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Numero 18(63)
In soffitta il Trattato di Jalta
Storico vertice NATO


    Il vertice della NATO svoltosi il 21-22 novembre a Praga può essere definito a pieno titolo storico.
    uropa dell’Est, Estonia, Lituania, Lettonia, Bulgaria, Romania, Slovenia e Slovacchia, sono stati invitati ufficialmente ad entrare nell’Alleanza. La vicenda si è svolta in modo prosaico: lord Robertson, il segretario generale della NATO, ha reso pubblico l’elenco dei sette Paesi. Subito dopo, Robertson ha battuto sul tavolo con un martelletto da giudice, come conficcando l’ultimo chiodo nella bara del Trattato di Jalta del 1945, che aveva diviso l’Europa in sfere di influenza tra l’URSS e le democrazie occidentali.
    Ciò significa che verso il 2004, quando i suddetti Stati si uniranno definitivamente alla Nato, la Russia confinerà con l’Alleanza. Per quanto riguarda invece il problema del rapporto tra la Russia e l’Alleanza, esso per ora è sospeso in aria.
    All’epoca di Eltsin la Russia lottò ad oltranza contro l’entrata dei nuovi Paesi alla Nato, ma sotto Putin, cambiati i princìpi della politica estera, rendendosi conto che non vi si poteva rimediare, si è rassegnata e ha preso l’estensione dell’Alleanza in modo assai tranquillo. In ogni caso, il ministro degli esteri della Russia, Igor Ivanov, avendo deciso probabilmente che era inutile chiudere la stalla quando i buoi sono fuggiti, ha commentato la scelta della Nato in modo assai pacifico. Ha detto nella sua intervista al Times che ora la Russia e la Nato hanno un nemico comune: il terrorismo globale. Mosca pertanto non vede nell’estensione della Nato verso Est una minaccia seria: “Non dobbiamo fissarci sulle minacce mitiche e teoriche, ma focalizzare i problemi reali che si stanno risolvendo dal Consiglio Nato-Russia”, ha ribadito il ministro. A sua volta, la direzione dell’Alleanza, a Praga, ha cercato, per quanto possibile, di indorare la pillola rifilata a Mosca. Il segretario generale della NATO Robertson convinceva tutti che le decisioni approvate non lederanno in nessun modo gli interessi della Russia relativi alla sicurezza nazionale. Anzi, secondo Robertson, l’inserimento dei nuovi Paesi dell’Est nella zona Nato sarebbe vantaggioso per la Russia, perché ciò “creerà una grande zona di stabilità al centro del continente europeo”. Discorsi del genere sono stati pronunciati dalla maggior parte dei Paesi membri dell’Alleanza, nonché dai rappresentanti dei “novellini”, a rilevare di voler sempre continuare a sviluppare rapporti d’amicizia con la Russia. Anche il Presidente degli USA George Bush si è pronunciato a favore dello sviluppo del rapporto tra la Russia e la Nato. “Noi abbiamo un nemico comune: il terrorismo internazionale”, ha ribadito all’incontro con i giornalisti. “L’Alleanza si era formata nel periodo del contrasto con il Patto di Varsavia. Ora gli obiettivi sono diversi”, ha aggiunto il padrone della Casa bianca. “I Paesi democratici devono schierarsi contro le nuove minacce, soprattutto contro il terrorismo internazionale”. Lord Robertson, forse scherzando, ha detto che, siccome la situazione intenazionale cambia molto rapidamente, non esclude che la stessa Russia entri alla Nato nel 2012 o nel 2015, il che porterebbe a termine la costruzione di un sistema globale di sicurezza da Vancouver a Vladivostok. Per la Russia tale soluzione potrebbe essere la migliore, visto che avrebbe la possibilità di influire sulla presa di decisioni nelle regioni strategicamente importanti. Oltre ad aver adottato nuovi membri, i partecipanti al summit hanno votato a favore della dichiarazione con la quale si sono impegnati a contribuire con tutte le forze alla realizzazione della “mozione irachena”, la numero 1441 dell’ONU. E’ stata pure approvata la decisione di creare al più presto le forze di reazione rapida della Nato, di 20 mila elementi capaci di reagire tempestivamente ad un conflitto in qualsiasi punto del globo terrestre. Nel frattempo, il Presidente degli USA George Bush ha avvisato, nel suo discorso, che tutti i mebri della Nato, nuovi e vecchi, devono contribuire all’intensificazione della potenza militare dell’Alleanza, anche se si dovesse affrontare un aumento delle spese militari. L’America, evidentemente, senza voler rinunciare al piano dell’operazione militare in Iraq, accenna anticipatamente ai membri della Nato che essi dovranno sborsare soldi per pagare i divertimenti statunitensi in Iraq.
