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Numero 16(80)
Investimenti esteri nell’economia russa: gennaio-settembre 2003

    Il clima d’investimenti della Russia è stato e rimane attraente. Secondo il rapporto del Comitato statale per le statistiche “Sugli investimenti esteri nell’economia della Russia a gennaio-settembre 2003”, il capitale estero accumulato nell’economia russa, verso la fine di settembre dell’anno corrente, è stato di 53,6 miliardi di USD: questo valore supera del 34,7% quello dell’anno precedente. Nella struttura dei fondi accumulati si osserva l’aumento del peso specifico degli investimenti diretti rispetto al 2002, in misura sino al 22,3% (a fine settembre 2002, il 20,4%).
    Nel contempo, nella struttura dei fondi accumulati è avvenuta la riduzione relativa degli investimenti di portafoglio sino allo 0,4%, mentre la quota parte di altri investimenti è rimasta praticamente invariata: il 77,9%. I Paesi investitori più importanti, che realizzano investimenti maggiori, sono sempre i seguenti: Germania, USA, Cipro, Gran Bretagna, Francia, Paesi Bassi, Italia. La quota parte di questo gruppo di Paesi nel volume complessivo degli investimenti esteri accumulati è aumentata fino al 70% (il 64,5% nel gennaio-settembre 2003). Gli investimenti diretti ammontano al 70,8% del volume complessivo degli investimenti esteri diretti.
    In tutto, in 9 mesi dell’anno corrente, nell’economia russa sono affluiti 20,9 miliardi di USD di investimenti esteri, il che supera del 61,9% il valore del periodo corrispondente del 2002. Attualmente nella struttura degli investimenti prevalgono gli investimenti diretti, il che, secondo gli analisti, avrà un effetto positivo sulla crescita economica e sulla riduzione del deflusso dei capitali interni. Per fare un confronto, nel gennaio-settembre 2002, l’incremento del volume complessivo di investimenti diretti è stato del 32,8%. Il volume degli investimenti diretti nel gennaio-settembre 2003 è aumentato del 77,3%, rispetto al periodo corrispondente del 2002, ed è stato di 4,67 miliardi di USD: aumentano a ritmi più rapidi rispetto ad altri tipi di investimenti nell’economia. Tale dinamica si verifica dal 2001 e dimostra che l’atteggiamento degli investimenti esteri corrisponde allo sviluppo positivo della situazione economica in Russia.
    Non va dimenticato peraltro che l’aumento degli investimenti verificatosi negli ultimi 5 anni avviene sullo sfondo di un calo drammatico di attività d’ investimenti negli anni precedenti. Bisogna poi considerare la struttura della nostra industria e la condizione delle attività fisse funzionanti. E’ presto pertanto parlare di un boom degli investimenti, finché la Russia non passi al rinnovamento della base tecnologica. Si verifica l’aumento degli investimenti esteri diretti anche rispetto al PIL: nei confronti del 2002 sono cresciuti dall’1,1% all’1,5%. Continua l’aumento forte di altri investimenti: fino a 16,2 miliardi di USD (del 60,7%).
    Il volume degli investimenti da portafoglio nel gennaio-settembre dell’anno corrente si è ridotto del 73,8% rispetto al periodo corrispondente del 2002, ed è stato di soli 81 milioni di USD. Gli investimenti esteri continuano ad andare maggiormente al commercio (8,9 miliardi di USD versati nel gennaio-settembre 2003) e all’industria (7,6 miliardi di USD), in cui primeggia il settore dei combustibili (2,8 miliardi di USD). Oggi sono in aumento pure gli investimenti esteri nelle comunicazioni e nei settori produttivi che comprendono industrie competitive non legate al petrolio (per esempio, nei mezzi di comunicazione industriali), nonché nell’industria alimentare, in cui si sviluppano attivamente le imprese nazionali con la partecipazione parziale o completa del capitale estero.
    D’altra parte, dalla Russia nello stesso periodo, secondo i dati del Comitato statale per le statistiche della Federazione Russa, sono stati trasferiti all’estero $16,3 miliardi di investimenti: una cifra inferiore dello 0,4%, rispetto al valore del periodo corrispondente dell’anno scorso. I fondi maggiori sono stati investiti a Cipro (4,7 miliardi di USD) e nelle isole Vergini (2,4 miliardi di USD).
