacità di Kostin di dirigere la seconda banca del Paese. Sebbene questa dichiarazione abbia reso la situazione un po’ più piccante, Viktor Gherascenko non è più in grado di influenzare le scelte del governo.
    Si può ritenere altrettanto insignificante la dichiarazione della EBRD, che sostiene di non aver interesse a partecipare al capitale della VTB-VEB amalgamata. La fusione delle due banche non punta all’immediata privatizzazione, visto che il budget federale ora non prova mancanza di risorse finanziarie, e anche perché il costo degli attivi russi in questo momento è abbastanza basso. E verso quel tempo in cui la privatizzazione della banca diventerà attraente per il governo russo, l’atteggiamento della EBRD potrebbe pure cambiare. A nessuno è nascosto ormai che quest’istituto prova notevoli difficoltà, quando si tratta di investire mezzi nei progetti in Russia, in forza della strettezza del mercato russo, e quindi, la partecipazione al capitale della VTB-VEB fra un paio di anni potrebbe diventare un’occasione interessante di investire in Russia.

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