Numero 5(50)
Andare all’estero: che piacere!
Ecco, ad esempio, si vuole visitare una fiera in Italia.
Si compra un biglietto aereo, si ottiene un’assicurazione, si raccolgono i certificati dal posto di lavoro e per esportare la valuta, si fanno delle foto, si riceve un invito dall’Italia e un voucher dall’albergo. Dopo, si riempie un questionario, vi si aggiungono tutti i documenti raccolti prima e si va a ricevere il visto. Dopo aver aspettato in fila, quando finalmente si riesce ad avvicinarsi allo sportello, sicuramente viene fuori la mancanza di qualche documento e si deve iniziare tutto da capo. Alla terza volta uno non ne può più e ingaggia un agente turistico. Questa persona gentile che nel consolato è “nel proprio elemento”, armatasi della sua delega, andrà invece di lei all’ambasciata, avendo, per ogni eventualità, alcune copie, qualche originale ed alcuni documenti, cui esistenza il cliente addirittura ignorava… Questa volta al responsabile del consolato non piacerà la firma dell’invitante, o il fatto che l’invitata è nubile (in qual caso va in Italia, certamente, per prostituirsi)… Il viaggio in Italia va a monte e la prossima volta si pensa bene prima di scegliere, dove andare.
Il 12 marzo, l’Associazione degli imprenditori italiani (GIM) ha spedito ai suoi membri una lettera che esprime la preoccupazione per la situazione venutasi a creare con il rilascio dei visti d’ingresso ai russi. La lettera, in particolare, dice: “Ma come spesso succede nei nostri Ministeri c’e qualche zelante burocrate (…), che oltre a non conoscere proprio nulla della realta’ Russa, pensa di risolvere il problema della circolazione in occidente di alcuni esponenti della cosiddetta “criminalita’ Russa” rendendo di fatto impossibile, o ancor peggio, umiliante per il cittadino Russo, l’ottenimento dei Visti d’ingresso per l’Italia”. Brutta faccenda per i russi, se per difenderli devono schierarsi gli imprenditori italiani! Ma cosa succede, veramente, con i visti?
Il problema ha una storia alquanto lunga. Fino alla fine degli anni 1980 il monopolio per l turismo estero, in generale, e per i viaggi in Italia, in particolare, apparteneva a due “mostri”, aziende pubbliche: “l’Intourist” e l’Agenzia del turismo giovanile internazionale “Sputnik”. I rapporti da mercato e l’abolizione del monopolio statale per l’organizzazione dei viaggi turistici all’estero hanno fatto sì che la parte dei due monopolisti suindicati si è ridotta pressappoco fino al 30%. Il restante 70% è passato alle numerose agenzie turistiche, piccole e medie. Ma in seguito, sul mercato dei servizi turistici è comparsa una certa “terza forza”: i privati che ottenevano i visti da soli e organizzavano i loro viaggi senza usare i servizi intermediari di agenzie turistiche. Il numero di tali persone è aumentato particolarmente dopo la crisi del 1998, quando tante agenzie turistiche sono fallite. Nel contempo, man mano che si superavano le conseguenze della crisi, aumentava il numero di russi che volevano visitare l’Italia in modo autonomo. Il consolato italiano si è ingegnato a non “accorgersi” di questo processo. Inoltre, in seguito all’entrata in vigore degli accordi di Schengen che eliminavano le frontiere all’interno dell’UE, sono state “irrigidite” le esigenze per coloro che volevano ottenere i visti. Di conseguenza, è scoppiata la famosa “crisi dei visti” del 2000, quando i rappresentanti arrabbiati dei tour operator russi hanno bloccato il consolato italiano. E’ stato cambiato il console, è stato messo a posto il lavoro relativo al rilascio dei visti, il flusso dei turisti russi è aumentato quasi del 20% (nell’anno scorso la bella Italia è stata visitata da 180000 russi) e sembrava che i problemi fossero ormai sorpassati. Ma ora si vede che non è proprio così.
