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Numero 17(62)
WTO: le trattative continuano ma il progresso è minimo

    In ottobre è cominciato il nuovo round di trattative concernenti l’entrata della Russia nel WTO.
    Il cosiddetto “round di settembre” si terrà fino alla fine di quest’anno. A giudicare dalle interviste che sono state riportate dai media nell’ultimo mese, quasi tutti gli argomenti delle trattative sembrano ormai vicini ad arrivare a un punto morto. Ma i partecipanti russi non si danno alla disperazione: essi sperano molto nel dialogo politico tra i Paesi del WTO e la Russia, dialogo che, secondo loro, dovrebbe aiutare a trovare compromessi per risolvere i problemi relativi all’eventuale adesione della Russia alla WTO.
    Una luce di speranza si era fatta notare all’inizio stesso delle trattative, quando Pasqual Lamis, commissario per il commercio dell’UE, era arrivato in Russia. La sua visita era accompagnata da dichiarazioni da parte dei Paesi del WTO sulla disponibilità di accettare un compromesso riguardo al problema della regolamentazione delle tariffe energetiche. Va ricordato che in quel momento l’esigenza principale dell’Unione Europea riguardava appunto le tariffe interne russe, che dovevano essere equiparate a quelle esistenti nei Paesi industrializzati, il che, secondo i Paesi membri del WTO, avrebbe tolto agli esportatori russi un vantaggio ingiustificato che avevano nella competizione con i loro colleghi occidentali. Evidentemente, non si sarebbe mai trattato di rendere le tariffe interne russe del gas e dell’elettricità assolutamente uguali a quelle occidentali: per farlo, sarebbe bisognato aumentarle di 3 o 4 volte. Si voleva solo che il livello delle tariffe regolamentate per vie amministrative corrispondesse al costo di produzione dei servomezzi, mentre oggi i loro prezzi sono inferiori di 1,5-2 volte.
    La proposta di compromesso presentata dall’UE era questa: i Paesi del WTO erano disposti ad accontentarsi della promessa della Russia di aumentare le tariffe, portandole agli standard internazionali entro alcuni prossimi anni, invece di richiedere che tale aumento fosse operato subito. Purtroppo, la parte russa non ha accettato tale soluzione, citando il fatto che la regolamentazione delle tariffe interne non rientra nelle competenze del WTO.
    Per quanto riguarda gli altri argomenti, per ora non si è fatto notare neanche un accenno a progressi rilevanti. I Paesi della WTO continuano a non essere d’accordo con la protezione troppo alta dei produttori russi di automobili: la Russia insiste sui dazi d’importazione di circa 30%. La Russia tuttora rifiuta di cedere nella questione della regolamentazione della partecipazione degli investitori stranieri nei settori di telecomunicazioni, di banche e di assicurazioni. Tale posizione si giustifica maggiormente con il fatto che oggi le aziende russe sono ancora molto deboli e non potranno resistere alla concorrenza con le società straniere, qualora esse ottengano la possibilità di accedere al mercato russo.
    Un problema a parte concerne l’agricoltura. I Paesi membri del WTO insistono sulla necessità di limitare le sovvenzioni ai produttori dei prodotti agricoli a 12 miliardi di dollari l’anno, mentre la Russia sostiene che tale cifra non debba essere inferiore a 16 miliardi di dollari l’anno.
    Oltre ai problemi che nascono nelle trattative correnti, recentemente è diventato chiaro che le antiche vittorie conseguite nel negoziato per il WTO, come, ad esempio, l’ottenimento dello status di Paese con economia di mercato, dànno dei vantaggi molto vaghi alle aziende russe. Va ricordato che il conferimento dello status di economia di mercato alla Russia, prima da parte degli USA e poi da parte dell’UE, permetteva agli esportatori russi di guadagnare 4 miliardi di dollari all’anno in più, grazie alla riduzione dei dazi doganali sui prodotti russi. Ma un paio di mesi fa è venuto fuori che l’UE ha intenzione di introdurre una nuova regolamentazione antidumping, in conformità alla quale le spese di produzione delle aziende russe saranno comunque verificate per accertare la loro corrispondenza agli standard europei, e qualora sia trovato un ribasso troppo rilevante del costo della produzione, i dazi non saranno ridotti.
    Commentando le trattative per la WTO, i rappresentanti russi sostengono ora che “non vogliamo salire all’ultimo momento sul treno che se ne va”, ora che “siamo disposti ad entrare nel WTO solo alle condizioni nostre”. In altre parole, essi non hanno fretta. Tale posizione probabilmente è dovuta alla comprensione del fatto che la Russia semplicemente non avrà tempo per aderire al WTO l’anno prossimo: oltre a dover concordare la soluzione di tutte le questioni discusse, devono essere ancora svolte le trattative bilaterali con 26 Paesi sulla regolamentazione dei servizi, e con 56 Paesi sulla regolamentazione delle merci. Ma se la Russia non farà in tempo ad entrare nel WTO nel 2003, la sua adesione si rinvia di fatto fino al 2007, visto che nel 2004 si svolgeranno le elezioni presidenziali negli USA, e l’ammissione della Russia al WTO, che implicherà senz’altro accordi politici, non sarà attuale per l’opnione pubblica internazionale. Dopo, dal 2005, il WTO passerà al nuovo sistema della regolamentazione e della legislazione interna. Cioè, dal 2005, alle questioni oggi discusse con la Russia si aggiungerà un’altra, molto importante: quella della corrispondenza delle leggi russe alle nuove norme del WTO. Secondo le stime dei negoziatori russi, e in particolare, di Maxim Medvedev, per modificare adeguatamente le leggi russe ci vorranno uno o due anni.

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