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Numero 5(69)
17 franchi tiratori fanno secco il Governo
Ko televisvo a Montecitorio
Un emendamento dell’Ulivo costringerebbe Berlusconi e Mediaset a vendere Rete 4, al Senato dovrebbe essere corretto dal la CDL


    “Sono soddisfatto, è un momento comunque storico. Una legge molto complessa che sta cominciando il suo percorso parlamentare. D’altra parte non ci siamo mai nascosti che l’iter sarebbe stato complesso e faticoso” parla così Maurizio Gasparri, Ministro per le Comunicazioni del Governo Italiano all’indomani del voto a Montecitorio sulla legge di riordino del sistema radiotelevisivo che porta il suo nome. Sorride a denti stretti, fingendo una soddisfazione che crediamo in realtà non provi e non possa provare. Le votazioni sulle diverse parti della legge, molte delle quali volute a scrutinio segreto dal Presidente della Camera dei deputati Pierferdinando Casini, hanno infatti fatto registrare un inaspettato -anche se parziale- ko della maggioranza. Il centrosinistra, infatti, grazie anche a diciassette franchi tiratori, è riuscito infatti a far passare un emendamento in base al quale a nessun gestore privato è concesso possedere più di due reti nazionali: su 516 votanti i sì sono stati 284, 232 i no. Ovvio il riferimento a Silvio Berlusconi che oltre ad essere il Presidente del Consiglio è anche il proprietario di Mediaset e quindi delle emittenti Canale 5, Italia 1 e Rete 4. Se quanto accaduto a Montecitorio dovesse ripetersi a Palazzo Madama vuol dire che “tutti noi di Rete 4 -ha detto Emilio Fede, Direttore del Telegiornale di Rete 4- giornalisti, tecnici, impiegati, tutti, rimarremmo a casa. La sinistra ha esultato, ma non vedo cosa ci fosse da esultare pensando a persone che resteranno senza lavoro!” “Forse perché alla sinistra i disoccupati piacciono! -ha risposto Ignazio La Russa, Presidente dei Deputati di AN e particolarmente vicino, politicamente parlando, al Ministro Gasparri- Scherzo, ovviamente. Comunque si è trattato di un incidente tecnico, e c’è poco da esultare visto che si tratta solo della prima tappa e che ora la legge deve passare al vaglio del Senato. I parlamentari della Casa delle Libertà c’erano, fino a pochi minuti prima. Abbiamo sbagliato i conti, e credevamo che quelli rimasti in aula fossero comunque sufficienti a garantire l’esito del voto,e invece così non è stato. Comunque c’è tutto il tempo di rimediare: a Palazzo Madama verrà ristabilito il testo originario e quello avrà poi alla Camera dei Deputati il via libero definitivo”.
    Sembra una buccia di banana, ma intanto Francesco Rutelli, leader dell’opposizione parla di “vittoria della democrazia”. Così se la minoranza può cantare vittoria, la maggioranza deve fare i conti con le sue difficoltà interne. Lo stesso Gasparri, che pure ha subito lo smacco, smorza i toni: “il Governo -ha affermato- apporterà le correzioni necessarie nel secondo passaggio parlamentare al senato. Auspico che il testo diventi legge entro l’anno. Lavoreremo per restituire organicità ed equilibrio al DDL sul riassetto del sistema radiotelevisivo riportando il limite di concentrazione di reti per proprietario da due a tre.”
    Le tensioni, però, nella maggioranza, rimangono, alla Lega Nord quanto successo non è andato giù. “La Lega -ha detto Alessandro Cè, Presidente dei Deputati del Carroccio- chiede un chiarimento dopo lo strappo politico fatto con il voto sul DDL Gasparri. La legislatura è lunga, e noi non siamo disponibili a sopportare per troppo tempo posizioni trasversali che per la maggioranza diventano laceranti”. Bersaglio dell’esponente leghista è l’UDC da cui, forse, provengono i franchi tiratori. Questi ultimi non dovrebbero infatti essere forzisti, perché avrebbero votato ‘contro’ il loro stesso leader Silvio Berlusconi, non dovrebbero essere di AN, visto che il Ministro Gasparri è del loro partito, non sono della Lega, che mai come adesso è sul terreno televisivo sinergica a Forza Italia, quindi devono appartenere all’UDC il cui Segretario Marco Follini si augura “che si tratti solo di atti di nervosismo dell’On. Cè e non di posizioni ufficiali di un partito della coalizione”. Dunque intese a fisarmonica, all’interno della CdL quando si parla di televisione: sul caso RAI prima vi fu l’UDC avversata da AN, FI e LN; poi AN portarsi sulle posizioni del centro cattolico; ora su Mediaset sì è registrato un radicale riavvicinamento tra gli uomini del Ministro delle Riforme Umberto Bossi e quelli del Vicepresidente del Consiglio Gianfranco Fini. Per sapere come andrà a finire serviranno probabilmente ancora due passaggi parlamentari. Prima al Senato e poi, di nuovo, alla Camera.

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