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Numero 2(82)
I nuovi membri dell’UE aderiranno al sistema dell’euro in tempi diversi

    L’ingresso dei nuovi Paesi membri dell’Unione Europea nel sistema dell’euro non avverrà nello stesso momento, malgrado che tutti essi diventeranno membri dell’Unione contemporaneamente: il 1 maggio di quest’anno. Quest’argomento è stato trattato dal Convegno internazionale finanziario, svoltosi a Vienna.
    Secondo la maggior parte degli esperti partecipanti al convegno di Vienna, 10 nuovi membri dell’UE potranno introdurre da loro la valuta europea solamente quando “saranno pronti”. Per prepararsi, avranno tempo fino al 2006 o fino al 2007. Ma diversi esperti, e in particolare, il rappresentante della Polonia, hanno chiesto “un rispetto vero dei criteri di Maastricht, che sono necessari per l’ingresso nell’UE, e l’adesione più veloce di tutti i nuovi membri dell’UE nella zona dell’euro”.
    Secondo gli esperti, tutti i Paesi candidati “sembrano corrispondere ai criteri di Maastricht: il deficit di bilancio non supera il 3 percento del PIL, il debito estero nazionale non supera il 60 percento del PIL, l’inflazione è sotto controllo”. Ma le condizioni necessarie per l’adesione all’Unione Europea, indicate nella dichiarazione di Maastricht, prevedono anche “la capacità di unirsi al sistema dell’euro”, ma molti Stati che aderiranno all’UE non sono in grado di farlo “in tempi ragionevoli”.
    Ne risulta quindi che i Paesi piccoli che diventeranno membri dell’UE, cioè Cipro, la Malta, la Slovenia e i Paesi Baltici non potranno entrare nella zona dell’euro prima del 2008. Anche l’Ungheria, la Polonia e la Slovacchia, in forza di diversi motivi finanziari ed economici, non potranno diventare membri della zona dell’ euro prima del 2008, mentre la Repubblica Ceca aderirà a questa zona solo nel 2010.
    Secondo quanto hanno rilevato i partecipanti al convegno finanziario di Vienna, “la questione dell’ingresso dei nuovi membri dell’UE nella zona dell’euro non è stata studiata con la profondità necessaria, come anche il problema del mercato del lavoro, e queste tematiche torneranno più volte a far venire il “mal di testa” alla Commissione Europea.

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