Numero 2(66)
Il Forum economico mondiale a Davos: risultati per la Russia
Come ridare fiducia al business ed ai politici? E’ questa la domanda che era al centro delle discussioni svoltesi dal 23 al 28 gennaio, al 33° Forum economico mondiale di Davos. Gli organizzatori del Forum, i quali, ormai da più di 30 anni, riescono a stare al passo con i tempi, anche questa volta hanno fatto sì che i problemi più attuali che preoccupano l’umanità siano discussi dall’élite politica ed imprenditoriale del mondo. Il programma del Forum richiamava l’attenzione dei suoi partecipanti ai problemi della guerra e pace; alle questioni relative ai mali economici, sociali, demografici, ecologici ed altri che toccano, in una certa misura, Paesi o regioni concrete e, in generale, i popoli che stanno sul nostro pianeta.
Nel corso delle sedute plenarie, delle tavole rotonde, degli incontri tematici e dei contatti informali, i partecipanti al forum hanno discusso, sul piano generale, anche il modo in cui debbano agire i leader politici e i capitani del business internazionale in un’epoca complicata come la nostra. Un altro argomento centrale discusso a Davos è stato quello della situazione dell’economia internazionale: il fatto che essa cresca sempre più lentamente suscita preoccupazione in molti Paesi, dato che ciò ha un effetto negativo su molti aspetti dei rapporti economici.
Si è esaminata, in questo contesto, la situazione e i possibili sviluppi delle economie degli USA e dell’UE, della Russia e della Cina, dei Paesi più importanti dell’America Latina e della regione asiatica. Si sono discussi in sede separata i problemi della gestione corporativa e delle sfide affrontate dal business in questa sfera che ha richiamato l’attenzione di tutto il mondo, dopo i clamorosi scandali corporativi negli USA nel 2002.
A Davos si è parlato molto anche della geopolitica e delle questioni di sicurezza, di problematiche energetiche che riguardano, in particolare, la situazione instabile sul mercato internazionale di servomezzi.
L’argomento numero uno, comunque, è stato, come era facile prevedere, l’eventuale conflitto militare con l’Iraq e i suoi effetti sulla politica e sull’economia internazionale, nonché l’effetto del problema del terrorismo internazionale, verificatosi nettamente negli ultimi tempi, sulla politica attuale degli Stati. I partecipanti all’incontro di Davos hanno anche esaminato il problema della proliferazione delle armi di distruzione di massa, nonché quello dei conflitti regionali in Medio Oriente e tra l’India e il Pakistan.
La Russia e Davos: la stima dei risultati
E’ spiacevole solamente che al Forum si potesse accedere solo con un invito speciale. Il numero maggiore di rappresentanti della Russia – 76 persone – è stato presente al convegno nel 1996. In quest’anno a Davos sono arrivati 52 politici ed imprenditori russi (in tutto, al Forum hanno partecipato più di 2 mila persone, prevalentemente dagli USA e dai Paesi europei).
Non è che i membri della delegazione russa si siano offesi, ma hanno deciso di rilevare che l’economia russa non sta poi così male, sottolineando i progressi nel campo delle riforme economiche, nei pagamenti dei debiti e della crescita economica che supera notevolmente gli indici economici negli USA e in Europa, nonché gli sforzi continui delle compagnie russe, mirati all’affermazione sui mercati esteri.
Il Forum, come abbiamo già rilevato, ha scelto, come uno dei temi centrali delle discussioni, la riedificazione della fiducia nei rapporti internazionali dopo gli atti terroristici e i problemi economici degli ultimi anni. I rappresentanti della Russia dovevano, in questo contesto, discutere a Davos i problemi del rapporto tra la Russia, l’UE e la Nato, nonché, in sede separata, il problema di Kaliningrad, nonché la probabilità dell’entrata della Russia nella WTO. Che cosa abbiamo ottenuto? Stimando i risultati del Forum di Davos, Andrei Illarionov, consigliere economico del Presidente Putin, ha detto che mentre “prima la Russia era vista come fonte di minacce, zona di instabilità politica ed economica, ora è vista come un fattore di stabilità nel mondo”. “Il Forum di Davos ha fatto sentire in modo particolare che l’attenzione di tutto il mondo è attirata dall’Iraq, e la Russia può dare il suo contributo al consolidamento della sicurezza internazionale”, ha aggiunto Illarionov.
Il contributo positivo della Russia al consolidamento della stabilità internazionale, secondo Illarionov, consisterebbe nel mantenimento della stabilità dei prezzi internazionali del petrolio (la Russia aumenta l’estrazione e le forniture dell’oro nero sul mercato internazionale), nella partecipazione alla crescita economica internazionale (i tassi di crescita in Russia, pur rallentati, sono più alti della media mondiale), nella partecipazione alla soluzione dei problemi internazionali dell’immigrazione. Inoltre, il pagamento del debito estero da parte della Russia contribuisce alla stabilità nei mercati internazionali finanziari.
Tuttavia, per quanto sia possibile capire, si è riusciti a progredire più o meno solo nei progetti d’investimento riuniti nel campo energetico: quelli, in particolare, che riguardano il trasporto del gas russo in Europa. Nel contempo, ci si è limitati di nuovo a parole generiche discutendo il problema relativo alla creazione del così detto “spazio economico europeo globale” (SpEEG) da parte dell’UE e della Russia. Si tratta, in realtà, dell’inserimento dello spazio economico russo in quello europeo. “Vorremmo”, ha detto German Gref, Ministro per lo sviluppo economico, “che tale processo avesse una strategia netta e dei termini concreti”. Ma tuttora non si vede niente del genere, anche se la stessa idea dello SpEEG, a livello di parole, è pienamente supportata dai nostri interlocutori.
La delegazione russa a Davos si è sforzata soprattutto di migliorare l’immagine della Russia.
Qualche passo avanti è stato fatto nella soluzione del problema dell’adesione della Russia al WTO. E’ possibile affermare con certezza che, come minimo, la delegazione russa ha avuto un successo sicuro: i membri della delegazione non hanno litigato in pubblico, come era successo a novembre dell’anno scorso a Boston, durante il Convegno di Harvard, dedicato agli investimenti nella Russia.
Secondo Illarionov, al Forum di Davos 2003 “è stato assolutamente evidente che la tematica russa non c’entra più con il così detto gruppo problematico-conflittuale di problemi discussi. La tematica russa era annoverata tra gli argomenti che hanno a che fare con la politica e l’economia dei Paesi come Germania, Francia, Spagna, ha rilevato il consigliere del Presidente. In parole povere, ci è andata bene.
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