Numero 5(85)
Aumenta la pressione dell’opposizione e delle associazioni per la difesa dei diritti umani
Il 7 maggio Vladimir Putin ha assunto la carica di Presidente della Russia. Ha giurato sulla Costituzione della Federazione Russa di rispettare e difendere, durante tutto il periodo del suo mandato i diritti e la libertà della persona e del cittadino, di osservare e proteggere la Costituzione della Federazione Russa, di difendere la sovranità e l’indipendenza, la sicurezza e l’integrità dello Stato, servendo fedelmente il popolo. All’interno del suo breve discorso, il presidente ha invitato la Russia a diventare un paese aperto: “un paese pronto ad un’ampia e paritaria cooperazione con gli altri governi”.
Non ha tuttavia fatto in tempo a finire il discorso che le sue parole sono subito state commentate. Il primo vice dell’amministrazione centrale del sistema carcerario del Ministero della Giustizia,Valerij Kraev ha dichiarato durante una conferenza stampa a Mosca, che gruppi della criminalità organizzata finanziano le organizzazioni per la difesa dei diritti umani, in modo da “destabilizzare con il loro aiuto l’attività del GUIN (il suddetto sistema carcerario, ndt.)”. Per non rimanere a corto di argomenti, ha specificato che una di queste organizzazioni è gestita da Lev Ponomarjov. “Abbiamo le registrazioni di trattative telefoniche, e sembra ci sia dentro anche Berezovskij”, ha aggiunto sibillino Kraev. Secondo i suoi dati 163 organizzazioni russe ricevono finanziamenti da Berezovskij. 32 organizzazioni percepiscono mensilmente circa 5 mila dollari, 31 organizzazioni 15 mila e 98 da 7 a 10 mila. Sempre secondo Kraev è stato rilevato che tra il marzo e l’aprile del 2004 alcuni cosiddetti “ladri autorizzati” si sono incontrati a Cheljabinsk, Irkutsk, Novosibirsk, Kemerovo con le “personalità” criminali locali e con i rappesentanti delle organizzazioni beneficiarie dei fnanziamenti delle strutture criminali. “Questi incontri avevano lo scopo di destabilizzare gli istituti del sistema carcerario del Ministero di Giustizia russo e condurre un’azione di protesta presso i luoghi di detenzione”, ha riferito Kraev.
È necessario dire che le organizzazioni umanitarie non hanno lasciato tali parole senza risposta. Sia Lev Ponomarjov sia Antonina Sokolova, il rappresentante dell’organizzazione “Amnistia Urali” (una delle nominate da Kraev) hanno dichiarato che citeranno in giudizio il funzionario del GUIN esigendo da lui che produca prove documentarie di ciò che afferma, o che risponda della calunnia.
Ancora piú duramente sono stati attaccati i rappresentanti del Partito Nazional-bolscevico, che sono stati arrestati durante il giorno della cerimonia di insediamento del presidente al Teatro Bol’shoj, per essere quasi riusciti a mandare all’aria la manifestazione, gettandosi sulla scena ed ammanettandosi all’impianto luce. Secondo i membri del partito, dopo la cattura sarebbero stati percossi ferocemente dalla polizia, ed alcuni sarebbero dovuti essere addirittura portati al pronto soccorso dell’ospedale. A parte ciò, insieme ai “Limonisti” (membri del Partito Nazional-bolscevico, ndt.) sono stati trattenuti anche due giornalisti della rete televisiva Ekho-TV che si trovavano casualmente lì vicino. Il corrispondente Aleksandr Orlov e l’operatore Vladimir Boikov sono stati tradotti al dipartimento di polizia di Kitaj-Gorod, dove sono stati trattenuti sino alle 3 del mattino. E a Kaliningrad è stata aperta un’inchiesta sulla tiratura di volantini con la scritta “La Russia senza Putin”. È poco probabile che tali azioni da parte del potere migliorino l’immagine della Russia all’estero. Poco tempo fa al Parlamento degli Stati Uniti hanno avuto luogo dibattiti inerenti la crescita della democrazia, la conservazione dei diritti civili e il rispetto della legge in Russia durante il mandato del presidente Putin. Fino ad ora i giudizi sono stati diversi. Ma la comparsa nel vocabolario da loro utilizzato di “regime autoritario” e di “spionofobia” è un segnale di allarme per Vladimir Putin in particolare e per la Russia intera in generale.
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