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Numero 2(66)
Gli economisti hanno stabilito
chi sarà danneggiato dalla guerra in Iraq


    La guerra in Iraq ridurrà notevolmente la solvibilità dei Paesi dipendenti dal finanziamento “transconfine”. Gli effetti dell’operazione di guerra per questi Paesi saranno più gravi che per i Paesi del Medio Oriente.
    Tale stima si trova nella relazione dell’agenzia di rating Standard & Poor’s Ratings Services, pubblicata il 12 febbraio. L’ipotesi si basa sulla supposizione che la guerra con l’Iraq sarà breve. Se invece sarà duratura, ciò susciterà la riduzione dei rating di crediti, in seguito ad alcuni rischi determinanti.
    Dal punto di vista dei rischi politici, secondo la previsione della Standard & Poor’s, i dirigenti degli Stati del Medio Oriente sono in grado di resistere agli shock politici ed economici, il che significa che non perderanno il sostegno che dà la popolazione ai programmi di sviluppo orientati all’economia di mercato. Le proteste che comunque potrebbero sorgere, non minacceranno la struttura statale esistente. I rischi più seri possono derivare da errori politici, possibili in una situazione stressante, il che, a sua volta, può comportare la riduzione dei rating.
    Dal punto di vista dell’ulteriore crescita economica, una guerra di lunga durata farà rimanere alti i prezzi del petrolio, il che comporterà la riduzione dei tassi di crescita economica in tutto il mondo, e ciò susciterà la riduzione del volume degli scambi commerciali e dell’afflusso dei capitali. In tale situazione, a subire i rischi maggiori saranno i Paesi per i quali la previsione del rating è negativa (Brasile, Guatemala, Giamaica, Marocco e Filippine).
    Dal punto di vista della flessibilità finanziaria, la situazione di alcuni Paesi (Brasile, Israele, Libano, Filippine e Turchia) oggi non è perfetta. La capacità dei Governi di questi Paesi di aumentare il volume delle entrate nell’erario e di ridurre il volume delle uscite diminuirà la predisposizione ai rischi, mentre la riduzione dei rating si prevede solo per quei Paesi i cui Governi non conseguiranno l’obiettivo preposto.
    Dal punto di vista del finanziamento estero, l’incertezza della situazione durante le azioni di guerra, indurrà le banche e gli investitori internazionali a non volersi assumere dei rischi supplemantari. Quindi, i Paesi con notevoli necessità di finanziamento estero (dal settore pubblico o privato) si troveranno in una situazione più sfavorevole rispetto a quelli che dipendono meno dall’afflusso dei capitali. In questo modo, se la guerra va per le lunghe, potrebbero essere ridotti i rating sovrani del Brasile, della Giamaica e della Turchia, e, con probabilità minore, del Belize, della Rep. Dominicana, del Messico e delle Filippine. Nel contempo, se sarà breve, la guerra non avrà notevoli effetti negativi sui rating sovrani, precisa la relazione della S&P.

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