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Numero 2(94)
In attesa del messaggio presidenziale
Cilecca nelle riforme, Governo che perde in creatività e in popolarità... È realmente crisi?


    Ad aprile di ogni anno, il Presidente russo, rivolgendosi pubblicamente alla Nazione comunica ufficialmente quali siano le priorità del Governo per l’anno successivo. Quest’anno il messaggio acquista un significato inedito, visto che, in seguito alla formazione del Governo “tecnico” e alla riforma del potere regionale il Presidente si è ritrovato tra le mani dei poteri enormi.
    E fra un mese, alla popolazione Vladimir Putin dovrebbe spiegare in sostanza qual’è la maniera in cui pensa di gestire questo vero e proprio monopolio.

Il Governo come “capro espiatorio”
    Già da gennaio, a seguito della monetizzazione delle agevolazioni sociali, si è cominciato ad avere la sensazione di assistere ad una crisi di potere. Sensazione che negli ultimi tempi si va intensificando, in parte dopo che è risultato chiaro che le autorità non avevano intenzione di operare nessun cambiamento nell’organico del Governo a seguito della suddetta riforma fallita.
    L’esecutivo avrebbe manifestato una sorta di auto-indulgenza per gli errori commessi in passato. Ma forse anche per quelli che saranno commessi in futuro. Vale a dire che, in sostanza, l’obiettivo del Governo, nell’ambito del sistema attuale di ripartizione dei poteri non è quello di portare avanti una qualche politica economica, ma quello di assorbire le reazioni negative della popolazione o dell’imprenditoria nei confronti dell’operato delle autorità. In altre parole, il Governo sta diventando quel “capro”, sul quale si potrà scaricare la responsabilità di tutti gli insuccessi, pur di tenere alto il rating del Presidente.
    Lo dimostrano in particolare i risultati dei sondaggi. Mentre nel dicembre del 2004 l’attività del Presidente, secondo i dati del Centro Levada avrebbe trovato consensi nel 69% degli intervistati, nel gennaio del 2005 si è scesi a un 65%: l’indice di gradimento si è ridotto solo del 4 %. I sondaggi relativi all’attività del Governo, invece, hanno visto un premier Fradkov perdere circa l’8% del gradimento (mentre in dicembre il suo operato era approvato dal 35% degli intervistati, in gennaio si è arrivati al 27%). L’operato dei singoli ministri riscuote un successo ancora minore: solo il 19% degli interrogati, ad esempio, hanno approvato l’attività di Mikhail Zurabov. Se consideriamo il ruolo del Governo in questi termini (tesi avvalorata dai risultati dei sondaggi), non c’e’ dunque da aspettarsi significativi rimpasti in un prossimo futuro. In ogni caso, fino a quando persisteranno l’incremento della pressione inflazionistica e il rapido aumento del costo dei servizi comunali, il Governo, così com’è adesso, dovrà con ogni probabilità continuare a sostenere il ruolo del “capro espiatorio”.

Le “vecchie” riforme sono ormai inattuali;
di nuove non ne sono state ancora ideate
    Lo status del Governo “tecnico” ha paralizzato completamente l’iniziativa dei ministeri. Pertanto i ministri continuano praticamente a sviluppare quelle stesse idee che avevano formulato negli anni precedenti. Discorso che vale in particolare per il piano delle riforme per la riduzione della pressione fiscale che era stato preparato per la prima campagna elettorale di Vladimir Putin nel 2000. Anche se la maggior parte degli obiettivi del piano è stata raggiunta tra il 2001 e il 2004, di recente al Governo il motto pare essere diventato: “Riduciamo le tasse ancora di più!”. Ad esempio arriva la proposta di ridurre l’IVA dal 18% al 13%, e subito Arkadij Dvorkovich, esponente dell’amministrazione presidenziale, sostiene che l’IVA vada abolita del tutto, e vada introdotta invece l’imposta sulle vendite. E vengono anche esaminate proposte relative alla riduzione dell’imposta sociale unitaria dal 26% di adesso, nonché alla riduzione dell’imposta sugli utili.
    Purtroppo, nel 2005, queste proposte hanno già perso d’attualità. La riduzione della pressione fiscale converrebbe solo nel caso in cui il Governo la affiancasse ad un complesso di provvedimenti volti ad incoraggiare l’imprenditoria e il business ad uscire dall’economia sommersa. È proprio la riduzione dell’economia sommersa, quel risultato positivo al quale mira qualsiasi governo cominciando una riforma fiscale. Ed è proprio conseguendo questo risultato, che il bilancio conserva i propri introiti. Questi ultimi infatti vengono garantiti non più attraverso un’aliquota alta, ma attraverso l’aumento del numero di contribuenti. Dopo il caso della Yukos, in cui le autorità hanno dimostrato come l’entità della pressione fiscale relativa agli anni passati fosse in realtà rimessa all’arbitrio degli organi fiscali, è difficile immaginare che adesso qualcuno si converta all’”ortodossia tributaria” grazie alla riduzione delle aliquote. Per questo motivo, la riforma fiscale è in obsolescenza, e le priorità della politica economica non possono più essere limitate da iniziative di carattere puramente fiscale.

Ora tocca al Presidente, al suo messaggio
    Economisti dell’esecutivo a corto di idee, quindi, così come del resto lo schieramenteo degli statalisti. A gennaio tutti aspettavano notizie della relazione di Sergej Stepascin -capo della Corte dei conti- sui problemi della privatizzazione. Una relazione che veniva interpretata come un messaggio dei “siloviki” (esponenti delle strutture responsabili dell’ordine pubblico e della difesa) relativo alla strategia della ridistribuzione della proprietà. Ma la presentazione della relazione, fissata per il 10 aprile, sembra non sia destinata a far particolare scalpore. Stando ad informazioni preliminari, la relazione conterrebbe dati su delle irregolarità verificatesi nella privatizzazione di 4 stabilimenti siderurgici, nessuno dei quali appartenente all’”impero”dei cosiddetti “oligarchi”.
    In tal modo, a farsi intero carico della politica interna in Russia per il prossimi tempi sarà solo il Cremlino, cioè il Presidente. In aprile, Vladimir Putin dovrà rivolgersi alla Nazione con il messaggio annuale del Presidente in carica. Un messaggio che, negli anni precedenti, ha sempre fornito indicazioni sul vettore dei mutamenti economici e politici che avrebbero investito il Paese. Proprio durante uno di questi messaggi, ad esempio, veniva notificato l’obiettivo di raddoppiare il PIL nazionale. In pratica, ad aprile del 2005 ai russi dovrebbe venire spiegato quale sia il motivo della recente monopolizzazione del potere politico. È stato un mezzo per il Presidente di prendere quelle decisioni e concretizzare quelle iniziative che avrebbero permesso di superare le barriere della burocrazia e migliorare la situazione economica? Oppure si è trattato dell’inizio della costruzione di un “verticalismo” politico finalizzato al mantenimento del potere? Quest’anno il messaggio del Presidente è di importanza critica: potrebbe dare un’impulso alle riforme, oppure segnare l’inizio della caduta del Paese nella stagnazione.

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