Numero 4(49)
“Kursk”: era guasta la capsula di salvataggio
Il Procuratore generale della FR Ustinov ha finalmente fatto sapere al pubblico i risultati delle indagini sui motivi del disastro avvenuto a bordo del sommergibile atomico “Kursk” nell’agosto del 2000.
Il suo verdetto è stato breve e poco gradevole per la marina da guerra: il sottomarino è naufragato per l’infingardaggine manifestata sia dagli ufficiali superiori della Flotta del Nord, sia dall’equipaggio del “Kursk”. In particolare, la commissione ha appurato che il sommergibile, un anno dopo l’altro, usciva in mare con i meccanismi guasti del lancio dell’antenna di emergenza e della radioboa. A detta di Ustinov, nel giorno in cui il sottomarino andò perduto, non vi funzionava il sistema “Sneghir” che doveva registrare i colloqui dei marinai fatti con l’impianto viva voce. Inoltre, era guasta la capsula di salvataggio, il che non ha consentito ai marinai di tornare a galla. L’ammiraglio Kuroedov, comandante della Marina militare, che, secondo alcune voci, in seguito al disastro del “Kursk” avrebbe perso il portafoglio di ministro della difesa, ha cercato di attenuare un po’ l’effetto prodotto dall’intervento di Ustinov. Kuroedov ha detto che le “irregolarità commesse dai dirigenti della Flotta del Nord non avevano contribuito allo svolgimento ottimale delle esercitazioni”, ma che, nel contempo, non esisteva un “rapporto di causa” tra il disastro del “Kursk” e le irregolarità commesse nel corso delle esercitazioni. Ma la versione principale circa i motivi del disastro avvenuto a bordo del sottomarino, secondo il comandante, è sempre quella dell’esplosione di un siluro. Le altre ipotesi, circa la collisione con un sottomarino della NATO, una vecchia mina e altro, sono cadute da sole.
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