    Il vertice non ha mancato di scandali, piccoli (come il tentativo di bombardare a pomodori lord Robertson) e grossi. Quello più grosso concerneva il problema se ammettere o no al summit il Presidente bielorusso Lukascenko che ha meritato la fama dell’“ultimo dittatore d’Europa”. Dopo lunghe oscillazioni, il Ministero degli esteri della Repubblica Ceca ha rifiutato di rilasciare a Lukascenko un visto d’ingresso. Il Presidente bielorusso ha risposto con la minaccia di aprire il confine con l’Europa al flusso di immigranti clandestini. Alla fine, il Consiglio dei ministri dell’Unione europea ha approvato un decreto che autorizza la maggior parte dei Paesi della zona di Schengen ad intraprendere “le necessarie misure nazionali mirate a prevenire l’entrata sul loro territorio” del presidente bielorusso e di sette suoi ministri. Anche gli Usa si sono uniti dopo un po’ all’elenco dei Paesi chiusi per Lukascenko. L’unico Paese a voler continuare a rilasciare visti al grande capo bielorusso e ai suoi compagni è stato il Portogallo, forse perché, secondo i dati ufficiosi, alcuni funzionari bielorussi hanno acquistato beni immobili in questo Paese.
    Anche al Presidente dell’Ucraina, Leonid Kuchma, è quasi toccata la stessa sorte. Il fatto è che dopo l’inizio dello scandalo relativo alla vendita di impianti radar “Kolciuga” all’Iraq, i rappresentati della Nato hanno sconsigliato a Kuchma di visitare Praga, per non creare un caso diplomatico: né George Bush, né il premier britannico Tony Blair volevano incontrarsi in pubblico con il presidente ucraino. Kuchma, del resto, era arrivato a Praga lo stesso, ed è riuscito addirittura a trovare un interlocutore, impersonato dal primo ministro italiano Silvio Berlusconi, con il quale ha discusso le questioni dell’estensione dell’Unione Europea e del più rapido coinvolgimento dell’Ucraina a tutti i processi europei. Berlusconi, durante l’incontro con Kuchma, ha sottolinaeto che “la nuova Europa deve basarsi sull’economia potente e sulla sicurezza europea, personificata dalla Nato”. Egli ha rilevato che “l’Ucraina può superare tutte le difficoltà politiche e diventare un buon partner della Nato”. A detta del premier italiano, “Kiev ha tutte le carte per integrarsi al più presto in tutte le strutture europee”. Berlusconi ha detto anche di sperare che l’Ucraina riesca a dimostrare la sua innocenza riguardo alla vendita del sistema radar “Kolciuga” all’Iraq. A sua volta, il leader ucraino ha ribadito la dedizione dell’Ucraina ai valori europei e ha riconfermato che l’Ucraina ha determinato la sua linea strategica verso l’integrazione europea ed euroatlantica. Simili dichiarazioni sono state fatte dal presidente della Georgia Eduard Scevarnadze e da M. Aleskerov che rapprsentava il leader dell’Azerbaigian, Gheidar Aliev.

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