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Numero 2(82)
“Finché non tuona...

    ... l’uomo non si segna”: gli abitanti di Mosca hanno avuto l’occasione di accertarsi un’altra volta della saggezza di questo antico proverbio russo (che vuol dire, pressapoco, “finché tutto va bene, non si prendono precauzioni”), quando, la sera del 14 febbraio, è crollato improvvisamente il tetto del “Transvaal”, il primo e per ora l’unico parco acquatico della capitale, che era stato aperto il 20 giugno del 2002. A parte alcune piscine ed attrazioni acquatiche, l’edificio comprendeva una palestra, un bowling, diversi bar e ristoranti.
    Nel momento in cui è avvenuto il disastro, nell’edificio si trovavano più di mille persone, delle quali 426 direttamente nel parco acquatico. Ne sono morte 28. Questo numero peraltro può crescere fino a 40 o addiruttura fino a 50 persone. Oltre cento persone sono state ricoverate. La superficie complessiva della zona distrutta e’ di circa cinque mila metri quadrati. Alcune squadre di soccorritori sono subito arrivate sul luogo della tragedia. Per i lavori di salvataggio sono state impiegate in tutto 150 attrezzature diverse, 700 soccorritori e 300 agenti degli della forza pubblica. Il loro lavoro è stato molto ostacolato da tantissimi pezzi di vetro frantumato.
    Naturalmente sono state subito avanzate alcune ipotesi sui motivi del disastro. La prima riguardava ovviamente l’attentato terroristico. Ma quest’ ipotesi che permetteva di attribuire tutto ai terroristi ceceni è stata respinta abbastanza in fretta. Sono state ritenute invece più probabili le altre supposizioni, come quella della violazione delle norme di manutenzione dell’edificio, i difetti di costruzione, il fatto che i proprietari non volevano togliere dal tetto la neve che vi si era acculata, ecc. Non importa, dopottutto, quale di queste ipotesi si rivelerà giusta: in ogni caso vi sarà coinvolta la responsabilità non solo dei proprietari del parco acquatico, ma anche quella dei funzionari di Mosca, che avevano omologato l’edificio nel 2002, quando era stato costruito a tempo di record, perché si doveva finirlo entro il Giorno della festa della città. Quei funzionari hanno chiuso un occhio sulle imperfezioni e sulle eventuali irregolarità nell’utilizzo.
    Il Procuratore di Mosca Anatolij Zuev ha già informato che e’ stata intentata causa penale per “omicidio colposo per imprudenza”. Tale accusa prevede la reclusione fino a 5 anni. Ci si domanda però se il caso raggiungerà la fase processuale, e chi andrà sul banco degli imputati. L’ipotesi del processo può essere ritenuta assai verosimile solo per la dichiarazione fatta da Serghei Shoygu, il Ministro per le situazioni di emergenza, arrivato anche lui sul luogo del massacro: egli ha detto che “simili cose non vanno perdonate”. Anche il sindaco di Mosca Yuri Luzhkov, poi, ha promesso che l’indagine sarà “aperta al massimo”. Ma tutta l’esperienza di casi simili fa credere che a finire sotto processo saranno solo uomini che ricoprono cariche basse, mentre i veri colpevoli, forse assai altolocati, potranno evitare qualsiasi castigo.
    L’unico effetto positivo della tragedia è probabilmente questo: il Governo di Mosca ha dichiarato la necessità di controllare tutti gli edifici con tetti complicat. Ma una domanda rimane aperta: che cosa ha impedito loro di svolgere tali controlli in precedenza, e, soprattutto, quale sarà il risultato dell’ispezione futura? Non sfocerà tutto in un’altra prescrizione non realizzata, o con un’altra bustarella gonfia di soldi, destinata ad un altro funzionario “controllore”?

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