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Numero 10(74)
Le strategie di Alleanza Nazionale raccontate dal
Presidente del Gruppo parlamentare di Palazzo Madama

A tu per tu con Domenico Nania
Federalismo, Semipresidenzialismo, Premierato, Cancellierato e poi...


    “Le riforme istituzionali e costituzionali, così come quelle che mirano alla modernizzazione dell’amministrazione dello Stato, sono al centro del programma che la CdL ha presentato agli elettori” a dirlo è Domenico Nania, Presidente dei Senatori di AN, “e talune importanti e significative di queste riforme sono state già realizzate nel primo biennio della legislatura, basti ricordare la Legge obiettivo in materia di lavori pubblici, la riforma della scuola, quella del sistema fiscale.”
    “Aver aperto il dibattito” aggiunge Nania “è stato giusto e indispensabile, e come ha sostenuto il Consiglio Gianfranco Fini il metodo per realizzare le riforme è certamente quello bipartisan, con il concorso di tutte le forze politiche. Cosa molto diversa, invece, è la ricerca del consenso, che ci auguriamo sia il più ampio possibile. Se però, purtroppo, tale ampio consenso non si dovesse raggiungere, riteniamo che il processo riformatore debba ugualmente concretizzarsi”.
    Sempre spiegando le linee guida del suo partito Nania aggiunge: “Alleanza Nazionale sta facendo in questo senso il proprio dovere per intero. Al senato e alla camera è stato presentato un disegno di legge costituzionale per introdurre nel nostro sistema politico il semipresidenzialismo alla francese Secondo il nostro punto di vista il modello che meglio degli altri assicura una democrazia governante in quanto coinvolge in prima persona l’elettore nella scelta sia del Parlamento sia del Presidente della Repubblica ” (1) “Quello francese è il cosiddetto sistema ‘bicefalo’ con l’elezione diretta del Capo dello Stato al quale viene attribuito il potere di nomina e di revoca del Primo Ministro nonché il potere di sciogliere le Camere”.
    “Nella complessa e variegata realtà italiana il semipresidenzialismo è senz’altro il sistema che meglio si adatta alle tradizioni politiche; e per altro è un sistema che consoliderebbe il bipolarismo che è stato conquistato con il maggioritario. Quindi la scelta di fondo di AN rimane questa, ma non è certo un’opzione ultimativa”.
    AN dunque aperta al dialogo e possibilista?
    “Se nella Casa delle Libertà dovesse prevalere una maggioranza favorevole al premierato non ne faremmo un dramma e collaboreremmo alla sua realizzazione. In definitiva anche il premierato si inserisce a pieno titolo nel filone della cosiddetta ‘democrazia decidente’. Alleanza Nazionale non vuole imporre agli alleati un modello piuttosto che un altro, ritiene invece necessario che si realizzi un sistema che garantisca un governo che sia reale espressione della volontà dei cittadini, i quali possano giudicalo alla fine della legislatura Le basi devono essere la stabilità e il bipolarismo, e su questa strada siamo disposti a un confronto costruttivo con tutte le forze politiche.”
    Altri modelli?
    “Altri modelli di governo, come ad esempio il cancellierato, ci convincono molto meno, sia perché non garantiscono il bipolarismo e non prevedono l’elezione diretta, sia perché non impediscono i cosiddetti ‘ribaltoni’ che vanno evitati sempre e comunque per rispettare la sovranità popolare.”
    Il federalismo?
    “Ad una nuova forma di governo è strettamente collegata la riforma federalista. Molti hanno compreso, soprattutto fra quanti amministrano gli enti locali, di quali contraddizioni sia colma la riforma varata dal centrosinistra nell’ultimo scorcio della scorsa legislatura con appena quattro voti di scarto. E tutti conoscono i danni che essa sta provocando alla vita delle autonomie locali come allo Stato per via dei poteri concorrenti fra lo Stato stesso e le Regioni. Non tutti invece hanno avuto la possibilità di verificare come tra le pieghe delle norme l’Ulivo abbia introdotto in Italia la possibilità di realizzare una sorta di secessionismo mascherato. L’ulivo ha fatto sì che con una semplice legge ordinaria dello Stato si possa attribuire alle Regioni che lo chiedano ulteriori forme e condizioni di autonomia rispetto a quelle che già hanno. In termini politici ciò significa che un governo di centro-destra potrebbe concedere con la sua maggioranza maggiori poteri ad una Regione ‘amica’ e potrebbe negarli ad un’altra perché governata a livello locale dal centro-sinistra!”
    Il rischio, ovviamente, vale anche a rovescio. Ci sono soluzioni?
    “Governo e maggioranza hanno quindi preso coscienza della necessità di rivedere profondamente quella riforma e a questo fine si sta lavorando con intensità insieme al Ministro delle Riforme Bossi, a quello delle regioni La Loggia, al Ministro dell’Economia Tremonti con lo scopo di definire una bozza di disegno di legge che dovrà posi essere discussa dalla Conferenza Stato-Regioni e dalle associazioni delle Province e dei Comuni per poi essere riportata all’attenzione del Consiglio dei Ministri ed infine in Parlamento. Con questo progetto verranno ripartite in maniera chiara le competenze per singola materia tra lo Stato e le regioni evitando problemi interpretativi che sono alla base di continui conflitti e ricorsi alla Corte Costituzionale. La Devoluzione, che come è noto prevede di devolvere competenze esclusive in alcune materie alle Regioni, rientrerà ovviamente nel contesto più generale di un federalismo unitario e paritario”
    Quindi?
    “Stiamo lavorando per fare dell’Italia una democrazia presidenziale e federale che possa realmente cogliere le opportunità della globalizzazione in un contesto di unità dello Stato. Una democrazia che consenta ad ogni regione di programmare le politiche del territorio in piena autonomia. Si tratta quindi di un federalismo che esalta le caratteristiche, le peculiarità, le tradizioni locali senza determinare division e senza poggiare su assistenzialismi deleteri. Crediamo che cos anche l’atavica arretratezza economica del Mezzogiorno potrà trovare nuovi impulsi per avvicinarsi al livello socio-economico del Centro-Nord.”

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