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Numero 10(74)
Morti i figli
Saddam braccato


    Per molti irakeni l’evento centrale della seconda metà di luglio è stata la notizia dell’eliminazione, il 22 luglio, dei due figli del deposto dittatore Saddam Husayn, Uday e Kusay Husayn.
    La casa a Mosul dove si trovavano insieme a sei guardaspalle e il figlio di Kusay, Mustafa, era circondata dagli americani che, secondo alcune informazioni, avevano ricevuto una delazione dal proprietario dell’ abitazione. Dopo una battaglia di quattro ore con impiego dell’artiglieria e degli elicotteri, la casa è stata presa d’assalto da due centinaia di soldati americani. Quattro delle persone che ci si trovavano (i figli e il nipotino di Husayn nonché uno dei guardaspalle) sono perite, le altre erano ferite. È curioso che gli americani non abbiano nemmeno tentato di catturare vivi i figli di Saddam, probabilmente per apprensione che nel corso degli interrogatori loro potessero dire “qualcosa di sbagliato”. In alcune città irakene questo evento è stato marcato dai spari in aria. Non meno allegra e’ stata la reazione dei politici occidentali. Il presidente americano George Bush ha valutato positivamente l’operazione svolta dalle truppe americane per l’eliminazione fisica dei figli di Saddam Husayn. A detta del capo della Casa Bianca, questo evento attesta che “il vecchio regime se n’è andato dall’Iraq in maniera irrevocabile”. Il primo ministro di Gran Bretagna Tony Blair ha dichiarato da Hong Kong: “Questo è un grande giorno per il nuovo Iraq”. “Queste due persone erano a capo di un regime che non solo rappresentava una minaccia per la sicurezza a causa dei suoi armamenti ma è anche responsabile delle torture e degli assassini di migliaia e migliaia di irakeni, e ne sono a testimonianza le sepolture di massa ritrovate”, - ha detto il premier britannico.
    “Il festeggiamento di questo evento in Iraq attesta il male che incarnava questa gente”, - ha aggiunto lui. Intanto i corpi dei figli di Saddam sono stati portati fuori dall’Iraq, in una base militare americana.
    Però la distruzione dei figli di Saddam Husayn non ha placato il fervore della resistenza agli americani. Letteralmente due giorni dopo tre soldati dalla 101-ma divisione aeromobile che avevano partecipato allo sterminio di Uday e Kusay, sono stati uccisi al nord dell’Iraq. Gli americani non si azzardano ad apparire su buona parte del territorio dell’Iraq senza l’accompagnamento dei blindati, mentre i canali televisivi trasmettono nuovi appelli di Saddam agli irakeni.
    Questa operazione speciale non ha calmato neanche il fervore della critica di Bush e Blair da parte delle schiere di opposizione che li accusano di stravolgimento delle informazioni sugli intenti e le possibilità dell’Iraq nei confronti delle armi di distruzione di massa, perché il problema delle menzogne dette dalle autorità a proposito di argomenti di importanza strategica è sempre percepito con molta sensibilità. Lo scandalo in Gran Bretagna ha raggiunto l’apogeo dopo che su prescrizione personale di Geoff Hoon, il ministro della difesa, è stato divulgato il nome della persona che era stata la fonte delle trasmissioni demistificatorie della BBC, l’esperto militare David Kelly, che è stato poi trovato morto vicino alla sua casa. Che fosse stato ucciso o si fosse suicidato, agli avversari di Blair non era tanto importante – l’essenziale è che lui era la fonte delle rivelazioni delle manipolazioni governative dei fatti, anche se le autorità affermavano che queste erano solo le fantasie dei giornalisti. È stata indetta subito un’ indagine indipendente sulla morte di Kelly, e le quotazioni di Blaire sono rotolate al di sotto di ogni limite possibile. Gli esperti credono che anche se Blair stesso non desse le dimissioni lo dovrebbero fare Hoon che ha commesso il fatto ed Alistar Campbell, addetto stampa di Blair, che cercava di coprire le manipolazioni del suo capo.
    A sua volta neanche George Bush è stato aiutato dalla confessione di G.Tenet, direttore della CIA, che avrebbe nascosto al presidente l’informazione che una parte del “dossier irakeno” era falsa. La seguente, più importante vittima è stato il consigliere di Bush per le questioni della sicurezza, Stephen Hadley che ha proclamato di avere disinformato il presidente. Ma non è detto che la società e soprattutto i senatori democratici che si accingono a competere con Bush alle elezioni, se ne accontentino e non chiedano nuove vittime – fino allo stesso Bush. È in pericoo anche un altro mito, quello della miracolosa salvezza del soldato Jessica Lynch durante la campagna irakena. Perlomeno la direzione della compagnia CBS ha già abbandonato l’idea di fare un film su questa storia a causa delle voci sempre più persistenti che i militari hanno un tantino imbellettato la story di prigionia e liberazione. E nonostante ricerche coscienziosissime gli americani e gli inglesi non hanno mai potuto presentare una qualsiasi prova del fatto che l’Iraq fosse veramente pronto a produrre armi nucleari, chimiche e batteriologiche. Per contenere le perdite e mettere Bush al riparo di un’altra batosta, l’amministrazione degli USA ha dichiarato che d’ora in avanti le truppe americane serviranno in Iraq a rotazione. Saranno rimpiazzate una volta l’anno, e progressivamente saranno sostituite dai “caschi blu”. Si comunica anche che la Spagna e i Paesi Bassi hanno inviato in Iraq le prime unità che faranno parte delle forze di stabilizzazione internazionali previste nel paese. Nel contempo gli USA si sono rivolti alla Turchia e all’India con la richiesta di inviare in Iraq quasi 30.000 soldati promettendo in compenso un notevole aiuto economico. Però Delhi e Ankara hanno vincolato il proprio consenso con una serie di condizioni difficilmente realizzabili.
