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Numero 2(82)
Elezioni presidenziali:
calma piatta


    Dopo gli avvenimenti tempestosi della settimana scorsa, quando la Corte Suprema ha confermato la validita’ del diniego alla registrazione di Victor Gherashenko, e il Comitato Elettorale Centrale invece ha sorpreso tutti registrando quasi tutti i candidati che avevano presentato le firme, la corsa presidenziale è arrivata in dirittura di arrivo.
    Adesso ci sono 7 candidati che vi prendono parte: il Presidente attuale, che secondo i sociologhi è in testa a tutti gli altri, e 6 inseguitorci che sono indietro di un giro. Una competizione reale, ammesso che sia possibile, si farà soltanto per il secondo posto.
    Alle elezioni insomma manca l’ intreccio, la tensione, e per la maggior parte dei candidati si svolgono sotto il motto olimpico “non è la vittoria che conta, ma la partecipazione”. La competizione che ha luogo per adesso non è la competizione per la vittoria ma per “aggregarsi” alla vittoria perché tutto sembri più o meno discreto e per le nuove persone nella posizione di capo sia al fianco sinistro che destro.
    Poi è possibile che qualcuno dei partecipanti esca dal gioco (i capi del Partito Comunista della Federazione Russa hanno già minacciato di ritirare il loro candidato a causa del rifiuto di Putin di prender parte ai dibattiti televisivi), anche perché la lista dei candidati sarà diradata dalla Procura Generale. Questa, in particolare, sta svolgendo un’ inchiesta sul caso delle firme “false” raccolte per Ivan Rybkin e Serghej Glazjev. Azzardiamo supporre che la “registrazione condizionata” di Glazjev e Rybkin, i due candidati più sconvenienti per il Cremlino, con l’ assegnazione alla Procura Generale del diritto di decidere il loro destino futuro non è che un trucco per assicurarne la manovrabilità e la possibilità di scartarli in ogni possibile momento. Tra l’altro Rybkin è sparito prima dell’inizio della registrazione, e mentre la milizia e le forze speciali lo stanno cercando, vengono avanzate tante versioni politiche. Per lo più si parla di un tentativo di destabilizzare la situazione nel paese e di delegittimare le elezioni.
    Vladimir Putin non ha ancora vinto, ma la sua vittoria, di cui nessuno dubita, è già svalutata dalla debole composizione dei partecipanti. Le imminenti elezioni del Presidente si svolgono secondo il modello delle “brutte elezioni regionali”, quando c’è un “padre del popolo” e tutti (o quasi tutti) gli altri candidati formalmente alternativi gli fanno pubbliche dichiarazioni di fedelta’. Simili elezioni e la vittoria in esse è molto difficile da presentare come il trionfo della democrazia. Il Cremlino si trova in una posizione molto complicata in cui si era messo in un certo senso da solo. La democrazia controllata permette di richiamare dal proprio posto il candidato che non passa, ma è molto più difficile fare si’ che sia la persona giusta a presentarsi candidato. Se non c’è la politica pubblica non ci sono dei politici, se non dalle stesse file.
    Prima delle elezioni, il Cremlino ha già commesso alcuni sbagli. Il primo al livello della presentazione dei candidati. La mancanza di rivali giusti mina il valore della vittoria. È un’altra volta quando si e’ voluto fare la cosa giusta ma non ci si è riusciti. In seguito il campione riconosciuto corre con i politici di seconda - terza classe. Per loro ogni risultato è buono, per lui – viceversa.
    Alle elezioni imminenti non prendono parte i partiti, una situazione mai vista dal 1991. Non ci sono partiti politici- ci sono solo alcuni cittadini, tra i quali alcuni sono stati avanzati dai partiti. Quelli che sono sostenuti dai partiti stessi,- Malyshkin e Kharitonov,- prendono 1/10 dei voti dei partiti; e quelli che possono contare su di una quantità più grande di voti- Khakamada e Glazjev- non sono sostenuti ufficialmente dai loro partiti. Neanche il presidente vigente ha voluto presentare la sua candidatura da “Russia Unita” – ha preferito raccogliere le firme.