Anzi, se prima a procurare noie ai turisti e ai tour operator era stato solo il Consolato, ora la situazione è cambiata, come succede spesso, in peggio. Da una parte, il questionario da compilare per ottenere il visto, che prima del 2002 era di una pagina, ora ne comprende cinque. La fila per ricevere l’accreditamento “è ferma” da gennaio del 2002, pochissime agenzie turistiche l’hanno ricevuto e possono lavorare. E “d’altra parte” (da quella russa) si esamina un progetto che prevede di rilasciare le nuove licenze per i tour operator in base ad un deposito, ammontante a una cifra che varia da 10.000 a 300.000 dollari USA. Si presume che alla fine sarà approvata una cifra “media”, diciamo, 100.000 dollari, il che metterà sull’orlo del fallimento molte agenzie non solo piccole, ma anche medie. I funzionari motivano questi provvedimenti con la scarsa affidabilità di agenzie turistiche che ogni anno fanno fare una brutta figura allo Stato, costretto, in seguito, a pagare il ritorno dei connazionali dall’estero. Tali provvedimenti, però, difficilmente potranno fermare l’onda di truffe; cambieranno magari solo le loro dimensioni e il numero di uomini corrotti. E ad esserne avvantaggiati saranno solo i big del business turistico russo, come, ad esempio, i mostri vecchi, l’”Intourist” o lo “Sputnik” o i nuovi aggressivi “lupi giovani”, i quali, secondo alcune informazioni, sarebbero protetti da pubblici ufficiali che vi sono, in un certo modo, interessati economicamente. Pare che essi non vedano altri metodi per togliere ai concorrenti il controllo del “settore” italiano (e forse non solo di questo settore).
Può darsi che un approccio così serio alla collaborazione con le aziende turistiche aiuti a rendere meno pesante il lavoro del Consolato e la tensione di una volta nell’alta stagione, quando migliaia di turisti rimangono “in sospeso”, resterà soltanto nei vaghi ricordi di tutti i danneggiati. Ma ciò può avere anche un altro effetto: i flussi turistici cambieranno rotta, scegliendo altre destinazioni, raggiungibili senza troppe fatiche, e il mercato del lavoro s’integrerà con alcune migliaia di nuovi disoccupati, impiegati di agenzie turistiche. E spetta ai politici risolvere questi problemi.
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La situazione è commentata da Aleksandr SOROKIN, vice direttore del Dipartimento del turismo presso il Ministero per lo sviluppo economico e per il commercio della Federazione Russa.
La questione dei visti non c’entra assolutamente con la realtà politica. Questo problema ha alcuni elementi: questioni organizzative, problemi della legislazione europea, l’elementare mancanza dell’ordine e della coordinazione di azioni fra diversi dicasteri.
In primo luogo, i signori dell’ambasciata italiana cercano di trasformare la direttiva del Ministero degli interni d’Italia, relativa alla lotta contro la criminalità, nelle pretese folli, avanzate ai nostri cittadini che vogliono ottenere un visto italiano. In secondo luogo, i poliziotti semplicemente non vogliono lavorare. Oggi nell’ambasciata italiana sono impegnati gli impiegati che prima lavoravano nell’ambasciata in Libia. Pensate, quanti visti dovevano rilasciare al mese? Due, forse tre? Prima di Capo d’anno il problema è arrivato fino al livello dei ministri Ivanov e Ruggero (molti russi hanno rischiato di non andare a passare le feste in Italia, per i ritardi nell’espletamento delle pratiche relative ai visti –ndr.), ma gli impiegati dell’ambasciata rifiutavano di eseguire le disposizioni del Ministro degli esteri, dicendo che il loro capo fosse, invece, il Ministro degli interni. In terzo luogo, è un problema della legislazione dei Paesi dell’Unità europea, membri della zona Schengen: alcuni di essi hanno le norme di sicurezza particolarmente rigide, mentre le norme uniche e rispettive leggi non esistono ancora. E infine, si tratta di scarsa professionalità nella conoscenza del mercato turistico. C’erano addirittura alcuni casi da barzelletta. In dicembre del 2001, ad esempio. Qualcuno ha deciso che le agenzie turistiche, accreditate presso l’ambasciata, dovessero necessariamente essere membri non solo dell’EAT o del MAT (associazioni turistiche – ndr.), ma pure dell’IAT, cioè dell’associazione internazionale degli operatori aerei! E’ difficile oggi scambiare i dati statistici fattivi. In Italia le statistiche si fanno nel corso di due anni, noi invece siamo più rapidi. Gli studi delle Parti variano anche nelle stime quantitative del flusso dei turisti russi che arrivano in Italia. C’è, insomma, parecchia confusione.
