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Numero 5(50)
Berezovski vs FSB

    Un nuovo round di accuse reciproche dell’appartenenza al terrorismo, svolto dai servizi segreti russi e da Boris Berezovskij, ha suscitato reazioni ugualmente scettiche sia all’estero, sia in Russia.
    Quasi tutti hanno riconosciuto che la mossa dell’oligarca caduto in disgrazia fosse professionale, ma poco convincente. Anche le nuove critiche dei servizi segreti, rivolte contro l’imprenditore, non sembrano fondatissime.
    Il 5 marzo, a Londra, Berezovskij ha fatto vedere a numerosi giornalisti un piccolo documentario sugli attentati di Mosca e dopo ha presentato il suo principale testimone “segreto”, Nikita Cekulin, l’ex direttore ad interim del centro di ricerca scientifica sugli esplosivi “Roskonversvzryvtsentr” che ha comunicato, in una dichiarazione scritta, di essere stato “ingaggiato dal FSB nel 2000 come agente del dipartimento “T”.” “Alla mia disposizione ci sono prove documentarie di uno schema segreto, elaborato per rubare sostanze esplosive dai magazzini militari, che prevedeva anche la partecipazione di altissimi funzionari del governo russo all’occultamento dei fatti e al depistaggio delle indagini concernenti il caso”, afferma Cekulin nel suo documento. “In conformità alle distinte di spedizione, mandati di pagamento, deleghe ad altri documenti che ho a disposizione, il Centro “Roskonversvzryvtsentr” ha acquistato una quantità notevole di “hexogen”. Diverse tonnellate di questo materiale con marcature false, venivano spedite, per delega del Centro a diversi istituti interposti in provincia”. E le indagini relative a questi fatti sarebbero state troncate dal direttore del FSB in persona. Ai giornalisti è stato pure consegnato il libro di Juri Felstinski e Aleksandr Litvinenko “L’attentato alla Russia”, con il sottotitolo “Atti terroristici, rapine e assassinii commissionati, organizzati dal FSB della Federazione Russa”. Ma il FSB della FR vi ha risposto così: “Non riteniamo necessario impegnarci in una polemica con un privato Boris Berezovski, sospettato dagli organi tutori della legge russi di aver finanziato gruppi armati illegali in Cecenia, di aver partecipato a rapimenti di persone, accusato di aver partecipato a furti di beni altrui, di aver riciclato denaro e di altri reati”. Anche la stampa occidentale ha commentato in modo assai cauto la mossa di Berezovskij. Quasi tutti i giornali più importanti hanno rilevato che le prove dell’oligarca, relative alla presunta partecipazione del FSB alle esplosioni dei palazzi d’abitazione di Mosca, non appaiono convincenti e sembrano piuttosto una nuova azione pubblicitaria dell’imprenditore che vuole evidentemente dare altre noie ai servizi segreti russi”. Si fa notare anche la provenienza un po’ strana del Centro di ricerca scientifica, diretto precedentemente da Cekulin: è una struttura filiale del Ministero dell’istruzione pubblica.
    In risposta, la Procura generale ha pubblicato le deposizioni di un nuovo testimone misterioso (più tardi sono comparse le informazioni, secondo le quali quel testimone dovrebbe essere Salman Raduev, “generale” ceceno, recluso nel carcere “Lefortovo” di Mosca) che avrebbe detto di essere al corrente della partecipazione di Berezovskij al rapimento, nel 1999, del generale Spigun, rappresentante del Ministero degli interni in Cecenia, il quale avrebbe saputo dei contatti dell’oligarca con i guerriglieri. Lo stesso “nuovo testimone” sostiene che Berezovskij avrebbe finanziato il raid dei guerriglieri contro il Daghestan sempre nel 1999 (avrebbe consegnato ai comandanti ceceni 30 milioni di rubli), avrebbe rilasciato soldi ai comandanti guerriglieri sotto forma di investimenti in Cecenia, ecc. Ma non è chiaro, come faranno i giudici istruttori a dimostrare tutto questo. Così, secondo alcune informazioni, nell’ordinanza relativa al prolungamento dei tempi di istruttoria sul “caso Berezovskij”, si dice che la Procura generale avrebbe intenzione di “individuare, trovare ed interrogare” nel Caucaso del Nord 30 persone che sarebbero al corrente degli affari loschi dell’oligarca. Queste persone sarebbero state nominate dallo stesso testimone, ma di alcune non avrebbe detto niente di concreto, tranne il nome. I giudici istruttori hanno in programma, fra l’altro, nell’ambito delle indagini contro l’oligarca, di lavorare all’interno del “governo della Cecenia (Ichkeria), per appurare la provenienza dei soldi destinati allo sviluppo dell’economia e dell’industria della repubblica. In sede separata, i giudici istruttori vogliono impegnarsi anche nella storia del rapimento di Spigun.
    I servizi segreti da tempo affermano che Boris Berezovskij aveva interessi particolari in Cecenia. E’ noto che proprio l’oligarca avrebbe contribuito al riscatto dalla prigionia di molti ostaggi, compresi i cittadini britannici Camilla Carr e Joe James. A proposito, secondo i servizi segreti russi, proprio la partecipazione alla liberazione dei britannici permetterebbe a Berezovskij di sentirsi così sicuro a Londra. La Procura generale, invece, ritiene che, pagando il riscatto per gli ostaggi, l’oligarca avrebbe finanziato i comandanti della guerriglia cecena, e quindi mette in forse l’onestà della sua missione pacificatrice. D’altra parte, sarebbe ingenuo credere alle deposizioni di Raduev che aveva più volte rinnegato le proprie parole, e che oggi è disposto a confermare qualsiasi cosa, in cambio dell’attenuazione della condanna (attualmente la Corte Suprema della FR esamina il suo ricorso contro la sentenza della Corte di Makhackala, in conformità alla quale Raduev dovrebbe scontare la reclusione a vita).

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