Numero 4(68)
Tracce antichissime dell’ uomo sono state trovate sul pendio occidentale del vulcano spento Roccamonfina in Italia
I piedi degli uomini antichi sprofondavano nella cenere vulcanica che da allora si è pietrificata, conservando per sempre le impronte, definite dagli abitanti locali il sentiero del diavolo. Proprio questo “sentiero” ha fatto venire asu vulcano gli scienziati, tra i quali c’era il dottor Paolo Mieto dell’università di Padova.
”E’ stata una sensazione indimenticabile”, dice il dottor Mieto. “Non mi aspettavo di vedere niente del genere. Pareva che gli uomini vi fossero passati qualche minuto fa, tanto bene si sono conservate le loro impronte”. Le impronte, infatti, sono così nette che si distingue addirittura ogni singolo dito. In qualche punto si vede che gli uomini toccavano terra con le mani per non cadere sul ripido pendio. Dalle dimensioni delle impronte, la cui lunghezza non supera i 20 centimetri, gli studiosi hanno dedotto che i viandanti erano alti al massimo un metro e cinquanta centimetri. Per il resto non si capisce chi erano: per ora, gli scienziati si limitano a dire che le orme appartenevano al cosiddetto uomo di Heidelberg, predecessore dei Nehandertal. L’ età’ approssimativa delle impronte è 350 mila anni. “Sono le tracce più vecchie dell’essere Homo, cioè di quella specie alla quale apparteniamo noi tutti”: così ha commentato il ritrovamento uno degli studiosi.
Le orme sono di tre persone diverse che probabilmente scendevano per il pendio. Lì vicino gli scienziati hanno trovato anche le impronte delle mani, il che da una parte conferma l’ipotesi secondo la quale l’uomo di Heidelberg era un essere eretto, ma dall’altra dimostra che ogni tanto si appoggiava alle mani per mantenere l’equilibrio.
Può darsi che si tratti di bambini, siccome le ossa pietrificate dell’uomo di Heidelberg trovate in tempi diversi dimostrano che la sua statura media era 180 centimetri e il peso di circa 100 chili.
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