Speriamo, comunque, che gli incontri tra i ministri Gref e Marzano, Gryzlov e Scaiola, risolvano molti problemi e rimuovano contraddizioni esistenti.
Vorrei ripetere: non c’è un’ombra di politica in questa questione, nessuno vuole offendere i turisti russi.
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Lettera agli associati del GIM - progetto Italia
Cari Associati,
Come ricorderete nel Settembre dello scorso anno la nostra Associazione stipulo’ un accordo informale con il Consolato d’Italia a Mosca relativo alla semplificazione delle procedure per l’ottenimento dei Visti d’Affari per i nostri partner Russi.
Alla luce dei risultati possiamo con certezza affermare che si e’ trattato di una iniziativa molto positiva.
A tal riguardo vorrei a nome di tutte le Aziende ringraziare sia L’Ambasciatore che il Console Barbaro e insieme a lui il Dr. Marcheggiani e il Dr. Peppoloni , per il fattivo aiuto prestato ai nostri Associati e alle altre Aziende Italiane che in questo periodo si sono rivolte ai nostri Uffici Consolari.
Ma come spesso succede nei nostri Ministeri c’e qualche zelante burocrate, nel caso nostro parliamo del Ministero degli Interni, che oltre a non conoscere proprio nulla della realta’ Russa, pensa di risolvere il problema della circolazione in occidente di alcuni esponenti della cosiddetta “criminalita’ Russa” rendendo di fatto impossibile, o ancor peggio, umiliante per il cittadino Russo, l’ottenimento dei Visti d’ingresso per l’Italia .
Le sbandierate volonta’ di allargare l’interscambio commerciale con la Russia, di aumentare la presenza turistica dei cittadini Russi nel nostro Paese, restano purtroppo vuote parole e effimeri desideri di chi usando solo la mano destra non sa cosa fa la propria sinistra.
E’ questo il senso della Circolare Ministeriale del 24 ottobre 2001, ¹ 14 che a partire dal 28 Febbraio scorso obbliga le nostre Autorita’ Consolari a seguire nuove procedure per il rilascio dei Visti.
A fronte di tale situazione che sta gia creando non poche difficolta’ a molte nostre Aziende, le quali si vedono addirittura costrette a rivolgersi a Consolati di altri Paesi Europei, abbiamo subito inviato al nostro Ambasciatore una lettera di protesta (che troverete in Allegato). Sono inoltre in preparazione altre due iniziative delle quali vi terremo tempestivamente aggiornati e precisamente:
- Una lettera di protesta che invieremo direttamente al Presidente Berlusconi, e per conoscenza ai Ministri dell’Interno e delle Attivita’ Produttive, contenente una serie di nostre proposte sulla questione, compresa quella della eliminazione del Visto per tutti i cittadini Russi recantesi nei Paesi Shengen per non piu’ di trenta giorni.
- Una Conferenza Stampa con picchetto simbolico davanti al nostro Consolato di Mosca entro il 22 di questo mese.
Entro la fine del mese verra’ indetta l’Assemblea Ordinaria dell’Associazione per l’Elezione dei nuovi organismi dirigenti. In quella sede avremo modo di approfondire sia la questione legata ai visti che le altre proposte da avanzare durante la visita del Presidente Berlusconi che si terra a Mosca il 2 e 3 Aprile.
Il Presidente GIM Vittorio Torrembini
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