    L’afflusso netto di investimenti in Russia, secondo i dati del Comitato statale per le statistiche sarebbe stato di 4,6 miliardi di USD. Va notato inoltre che nel gennaio-settembre del 2003 si verifica una situazione completamente contraria: il deflusso dei capitali dalla Russia e’ stato di circa 5 miliardi di USD: questa cifra è un po diversa da quella indicata dalla Banca Centrale della Russia (4,1 miliardi di USD).
    Nel III trimestre, poi, il deflusso netto dei capitali, secondo la stima della Banca Centrale, avrebbe raggiunto una quota massima negli ultimi due anni. E’ lecito chiedersi, a questo punto, su che cosa sono fondate le stime del Comitato statale per le statistiche? E’ evidente una deformazione della situazione reale, cioè di una palese intensificazione della fuga dei capitali dal Paese. E’ probabile che tale intensificazione sia in parte dovuta al fatto che alcuni grossi imprenditori hanno esportato i propri capitali per aumentare la sicurezza dei propri capitali, il che, a sua volta, è dovuto alle vicende della Yukos, che potrebbero comportare, secondo loro, la revisione dei risultati della privatizzazione.
    Nel complesso, l’analisi dimostra che si stanno verificando delle modifiche positive nell’ambito dell’attrazione dei capitali esteri nel Paese, soprattutto per quanto riguarda l’aumento del volume e della quota parte di investimenti diretti nella struttura generale. Inoltre, la situazione economica nel Paese sta migliorando, si registra una crescita economica stabile di alcuni indicatori, ma non vale la pena di sovravvalutare la situazione. Anche se esiste una certa dinamica positiva con l’arrivo di investimenti in Russia, permane anche un deflusso notevole di capitali dal Paese, che supera l’afflusso di investimenti. D’altronde, in generale si verifica l’aumento di interesse verso la Russia da parte di investitori occidentali.
    Con l’ulteriore progresso dell’economia di mercato e con la formazione di un ambiente istituzionale favorevole, bisogna attendere un afflusso assai maggiore di capitali esteri nel Paese (il livello necessario degli investimenti esteri diretti non deve essere inferiore a 10 miliardi di USD all’anno).
    Nel contempo, il livello attuale degli investimenti esteri in Russia non corrisponde al potenziale dell’economia russa (secondo gli esperti, l’economia russa vivrebbe una ripresa di investimenti, ma solo in alcuni settori). Andrej Illarionov, il consigliere economico del Presidente, prevede un possibile surriscaldamento del mercato degli investimenti, che potrebbe causare un’altra crisi dell’economia nazionale. Nonostante l’esistenza di trend elevati dell’aumento di investimenti diretti procacciati e dell’aumento della loro quota parte nei confronti del PIL, l’ultimo valore rimane molto più basso rispetto a quelli dei Paesi emergenti.
    Va anche considerato che per usare al massimo i capitali ottenuti per far crescere il PIL, la struttura degli investimenti dev’essere mirata ad una prospettiva a breve termine. Nella struttura degli investimenti, cioè, devono prevalere investimenti diretti (crediti vincolati per le forniture delle attrezzature e dei componenti contengono il processo di ristrutturazione dell’economia russa), ma ciò dipende direttamente dai tassi di sviluppo del mercato dei titoli, il quale è tuttora piccolo e instabile, e a patto poi che il sistema bancario sia più diversificato e più adattato all’economia in ripresa di un periodo non più di transizione, ma di ricostruzione.
    A parte tutto il resto, per incentivare sul serio l’attrazione dei capitali nel Paese, bisogna preparare e realizzare alcuni provvedimenti nel settore giuridico, finanziario e fiscale, nella gestione delle risorse di investimento a livello statale e regionale, nonché la creazione di condizioni eque di concorrenza, l’ espletamento di una politica efficiente, mirata all’aumento di qualità della gestione corporativa nel Paese.

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