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Numero 3(67)
Berlusconi, Fini, Bossi e Follini: i 4 leader cercano l’ intesa
La lunga strada delle riforme
Insieme Devolution e riforma del Titolo V della Costituzione


    “Rivendichiamo il peso dei nostri voti, delle nostre idee e anche delle nostre posizioni di frontiera su cui siamo attestati. Posizioni in cui il voto vale per due”, a dirlo è stato Marco Follini, Segretario nazionale dell’UDC nel discorso inaugurale del Congresso del suo partito. Che la frontiera di cui parlava fosse forse quella che Umberto Bossi, Segretario Federale della Lega Nord e Ministro per le Riforme, immagina possa essere disegnata tra Emilia e Romagna? Già, perché il leader del Carroccio, ha proprio ipotizzato che presto i cittadini di quella regione potrebbero essere presto chiamati a votare un Referendum popolare per decidere l’eventuale divisione amministrativa che, come Bossi ha ricordato, è prevista dall’articolo 132 della Costituzione Italiana che disciplina la nascita di nuove regioni per fusione o separazione.
    Un simile progetto potrebbe piacere ai centristi della CdL? Probabilmente Follini pensava a tutt’altro, sta di fatto che ha aggiunto che “con la Lega c’è alleanza e anche qualche controversia, tengo ferma l’alleanza, ma non rinuncio alla controversia che va risolta”. Sulla Devolution, per altro, i due hanno avuto recentemente un chiarimento con l’obbiettivo di rasserenare gli animi dopo alcune precedenti incomprensioni dovute alla presentazione da parte dell’UDC di un progetto di legge costituzionale teso a modificare la riforma federalista varata dall’Ulivo nell’ultimo scorcio della precedente legislatura. Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, infatti, aveva annunciato che il 2003 sarebbe stato proprio l’anno del riordino istituzionale, e ora si sta cercando attraverso un susseguirsi di incontri e confronti di individuare e stabilire priorità e tempi parlamentari che dovranno scandire in aula l’agenda delle riforme. Follini, in questo senso, ha rassicurato Bossi spiegandogli che lo scopo dell’UDC non è quello di ostacolare la Devolution (che per altro i centristi hanno già votato al Palazzo Madama) al vaglio della Camera dei Deputati, ma di spingere l’intera coalizione di Governo a procedere di pari passo su Devolution e riforma del Titolo V della Costituzione come previsto dalla bozza stesa dal Presidente dei Senatori UDC Francesco D’Onofrio. Roberto Calderoli, Segretario della Lega Lombarda nonché Vicepresidente del Senato, in questo senso ha aperto uno spiraglio affermando che “l’accordo con l’UDC c’è, e non ci sono problemi. Verificheremo quindi la possibilità della contestualità tra la Devolution e la rivisitazione dell’articolo 117 (L’articolo 117 contiene la principale novità nell’ambito della riforma del Titolo V della Costituzione Italiana, esso elenca le materie di competenza statale e riserva le rimanenti alle Regioni. Prima invece avveniva esattamente il contrario: erano specificate le competenze regionali mentre lo Stato interveniva su tutto il resto.) della Costituzione.
    L’importante è che entrino in vigore nello steso giorno anche se viaggiano su due strade parallele.” Simile anche la posizione di Francesco Speroni, altro braccio destro di Bossi, che ha ha voluto sottolineare come “forse non ci si sia capiti: nel decreto legge si parte da quel che c’era già, la Devoluzione che va avanti e non si tocca. A questa si aggiunge quel che si vuole modificare della riforma dell’Ulivo criticata da tutti, ulivisti compresi. Solo questo resta da definire, il resto è un punto fermo”. Intanto, però, anche AN ha presentato un emendamento detto ‘salvapatria’ che prevede che le leggi regionali non possano essere in contrasto con l’interesse nazionale, e questo perché il ddl del Governo, cui Palazzo Madama ha già dato il via libera, trasferisce appunto alle Regioni le competenze legislative esclusive su scuola, sanità e polizia locale. Anche su questo Speroni, che nel Dicastero retto da Bossi è il Capo di Gabinetto, ha avuto da puntualizzare: “il cittadino ora sa che sull’organizzazione della sanità, della scuola e della polizia locale le norme le faranno le Regioni e non più lo Stato. Le garanzie costituzionali e le norme processuali a garanzia del cittadino già ci sono, non si tratta certo di istituire delle SS regionali! Se qualche centrista vorrà ancora dare battaglia lo potrà fare nelle singole Regioni. E non vedo perché, se una Regione vuole istituire i Ranger, i centristi dovrebbero impedirglielo!”
    In realtà sul tavolo c’è anche molto altro: Camera Federale, riforma della Corte Costituzionale, premierato forte e nuovo sistema elettorale mutuato da quello attualmente in vigore per le Regioni dove le coalizioni esprimono preventivamente il nome del loro futuro Presidente. In tutto questo Alleanza Nazionale vuole portare a casa la pacifica convivenza fra riforma federalista, Devoluzione e disegno di legge La Loggia, e Mario Landolfi, Portavoce del Partito, ha sottolineato come l’accordo all’interno della CdL renda “possibile la realizzazione di un federalismo solidale, capace di unire e non di dividere, e soprattutto in grado riassicurare un’effettiva parità fra le regioni del nord del paese e quelle del sud”. La Devoluzione, infatti, è lo snodo attraverso il quale si è costruita l’alleanza elettorale e programmatica che ha dato vita alla Casa delle Libertà; l’unico motivo per il quale Bossi e la Lega Nord hanno sottoscritto un patto che sapevano sarebbe costato in termini di voti ma che, attraverso la vittoria e la conseguente guida del paese, avrebbe permesso loro di avviare per la prima volta in Italia un assetto federalista. Ora il testo che la comprende, e che il Senato ha già votato, verrà trasferito in un unico disegno di legge di riforma costituzionale che conterrà anche la proposta di modifica della riforma ulivista del Titolo V della Costituzione.
    “Il governo” (ed in questa bagarre UDC-Lega a prendere la parola è Aldo Brancher, unico Sottosegretario nel Ministero di Bossi ma anche forzista e uomo di assoluta fiducia per il Premier Berlusconi) “auspica una tempestiva approvazione del progetto, la Devoluzione non attenta all’unità del paese; e l’armonizzazione fra di essa e le norme attuative della riforma approvata dal precedente governo contenute nella legge del Ministro La Loggia (anch’egli forzista) servono ad evitare che in futuro si generino ulteriori conflitti di competenza fra Stato e Regioni”. Lo stesso Pierferdinando Casini, che da quando è Presidente della Camera ha formalmente lasciato a Follini la guida del partito, ha confermato che i tempi in aula saranno brevi pur “garantendo il necessario approfondimento che i gruppi vorranno chiedere”, e questo nonostante l’opposizione abbia già presentato oltre 150 emendamenti tesi a rallentare l’iter parlamentare della legge.

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