Numero 6(70)
Alla vigilia delle elezioni “La Mela” si accomuna con i comunisti?
Nel dicembre 2003 in Russia si dovranno svolgere le elezioni legislative. Nonostante il tempo significativo che resta fino alla scadenza, le principali forze politiche hanno già cominciato i preparativi, dimostrando in tutti i modi la propria attrattivita’ agli elettori.
Uno dei primi a farlo è stato il Partito Comunista. Già a metà aprile il suo leader G. Ziuganov ha proclamato che i suoi adepti avrebbero cambiato tattica nelle legislative e nelle successive presidenziali. La prima cosa che hanno intrapreso i comunisti e’ stato il cambio dell’immagine di “partito dei pensionati”. Ziuganov e i suoi fratelli d’ armi parlavano di un afflusso in massa dei giovani nel partito, di una futura iscrizione solenne all’organizzazione dei pionieri, del programma di dotare i comitati rionali del Partito di dispositivi audiovisivi e di mezzi informatici per agevolare la campagna elettorale, della formazione di un fronte patriottico unito. Però il Partito Comunista della Federazione Russa non può ancora vantare grandi effetti. Per esempio a Mosca le organizzazioni del partito contano solo 21000 iscritti, e al comizio del Primo Maggio ha partecipato un numero di persone tre volte inferiore rispetto a quello venuto al raduno dell’Unione delle Forze di Destra – solo 1000 persone. È poco probabile anche che l’assenza di un chiaro programma economico valga nuove simpatie degli elettori per i comunisti. Un altro settore di vivace attività dei comunisti e’ quello della loro insistente richiesta di avere accesso alle trasmissioni televisive che sarebbero state loro precluse. Il capo del partito G. Ziuganov ha addirittura detto che se la richiesta dei comunisti di avere accesso alla televisione non dovesse venire soddisfatta, il PCRF penserebbe a intentare un processo contro la televisione di Stato. Inoltre i comunisti programmano azioni di protesta a Ostankino. Il più ridicolo è che questa dichiarazione, come pure le altre comunicazioni più importanti del leader comunista, regolarmente andavano in onda sullo stesso canale televisivo due i cui dirigenti lui pensava di chiamare in causa per esclusione dall’onda.
La maggior parte delle dichiarazioni e delle azioni promozionali se le è permesse ovviamente il “partito del potere” che adesso si chiama la “Russia Unita”. Il leader del partito B. Gryzlov che cumula questa carica con la poltrona di Ministro degli Interni, a fine aprile si è presentato ai russi come propugnatore della lotta contro l’immigrazione illegale, contro gli effettivi gonfiati e la corruzione al Ministero degli Interni. Ne è risultata una dichiarazione da barzelletta, secondo la quale nell’ufficio del ministro 135 generali avrebbero presentato richiesta di dimissioni “per comportamento non confacente allo status di lavoratore della polizia”. Ai giornalisti che si sono rivolti per chiarimenti alla Direzione Generale Effettivi del Ministero degli Esteri e’ stato risposto che “ciò era impossibile in assoluto!”. D’altronde il principale discorso del partito della “Russia Unita” è stata la critica al governo per le promesse non mantenute e per l’adozione di varie leggi populistiche. Di queste ultime ce n’erano tante che il presidente ha dovuto chiedere appositamente al Consiglio della Federazione di “considerare le leggi che pervengono dalla Duma con particolare attenzione”, cioè vagliare almeno le mozioni manifestamente inattuabili.
Il partito “la Mela” (Yabloko) non ha dato prova di particolare ingegno. Il suo leader Grigorij Yavlinskij, che evidentemente ha deciso di agire secondo il principio “poveri ma belli”, non ha trovato niente di meglio che annunciare la preparazione da parte del suo minuscolo gruppo parlamentare in alleanza con i comunisti, di una mozione di sfiducia al governo per la riforma “antipopolare” del sistema dei servizi municipali. Con tutto ciò lui non ha proposto niente di concreto in sostituzione. I deputati dei gruppi parlamentari centristi e gli esponenti del governo si sono limitati a commenti sarcastici, sottolineando l’essenza di gesto di public relations della mossa del signor Yavlinskij, e la sua ripugnanza a occuparsi di cose concrete nel corso degli ultimi 10 anni. Si capisce che con i voti dei soli due gruppi Yavlinskij comunque non otterrà la mozione di sfiducia. E siccome i mass media filogovernativi ci faranno la minima attenzione, l’iniziativa stessa verra’ dimenticata abbastanza presto. Gli unici a guadagnarci dalla mossa di Yavlinskij sono stati i comunisti, grazie alla possibilità di comparire una volta di più davanti alle telecamere. D’altronde questa alleanza può togliere a Yavlinskij il consenso di una parte degli elettori che passeranno all’UFD.
Per il momento l’UFD si è limitata a nominare capo del suo stato maggiore in vista delle elezioni un uomo d’affari e politico scandalosamente noto, A. Kokh, che immediatamente ha promesso di portare il partito al terzo posto nelle elezioni alla Duma.
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