    Perché tutti i partiti forti e i politici che li capeggiano, conosciuti da tutto il paese e nel mondo hanno rinunciato a partecipare alle elezioni ? Hanno paura dopo il fallimento alle elezioni in Duma ? Si sono resi conto che nel loro eletorato diradatosi c’è una gran parte di sostenitori di Putin? Hanno semplicemente speso troppo e non vogliono buttare soldi al vento per fare le comparse? Le idee che potrebbero competere con quelli del Presidente scarseggiano? Può darsi che tutte le versioni siano giuste.
    Dunque, chi prende parte alle elezioni del 14 marzo? Perché loro hanno bisogno delle elezioni e perché le elezioni hanno bisogno di loro?
    Nicolaj Kharitonov (Partito Comunista) e Oleg Malyshkin (Partito liberale- democratico) sostituiscono i loro capipartito che si sono ritirati da soli. Serghej Mironov, lo speaker del Consiglio della Federazione, formalmente persona numero 4 nello stato, dichiara la necessità di “sorreggere” il presidente ed è il supplente chiamato a far sì che le elezioni abbiano luogo “con qualsiasi tempo”.
    Sembrava che si abbia bisogno di Ivan Rybkin solo per la campagna anti- Putin durante la raccolta delle firme. Era poco probabile che le avrebbe raccolte e che il Comitato Elettorale Centrale le avrebbe accettte. Comunque è successo.
    Irina Khakamada non ha acconsentito alla posizione della maggior parte degli uomini di destra, ed ha lanciato una sfida a Putin. Indipendentemente dai suoi desideri personali la Khakamada gioca a favore del Cremlino, perché non essendo in grado di ottenere una parte significativa dei voti da’ comunque alle elezioni un certo prestigio, specialmente come le vede l’Occidente. Sotto questo aspetto Irina Mutzuovna Khakamada va benissimo- è un politico liberale vero, ed è una donna. Solo che per essere un rivale ideale per il presidente vigente dovrebbe avere più ritegno nel parlare.
    Il candidato più sconveniente per il Cremlino adesso è Serghej Glazjev. Non sarebbe giusto ammetterlo alla elezione- se lui diventasse il dirigente di tutti gli uomini di sinistra - , ma non sarebbe neanche giusto rifiutarlo perché ovviamente è uno dei concorrenti di Putin più forti. Glazjev sarà sconveniente anche durante la campagna elettorale- le sue idee assomigliano a quelle di Putin ma sono enunciate meglio (non per niente è apparsa un’idea che “le regole morali dell’uomo d’affari ortodosso” siano state fatte per Putin ma Glazjev glie le abbia rubate) e la vittoria per lui è praticamente sicura. Finché è in veste di corridore senza macchina è più facile delimitarlo. Appena le sue qualita’ di un politico di sfondamento si uniscono alle infrastrutture di partito potenti della sinistra sarà fortissimo. Del resto, tutti giocheranno contro Glazjev - sia il Cremlino che gli avversari che i sostenitori. L’unica questione – con quanta decisione lo faranno.
    Però il rivale principale del presidente vigente in queste elezioni è senza corpo e senza sangue. È un elettore virtuale - è anti-Putin. “Contro tutti” in questa situazione di prevalenza di un candidato si trasforma in un voto contro di lui personalmente. Ecco perché il Cremlino dovrebbe temere non tanto dei concorrenti forti - non ce ne sono comunque- ma il poco interesse per le elezioni da parte degli elettori, la loro passività o, al contrario, il malcontento attivo per il risultato programmato. Il fatto stesso della registrazione di Glazjev e Rybkin prova che il Cremlino lo capisce.
