Numero 3(102)
ROSNEFT vuole i tesori della YUKOS
YUKOS: bancarotta in vista
La corte di arbitraggio ha posto la Societa’ in amministrazione controllata
Pare che il governo e le compagnie vicine ad esso non si siano accontentati della groossissima azienda di estrazione petrolifera “Yuganskneftegaz”, e che oggi si stia assistendo alla continuazione della “caccia alla YUKOS”. In seguito alla domanda della società “Rosneft”, che ha comprato nel dicembre 2005 dal consorzio di banche il prestito della Yukos per mezzo miliardo di dollari, la Corte d’arbitraggio di Mosca, in tempi brevissimi - in una giornata sola - ha introdotto nella società (la quale, a proposito, paga con relativa diligenza ammende fiscali enormi) una cosiddetta “examinership”. La prima mossa intrapresa dall’amministratore provvisorio, definito “esperto bancario, legato agli organi tutori della legge”, è stata quella di vietare qualsiasi operazione con gli attivi della Yukos. Tacitamente è stata quindi anche vietata la vendita della fabbrica Majekij Nafta, situata in Lituania ed appartenente al gruppo, la quale permetterebbe di pagare una parte notevole del debito. Non si tiene in considerazione neanche il pacchetto del 20% delle azioni della Sibneft, tuttora appartenente alla Yukos: la cessione di queste azioni allo Stato consentirebbe di chiudere la questione della bancarotta della Yukos per insolvenza fiscale. Il processo della bancarotta, poi, dovrà svolgersi con una velocità insolita per una compagnia di tali dimensioni.
E per impedire ai top manager della compagnia di ostacolare la bancarotta, è stato in tutta fretta fermato Vassilij Aleksanjan, il neo nominato vice presidente della Yukos. Malgrado il manager abbia iniziato lo sciopero della fame, non ci sono molte speranze che possa tornare a svolgere le sue mansioni.
In tal modo, si osserva la trasformazione definitiva dell’operazione mirata all’intimidazione degli oligarchi in un banale, indisturbato saccheggio dell’imprenditorìa, con la consegna di quest’ultima agli uomini “giusti”.
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