Numero 10(90)
Deputato di “Russia Unita” procede contro l’amministrazione del Presidente della Federazione Russa
La fazione parlamentare del partito “Edinaja Rossija” (“Russia Unita”) non risulta affatto un gruppo “di deputati e di eletti del popolo”, bensi’ la “nomenklatura” dell’amministrazione presidenziale.
Il Cremlino la dirige a mezzo di minacce e parolacce. Nella dichiarazione presentata alla Corte Costituzionale, Anatolij Ermolin, membro della fazione parlamentare “Russia Unita”, racconta delle pressioni inaudite che vengono esercitate sui deputati.
Anatolij Ermolin, membro del gruppo parlamentare “Russia Unita”, ha inviato a Valerij Zorkin, presidente della Corte Costituzionale, una lettera in cui chiede che vengano presi in esame “i comportamenti di funzionari altolocati dell’amministrazione presidenziale; comportamenti che non solo vanno al di là dei poteri di quest’ultimi, ma sfidano il Codice penale”, informa il sito Gazeta.Ru.
La lettera descrive un incontro avvenuto fra un gruppo di deputati della fazione “Russia Unita” e “un funzionario altolocato dell’amministrazione presidenziale”, svoltosi il 6 luglio 2004. “Durante l’incontro”, afferma Ermolin, “ci è stato detto, in maniera grossolana e volgare, in tono perentorio, che non eravamo altro che “deputati e eletti del popolo”, e che per ciascuno di noi si era resa in concreto garante una persona dell’apparato presidenziale, e che eravamo tutti “legati” da questo impegno”.
Più tardi, durante lo stesso incontro, prosegue Ermolin, un membro del gruppo, un avvocato di mestiere, ha fatto notare che i disegni di legge promossi dall’amministrazione sono “palesemente impropri, violano la Costituzione e possono ledere la reputazione della fazione”. Il funzionario del Cremlino ha replicato con una serie di improperi, seguiti dal consiglio ai deputati di “tener per sé il proprio parere” e dall’ordine: “Votate, come vi è stato detto, e dopo ci vedremo chiaro!”.
Tra i deputati presenti all’incontro c’erano anche personalità vicine, a livello professionale, a esponenti di grosse aziende russe. Ad essi è stato fatto capire direttamente “quali conseguenze il loro comportamento “sbagliato” potrebbe avere sugli industriali che conoscono, citando l’esempio della situazione della Yukos”.
“Io, purtroppo, tacevo”, scrive Ermolin, “e ridacchiavo imprudente, ricordando quelli che erano i princìpi che solevano vigere al Cremlino fino al momento in cui sono state pubblicate le ultime iniziative del Presidente della Federazione Russa, mirate al consolidamento della gerarchia del potere in Russia... Mi vien paura solo a pensare a ciò che succederebbe se, al termine della ricostruzione politica del Paese, in cima alla piramide del potere dovessero trovarsi gli stessi uomini che hanno organizzato tale incontro”.
L’autore della dichiarazione non cita i nomi dei funzionari altolocati dell’amministrazione di Putin, “perché si capisce senza difficoltà chi personalmente poteva permettersi tale iniziativa”. E infatti, si è riusciti abbastanza in fretta ad arrivare ai nomi, o per la precisione, al nome del promotore dell’iniziativa, osserva il Gazeta.Ru: ad avere un “incontro di chiarimento” con i parlamentari è stato Vladislav Surkov (diventato famoso negli ultimi tempi per aver etichettato tutte le forze di opposizione, dal Partito comunista a Yabloko, come appartenenti alla “ quinta colonna”).
Alla Corte Costituzionale non compete, scrive il Gazeta.Ru, interpretare i comportamenti grossolani di chicchessia, siano essi funzionari dell’amministrazione presidenziale o deputati della Duma. Ma quando si tratta di manovre del Cremlino, mirate a costringere -attraverso minacce, umiliazioni e parolacce- i deputati della Duma di Stato a “votare come è stato detto loro”, tali comportamenti possono e evidentemente devono diventare, in uno Stato di diritto, oggetto di un’inchiesta nei confronti del funzionario che si è preso la libertà di averli, con tutti gli effetti che comporterebbe per lui la dimostrazione della sua colpevolezza.
Nello stesso tempo, le pressioni illegittime sui deputati del gruppo parlamentare che controlla la maggioranza costituzionale nella Duma, esercitate per costringerli ad approvare certe leggi, potrebbe diventare effettivamente oggetto di un’inchiesta speciale da parte della Procura Generale e del Servizio federale di sicurezza, con la partecipazione degli esperti della Corte Costituzionale. Tale inchiesta potrebbe rimettere in discussione la validità di tutte le leggi già approvate dalla Duma attuale. Se venisse fuori infatti che i funzionari dell’amministrazione presidenziale a partire da dicembre 2003, hanno tenuto atteggiamenti impropri, - minacce e improperi inclusi -, verso i deputati, influenzandone le decisioni, vorrebbe dire che l’approvazione da parte della Duma di tutti i disegni di legge presi in esame in tale periodo di tempo viola apertamente il punto 4 dell’articolo 3, nonché l’articolo 10 della Costituzione Russa. Il punto 4 riporta: “Nessuno può usurpare il potere nella Federazione Russa. L’abuso di potere o l’usurpazione dei pubblici poteri sono puniti secondo la legge federale”. E l’articolo 10 della Costituzione dichara: “Il potere statale nella Federazione Russa viene esercitato sulla base della divisione dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario. Gli organi del potere legislativo, esecutivo e giudiziario sono indipendenti”.
Anatolij Ermolin termina la sua lettera così: “InviandoLe la mia interpellanza, non spero che il sistema giudiziario della Russia possa reagire in maniera adeguata all’evento verificatosi a luglio. Sono spinto piuttosto dal desiderio di prevenire simili “incontri” in futuro. Vorrei creare i presupposti atti a far sì che i deputati siano protetti da pressioni amministrative illegali, e ottenere che il Cremlino tenga conto della legge federale “Sullo status di membro del Consiglio della Federazione e di deputato della Duma di Stato”. Mi rendo conto di tutta la responsabilità che dovrò sostenere dopo che la lettera sarà diventata di dominio pubblico, ma voglio che i miei figli vivano in un Paese diretto dall’Assemblea federale, dal Presidente, dal Governo e dall’indipendenza delle strutture governative sancita dal principio della divisione dei poteri, e non da qualche funzionario sommerso dell’amministrazione del Presidente”.
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