    Il compimento della fase di registrazione permette di valutare come funziona la nuova legge delle elezioni del Presidente. Secondo questa legge i partiti che sono presenti in Duma hanno un vantaggio: essi registrano i loro candidati automaticamente senza raccogliere le firme. Ma dai tre partiti parlamentari e un blocco, quella più importante - “La Russia Unita”- non ha neanche presentato il candidato, unendosi intorno al presidente vigente; le altre due- il Partito Comunista e i Liberal-Democratici- hanno approfitato del loro diritto formalmente, presentando un candidato qualsiasi; “Rodina” (“Patria”) praticamente non si è servita del suo diritto e immersa com’ e’ nelle divergenze interne ha cominciato un gioco strano con la presentazione di un candidato “non vero”. Il meccanismo dell’esclusione dei candidati deboli tramite i requisiti elevati sulla quantità delle firme non è risultato efficace. Tutti tranne due evidenti outsider sono riusciti a presentare 2 milioni di firme, anche se la maggior parte dei candidati, secondo i dati rilevati dalle indagini, non raccoglie la stessa quantità di voti. Ci sono 20 milioni di firme raccolte (pensate a questa cifra enorme- è quasi la quinta parte degli elettori del paese e la terza parte di quelli che votano), 12 milioni sono stati presentati al Comitato Elettorale Centrale. Nonostante il fatto che scartare le firme non presenta alcuna difficoltà per il Comitato, esso non ha ancora approfitato del suo know-how, anche se ha già minacciato Glazjev e Rybkin e ha dichiarato di aver trovato il 26 % di firme false per quest’ultimo.
    Le elezioni imminenti danno alimento all’analisi della “democrazia controllata”. Essa viene controllata in modi diversi. Durante la fase della presentazione il Cremlino spingeva alcuni candidati avanti e alcuni da parte. Durante la raccolta delle firme le cosidette risorse amministrative controllate interamente dal Cremlino permettevano di “tenere fermo e non lasciar andare” . Nella fase di registrazione c’è la possibilità di una prepotenza lecita. Infine, nella fase delle campagne elettorali c’è la possibilita di tenere la mano sulla gola grazie al controllo sui mass media e alle rigide restrizioni finanziarie che stabiliscono il limite che è insufficiente anche per le elezioni regionali. Si chiede, dove facciamo la democrazia? E quando- il giorno della votazione?
    Che cosa ci aspetta dopo le elezioni? Niente, cioè niente di nuovo. Le elezioni dimostrano la mancanza di politica e di politici pubblici, la mancanza di idee... Al fianco liberal-democratico le elezioni non porteranno - già non hanno portato- né al consolidamento delle forze, né all’inizio del ripristino dell’ unita’ fra l’ “Unione delle Forze di Destra” e “Yabloko” dopo il fallimento nelle elezioni per la Duma. Tale ripristino è abbastanza problematico vista l’introduzione della barriera del 7% nelle prossime elezioni in Duma e la ritirata degli uomini d’ affari locali dai partiti perdenti nelle regioni. Al fianco sinistro le elezioni possono portare ad alcuni spostamenti specialmente nel caso di un successo di Glazjev che comunque non è garantito. Al grande “centro” le elezioni hanno già dimostrato il ruolo limitato che il Cremlino attribuisce al “partito dirigente” cioè la “Russia unita”. “La Russia unita” è un progetto elettorale della Duma, che sembra venga usato come un canotto pneumatico una volta in quattro anni, facendone uscir aria ogni volta dopo le elezioni parlamentari.
Nikolai Petrov
www.grani.ru


Commento di Mikhail Deliagin
Direttore dell’Istituto dei problemi di globalizzazione
Da un lato la partenza della campagna presidenziale è stata segnata da una tolleranza incomprensibile da parte del potere che ha registrato quasi tutti i candidati. E veramente è stata una bella sorpresa. Si capisce che è stato fatto per assicurare l’ afflusso dei votanti, che era praticamente esaurita dallo scarso interesse per le elezioni. L’ afflusso era minacciosamente basso, cioè la situazione strana di San Pietroburgo poteva ripetersi, anche se la barriera era del 25 % e non del 50%. Anche adesso questa situazione può ripetersi, ma è poco probabile.
    La seconda cosa che bisogna rilevare sono gli attentati. Prima è successo un atto di teppismo (come lo hanno valutato ufficialmente) sul pianerottolo di una giornalista che ha scritto un libro “anti- Cremlino”. Poi è accaduta l’esplosione in metropolitana. Più la scomparsa di Rybkin. Non importa se ciò è stato fatto per non ammettere Rybkin alle elezioni o per provare a screditare il presidente in carica in qualche modo. La scomparsa di un politico è una cosa seria.

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