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Numero 2(66)
Un’alternativa per le banche

    Il Centro di studi macroeconomici, a metà gennaio, ha pubblicato del materiale dedicato ai possibili sviluppi del sistema bancario. Il documento rileva che nel sistema bancario russo oggi si fanno notare due tendenze abbastanza contraddittorie. Da una parte, si delinea un notevole aumento del finanziamento dell’economia: nel primo semestre del 2002, il rapporto tra il volume di crediti e il volume di produzione è aumentato dal 181% al 221%, mentre il rapporto tra il capitale proprio e la produzione si è ridotto dal 53% al 27%. Tale aumento di finanziamenti, secondo gli autori del documento, potrebbe comportare la comparsa delle “piramidi finanziarie” e il peggioramento della qualità del portafoglio crediti. Dall’altra parte, nel settore bancario avviene un rincaro considerevole di risorse finanziarie. Mentre nel 2001 il volume reale dei depositi della popolazione è aumentato del 28%, e nel 2002, secondo le stime preliminari, del 36%, i corrispondenti tassi di crescita relativi ai depositi delle aziende riportano un aumento del 2% nel 2001 e un calo del 6% nel 2002. Visto che i soldi della popolazione sono una risorsa a pagamento, e i soldi delle aziende sono una risorsa praticamente gratuita, tali modifiche della struttura dei passivi delle banche potrebbe comportare il rallentamento dei tassi di crescita degli utili e la riduzione dei tassi di capitalizzazione.
    Riguardo ai due problemi sovraindicati, gli autori del documento affermano che il settore bancario ora deve affrontare una scelta: la prima alternativa prevede una pausa di stabilizzazione, in seguito alla quale sarà aumentata la capitalizzazione delle banche e saranno creati i presupposti per l’aumento ulteriore del finanziamento; nella seconda alternativa, il settore bancario continuerà il finanziamento attivo dell’economia, ma a prezzo dell’aumento dei rischi del suo portafoglio crediti. A seconda della scelta che si farà, dovranno essere selezionati gli orientamenti della riforma del sistema bancario e del settore monetario-creditizio. Ci appare che il documento semplifichi un po’ lo stato di cose reale nel settore bancario e, di conseguenza, che semplifichi anche gli obiettivi della riforma. E’ ovvio, ad esempio, che nella situazione in cui i depositi delle aziende fossero sostituiti dai depositi della popolazione, non sarà possibile evitare il rincaro del costo dei passivi delle banche. In altre parole, anche se le autorità si sforzeranno di creare le condizioni per sostenere la redditività corrente del settore bancario, le possibilità di manovra in questa materia sono assai limitate. In secondo luogo, l’aumento dei finanziamenti non comporta automaticamente l’aumento dei rischi economici, se non è accompagnato dal peggioramento della congettura del commercio estero. Non è affatto fatale, poi, la sostituzione del capitale delle aziende con i mezzi mutuati: è il processo naturale della trasformazione della Russia in un’economia con servizi bancari.
    In altre parole, ci risulta che le autorità dovrebbero impegnarsi principalmente nella creazione delle condizioni necessarie per il funzionamento stabile dell’economia: allora anche per il settore bancario i rischi diverrebbero minimi. E’ indispensabile, poi, che le riforme strutturali diano alle banche la possibilità di diversificare i propri rischi. In particolare, oggi le banche praticamente non lavorano con le aziende del settore municipale perché la regolamentazione pignoratizia è poco sviluppata; poi, secondo le banche, sarebbe estremamente rischioso finanziare il piccolo business. Circa l’80% dei crediti rilasciati dalle banche è ricevuto dalle compagnie principali, mentre queste compagnie danno nei passivi solo circa il 40% degli investimenti delle persone giuridiche. Le grosse aziende, cioè, danno alle banche pochi soldi, ma si fanno dare da loro mezzi notevoli. Ciò vale a dire che i rischi creditizi delle banche sono concentrati e sono prevalentemente a carico delle compagnie petrolifere, cioè dipendono dai prezzi del petrolio. Ed è proprio questo problema che deve essere risolto dal Governo.

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