Numero 10(55)
L’inflazione non cede
Il governo continua a sperare che il ritmo di crescita dei prezzi nell’economia finalmente si rallenti, ma sono sempre solo speranze.
Nei primi cinque mesi l’inflazione ha costituito circa l’8,4% dall’inizio dell’anno, in seguito alla crescita di prezzi estremamente veloce in maggio. Secondo le stime del Comitato statale per le statistiche, l’inflazione di maggio era dell’ 1,7%, mentre la sua fonte principale, già per il secondo mese di seguito, è stato il rincaro dei prodotti alimentari. A maggio il ritmo di crescita dei prezzi per questi prodotti ha costituito il 2,2%.
I rappresentanti della Banca Centrale (BC) hanno già dichiarato che l’aumento del ritmo d’inflazione fosse dovuto probabilmente al brusco aumento della massa monetaria nell’economia. A partire da aprile, infatti, la BC ha aumentato le riserve auree valutarie di interi cinque miliardi di dollari, equivalenti a 150 miliardi di rubli, ossia al 1o percento della massa monetaria. A detta di Oleg Viughin, se in futuro l’afflusso della valuta in Russia rimarrà così alto, come adesso, e la BC sarà costretta a continuare ad incrementare le riserve, i punti di riferimento annuali dovranno essere rivisti dall’attuale 12%-14% al 15%-16%.
Nel contempo, l’aumento della massa monetaria può essere motivo non unico, anzi non principale del rincaro delle merci. Anzitutto, perché una parte notevole della massa monetaria viene sterilizzata per mezzo del proficit del budget federale. In altre parole, visto che il governo raccoglie più soldi di quanto ne spenda, una parte dell’emissione monetaria rimane bloccata sui conti del Ministero della finanza. Inoltre, la gran parte dell’emissione monetaria rimane sui conti delle aziende e non è assolutamente necessario che si trasformi negli stipendi, l’aumento dei quali può avere appunto effetti inflazionistici. E, infine, l’essenziale: non va dimenticato che l’aumento delle tariffe del gas, dell’energia elettrica e soprattutto dei trasporti incide sui prezzi delle merci alimentari e non alimentari, con un certo lag. Dopo l’aumento di tariffe, avvenuto in febbraio-marzo 2002, la crescita di prezzi dei prodotti finali a maggio appare del tutto giustificata e logica.
Per quanto riguarda i fattori dell’ulteriore aumento di prezzi, dipenderanno soprattutto dalla decisione del governo sull’aumento supplementare delle tariffe del gas e dell’energia elettrica. Secondo le fonti governative, nel secondo semestre dell’anno queste tariffe potrebbero aumentare di altri 10%-15%. Rimane, però, importantissima la questione relativa al momento di questo rialzo. Se ciò avverrà a luglio-agosto, in agosto e in settembre i ritmi di crescita dei prezzi possono essere vicini allo zero. Se invece l’aumento sarà rimandato a più tardi, in questi mesi il Comitato statale per le statistiche potrebbe costatare addirittura una deflazione.
Come abbiamo scritto prima, un’altra questione importante è quella della dinamica delle tariffe per i servizi comunali. Nei primi quattro mesi dell’anno corrente, queste tariffe sono state aumentate del 30%, mentre si prevedeva di aumentarle del 40% in tutto l’anno. In questo modo, nel secondo semestre sarebbe giusto attendere la riduzione dell’importanza di questo fattore nella crescita dei prezzi. Ma ciò non significa che nei prossimi anni i municipi non cedano alla tentazione di gonfiare i prezzi dei servizi comunali. Si sa, infatti, che quanto più pesante è la condizione dei budget locali, cioè meno tasse raccolgono, tanto maggiori saranno i loro sforzi mirati a scaricare le spese, compreso il finanziamento del settore comunale, agli utenti finali, cioè alla popolazione. Se i ritmi di crescita economica nei prossimi mesi pertanto non aumenteranno, sarà giusto attendere la riduzione ulteriore di entrate fiscali e, conseguentemente, l’aumento dei prezzi dei servizi comunali nel prossimo anno.
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