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Numero 10(55)
Gli schiavisti del Duemila

    Il segretario di Stato degli USA, Colin Powell, ha presentato a Washington una nuova relazione dell’amministrazione di Bush “Sulla tratta di uomini” o sul “trafiking” in 89 Paesi.
    Parlando durante la presentazione ufficiale della relazione, Powell ha definito la tratta di persone e la costrizione di essi al lavoro forzato “una tremenda oppressione” della persona umana, che deve essere combattuta dagli sforzi riuniti della comunità internazionale.
    A detta di Powell, da 700 mila a 4 milioni di persone sono vendute, comprate, fermate o trasportate nel mondo contro la loro volontà. I Paesi che partecipano alla tratta di persone si dividono in “mandanti”, “di transito” e “accoglienti”. Tra gli ultimi ci sono gli stessi Stati Uniti in cui annualmente vengono importate verso 50 mila persone, prevalentemente per i bisogni della prostituzione. Molti Stati si riferiscono a più di un tipo. La Romania, ad esempio, è contemporaneamente un Paese “mandante” e “di transito”, essendo sia una fonte di donne, sia una stazione di trasbordo, tramite la quale esse vengono trasportate in Bosnia, Macedonia, Serbia, Kossovo, Albania, Grecia, Italia e Turchia per essere sottomesse allo “sfruttamento sessuale”.
    Un esempio classico di un Paese “accogliente” è l’Arabia Saudita. E vittime potenziali del trafiking vi arrivano in cerca di lavoro da Sudan, Bangladesh, Filippine, India o Indonesia e si sistemano come domestiche o manovali. Come dice la relazione del Dipartimento di Stato, “nei contratti di molti operai stranieri di bassa qualifica sono apportate delle modifiche, in base alle quali essi vengono costretti a lavorare in condizioni terribili, nonché sono oppressi fisicamente”.
    Nella relazione che, dietro la sentenza del Congresso, deve essere preparata dal ministero degli esteri statunitense ogni anno, ci sono i dati relativi a 89 Paesi, divisi in tre categorie, o livelli.
    I Paesi più preoccupanti sono messi al terzo livello. Nell’anno scorso vi sono stati aggiunti 23 Stati e in quest’anno, 19. Tra essi ci sono cinque Paesi del Golfo Persico: Bahrein, Iran, Qatar, Arabia Saudita e Emirati Arabi, nonché alcune ex repubbliche sovietiche, Armenia, Belarus, Kirghizstan, Russia e Tagikistan. Nella lista nera sono finiti due vecchi membri della NATO, Grecia e Turchia.
    Secondo le stime del Dipartimento di Stato che usava prevalentemente i dati delle ambasciate americane e delle organizzazioni salvaguardanti i diritti umani, nonché materiali dei media, questi 19 Paesi non prenderebbero le misure dovute per stroncare il trasporto forzato di persone attraverso le frontiere internazionali. In conformità alla legge, approvata dal Congresso americano, a partire dall’anno prossimo, gli Stati della terza categoria subiranno sanzioni statunitensi. E’ probabile, comunque, che un’esclusione sarà fatta per la Russia, alleata degli USA nella lotta al terrore. Anche se è messa nella terza categoria, la signora Eli-Rafel, consigliere del Segretario di Stato, ha protestato, quando i giornalisti avevano osservato che la Russia “ha toccato il fondo”.
    “Non credo che sia giusto dirlo”, ha affermato Eli-Rafel. “I Paesi che, a mio avviso, hanno toccato il fondo, non ammettono neanche di avere il problema della tratta di persone. E la Russia non ne fa parte. La Russia cerca di risolverlo”. Ciononostante, la stessa relazione dice che “per quanto riguarda lo sradicamento del trafiking, il governo russo non risponde ancora ai minimi criteri e non intraprende seri sforzi in questo settore”.

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