Numero 4(49)
Dilemma dei governatori: aggiornare le tariffe o aumentare i debiti
Il 12 febbraio, ha avuto luogo a San Pietroburgo una riunione convocata su iniziativa dei rappresentanti plenipotenziari del Presidente nei circondari Nord-Occidentale e del Volga, per esaminare la situazione relativa alla riforma dei servizi comunali.
La discussione, svoltasi durante l’incontro, ha fatto chiaramente capire che la riforma dei servizi comunali dipende notevolmente dalla condizione dei budget regionali e sarà determinata dall’andamento della riforma dei rapporti interbudgetari.
Ricordiamo che nell’agosto del 2001 il governo ha approvato il programma della riforma dei rapporti interbudgetari. In conformità a questo documento, le competenze delle regioni relative alle uscite e alle entrate, devono essere messe in reciproca corrispondenza. Va precisato che sebbene attualmente i budget regionali raccolgano circa il 30% di tutte le entrate budgetarie nel Paese, le spese finanziate da essi ammontano a circa il 50% di uscite del budget consolidato della Russia. Ciò significa che la differenza tra le uscite e le entrate si copre con i trasferimenti dal budget federale.
Non sarebbe giusto dire che in Russia i bilanci regionali sono notevolmente più dipendenti dal centro federale che in altri Paesi. Ciononostante, i problemi ci sono: l’instabilità delle entrate regionali e la troppo incerta metodica del calcolo del fondo trasferimenti. L’instabilità delle entrate fiscali è dovuta ai frequenti mutamenti nel sistema della distribuzione di competenze fiscali tra il centro e le regioni. Così, negli ultimi due anni il centro federale ha ridistribuito a suo favore la riscossione dell’IVA, l’imposta “più esentata”, mentre le regioni hanno avuto la maggior parte dell’imposta sul reddito. Per quanto riguarda il fondo trasferimenti, è sempre oggetto di discussioni politiche e di compromessi. L’incertezza sull’entità delle entrate complessive dei budget regionali ha sempre comportato la scarsa responsabilità dei leader regionali per la situazione delle finanze regionali e la riluttanza a ridurre le spese. Anzi, fino agli ultimi tempi, nel calcolo del fondo trasferimenti si considerava l’indice delle necessarie uscite budgetarie in una regione, il che costringeva spesso i governatori a drogare le spese pronosticate. Quindi, mentre nel settore delle competenze d’entrata il progetto della riforma propone di ridurre il volume dei trasferimenti, nel settore delle competenze d’uscita la proposta principale era quella di ridurre i cosiddetti mandati non finanziati. In questo modo si designano gli impegni del budget federale. relativi ai pagamenti degli stipendi ai lavoratori occupati nelle aziende pubbliche dipendenti dal budget, nonché alla concessione di diverse agevolazioni, le quali, ciononostante, sono finanziate da bilanci regionali. La presenza di tali mandati non finanziati fa sì che l’aumento degli impegni del centro federale peggiori la situazione finanziaria delle regioni. La riforma dei rapporti interbudgetari è stata promossa soprattutto dai rappresentanti delle regioni donatrici, cioè di quelle che, oltre a coprire completamente con le proprie entrate fiscali le loro uscite regionali, partecipano alla formazione del fondo trasferimenti, il quale viene poi distribuito fra le regioni povere. D’altra parte, fra 89 regioni russe, quelle donatrici sono solo 10-15. La maggior parte di leader regionali, dunque, non vuole tale riforma, e ciò comporta una scarsa attività in questo campo.
La riunione di Pietroburgo ha esaminato prevalentemente gli effetti della decisione del centro federale di indicizzare del 89% gli stipendi dei lavoratori impegnati nelle aziende pubbliche, dal gennaio di quest’anno, il che ha comportato l’avverarsi di un divario notevole tra i budget regionali. Come hanno dimostrato le discussioni al convegno di Pietroburgo, le ragioni hanno affrontato in modo diverso il problema sorto: alcune si sono messe ad accumulare i mancati pagamenti, aspettando l’aumento delle sovvenzioni da parte del centro federale, altre non hanno aumentato gli stipendi dell’89%, ma del 30%-40%, altre ancora hanno pagato stipendi incrementati, ma hanno smesso di finanziare altre spese. Il peggioramento delle finanze regionali in seguito al segnare il passo della riforma budgetaria rispecchia l’incapacità delle regioni a finanziare la riforma dei servizi comunali e ad aumentare, contemporaneamente, le tariffe. D’altra parte, come ha detto alla riunione Gherman Gref, sarà molto difficile passare prossimamente al pagamento dei servizi comunali al 100%. Tale situazione è motivata principalmente dai problemi dell’introduzione del sistema dei conti sociali, senza i quali l’introduzione del pagamento al 100% potrà ridurre notevolmente il tenore di vita degli strati più bisognosi della popolazione. Per i governatori la dichiarazione di Gref significa che il centro federale ha intenzione di prendere le distanze dalla riforma dei servizi comunali, almeno nella fase dell’aumento delle tariffe. Ciò dovrebbe essere motivato dalla riluttanza a spendere la risorsa politica per sostenere una riforma politicamente svantaggiosa. La realizzazione della riforma dei servizi comunali, in questo modo, è affidata tutta ai governatori: se vorranno rischiare l’appoggio del proprio elettorato, possono aumentare le tariffe, se no, sono liberi di non aumentarle.
I leader regionali si trovano, quindi, in un’impasse. Le decisioni politicamente motivate del centro di indicizzare gli stipendi dei lavoratori impegnati nelle aziende pubbliche comportano un notevole peggioramento della situazione dei bilanci nelle regioni e le costringe a cercare altre fonti di entrate o di riduzione delle uscite. Aumentare i mancati pagamenti è una scelta, ma un’altra alternativa sarebbe quella di aumentare le tariffe dei servizi comunali e quindi di ridurre i sussidi a questo settore: oggi, infatti, i servizi comunali “mangiano” circa il 20% di spese in budget. Quindi, mantenere la risorsa politica, oppure agire partendo da presupposti puramente economici: è proprio questo il dilemma che ogni governatore dovrà risolvere nel 2002.
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