    La Turchia ha chiesto libertà di azione nella lotta contro gli indipendentisti curdi che si nascondono in Iraq. Se questa richiesta fosse adempiuta, contro gli USA insorgerebbero i curdi che prima ne erano i fedeli alleati. Invece la richiesta dell’India di ottenere la risoluzione dell’ONU implicherebbe l’ammissione del fallimento della propria politica da parte dell’amministrazione di Bush. In più i due Stati chiedono garanzie rigorose di assegnazione degli aiuti promessi, alludendo al fatto che la Turchia, per esempio, non ha mai ricevuto i crediti promessi all’inizio dell’anno.
    D’altra parte anche se la richiesta degli USA fosse esaudita questo porterebbe solo al rincaro dell’operazione che già costa agli americani 4 miliardi di dollari al mese.
    Una parte importante di questa cifra e’ rappresentata dalle spese di riassestamento dell’Iraq. D’altronde per il momento i successi degli americani in questo campo sono modesti. Sono solo riusciti a far funzionare il minimo necessario degli ospedali, e qua e là hanno ripristinato l’erogazione dell’energia elettrica. Hanno addirittura rimandato a ottobre l’emissione della nuova valuta.
    Nel tentativo di distogliere l’attenzione dalla situazione in Iraq Bush improvvisamente si è attaccato ancora alla Siria e all’Iran, accusandoli di favoreggiamento personale ai terroristi e dichiarando che “gli Stati che sostengono il terrore ne devono assumere la responsabilità”. Negli ultimi mesi gli USA hanno anche accusato la Siria di ricettare i fuggitivi membri del regime di Saddam.
    L’addetta stampa del ministero degli esteri siriano Buthaina Shaaban ha risposto: “Queste accuse non sono nuove, in Siria noi siamo già abituati a tali affermazioni e non abbiamo nessuna voglia di rispondere alle accuse perché esse fanno parte della pressione che si esercita sempre sul nostro paese... Gli americani conoscono l’atteggiamento della Siria riguardo il terrorismo meglio degli altri, e sanno come abbiamo collaborato nella lotta contro il terrore globale”. L’Iran, a sua volta, è accusato da Washington dei tentativi di mettere a punto l’arma nucleare. L’Iran rifiuta queste accuse e afferma che gli USA attizzano disordini nel paese incoraggiando gli studenti favorevoli alle riforme. Per quanto riguarda il favoreggiamento personale ai terroristi, per gli irakeni questi sono i funzionari di “Al-Qaida” di vari gradi arrestati a decine. Il ministro dei servizi segreti dell’Iran Ali Yunessi ha detto ai giornalisti che tra di loro c’è gente di calibro differente ma ha rifiutato di dire i nomi.
    Il ministro ha anche rifiutato di commentare le comunicazioni della stampa che afferma che i servizi di sicurezza irakeni avrebbero arrestato Aiman al Zawahiri, numero due nella gerarchia di “Al-Qaida”. In ogni modo gli iraniani riescono a conservare un particolare senso dell’umorismo in questa situazione. Il presidente del paese Mohammad Khatami ha detto che Teheran sarebbe molto sorpreso se il presidente americano George Bush smettesse di minacciare l’Iran. Khatami ha anche aggiunto che “gli USA e la Gran Bretagna si confrontano in Iraq con grosse difficoltà e non sono in grado di soddisfare i fabbisogni del popolo irakeno”. Vedendo che gli USA si sono invischiati per molto tempo nel Medio oriente il terzo paese membro dell’”asse del male” – la Corea del Nord – può permettersi di importunare Washington che ha paura di intraprendere una operazione militare visto che il regime di Kim Jong-il probabilmente possiede l’arma nucleare. Il 25 luglio a Pyongyang si è tenuto il cosiddetto Tribunale internazionale per l’esame dei delitti americani in Corea dove contro George Bush erano mosse accuse di violazione di 11 leggi e accordi, tutto nelle migliori tradizioni propagandistiche di un regime totalitario. Sembra che in questo modo la Repubblica democratica popolare coreana ha deciso di dimostrare di non avere paura degli USA. Infatti i coreani del Nord vengono trattati con tanta cautela per timore delle possibili testate nucleari che con tutte le probabilità nel mondo scoppierà tutta una moda di avere la propria arma nucleare come garanzia di non intervento. Intanto la Russia per ogni evenienza ha intrapreso una verifica del sistema di difesa civile in Estremo oriente, nel timore di ondate di rifugiati in caso di possibile conflitto militare.

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