Numero 3(102)
Macchina elettorale inefficiente
Il voto degli italiani all’estero
Dal centro destra polemiche e accuse di broglio
Il centro sinistra parrebbe aver vinto per un soffio. Che è il voto degli italiani all’estero. Le preferenze di tale segmento di elettorato sembrerebbero infatti orientate verso l’Unione. In particolare riguardo alla zona Europa i dati definitivi per la Camera vedevano “primo in classifica” Franco Narducci, con 28.839 voti (tutti i concorrenti dell’Unione comunque erano al di sopra dei 10.000 voti), al secondo posto Massimo Romagnoli di Forza Italia con 8.323. Per il Senato “Estero” anche qui Unione (pare) al primo posto, con Claudio Micheloni - 47.891 voti – e con tutti i candidati al di sopra dei 18.000 - e Forza Italia al secondo con i 13.449 voti di Antonella Rebuzzi.
Ma sono subito scoppiate le polemiche. Perché?
I dati definitivi raccolti l’8 aprile sulla partecipazione al voto nella Circoscrizione Estero indicavano i seguenti risultati: 2.699.421 i plichi contenenti le schede elettorali inviati dagli uffici consolari ai cittadini residenti all’estero e regolarmente iscritti all’AIRE (anagrafe degli italiani residenti all’estero), ma solo 1.135.617 pervenute ai Consolati.
Ciò significa che in media, solo il 42,07% degli italiani residenti all’estero aventi diritto al voto si è espresso. Meno della metà. La media si abbassa ulteriormente, fino al 38,44% degli aventi diritto per la zona Europa.
Questa diserzione è risultata subito sospetta, tanto più che, come si sa, è proprio il risultato del voto degli italiani all’estero che avrebbe determinato l’inversione delle proporzioni al Senato, dove in un primo momento la Casa delle Libertà aveva conquistato con il voto in Italia 155 seggi contro i 154 dell’Unione.
È partito il riconteggio in seguito all’accusa da parte della Casa delle Libertà di brogli elettorali organizzati dalla sinistra. Il ministro Tremaglia, durante la conferenza stampa appositamente indetta, ha sostenuto che avrebbero avuto luogo delle gravissime irregolarità: oltre 200.000 elettori non avrebbero ricevuto il plico elettorale per “disfunzioni” interne agli organi consolari e comunali. Ovvero per errori nella compilazione degli indirizzi o per ritardi nella consegna: ‘’228.598 mila nostri connazionali non hanno potuto votare perché non hanno ricevuto il plico elettorale. Rappresentano oltre il 10% dell’elettorato estero e quindi le elezioni corrispondenti devono essere rinnovate” ha dichiarato il ministro. E ancora, sulla pubblicità elettorale trovata allegata all’interno di alcuni plichi: ‘’È accaduto in Svizzera e in Australia. L’ambasciatore italiano in Australia, Stefano Starace, ha denunciato alla Procura della Repubblica di Roma il caso di due candidati, poi eletti, che avrebbero inviato plichi con dentro materiale pubblicitariò’. Il ministro ha denunciato come irregolari anche le tempistiche: “Il 22 marzo i residenti all’estero dovevano iniziare a votare, ma ad alcuni non sono arrivate le schede e non hanno potuto farlo subito. Poi c’era un termine ultimo per rimandare le cartoline con i voti espressi ai consolati: bene, 48mila 277 schede sono state votate ma sono giunte in ritardo ai consolati e quindi incenerite. A New York il 27 marzo almeno il 50% delle schede non erano arrivate, per cui alcuni cittadini italiani lì residenti hanno denunciato la cosa al consolato (…) Secondo l’AIRE erano ammessi al voto oltre 2 milioni e 700mila cittadini, ma 228mila e 598 aventi diritto, inseriti negli elenchi, non hanno ricevuto il plico elettorale e non hanno potuto votare. Cioé il 10 per cento degli aventi diritto non ha potuto esercitare il diritto di voto”.
L’interpretazione di molti esponenti del centro destra è quindi quella di boicottaggio della Casa delle Libertà da parte degli organi consolari (pullulanti di “statali” politicizzati), che proditoriamente avrebbero evitato di spedire il materiale elettorale a molti dei cittadini figuranti nelle liste, o, ancora peggio, come già citato – ed è cosa purtroppo documentata - avrebbero illegittimamente allegato a quest’ultimo del materiale propagandistico.
L’interpretazione di altri invece è meno politica. Semplicemente, ritengono alcuni, la procedura in sè e per sè, così com’è stata congegnata - cartaceo/postale ed ergo inevitabilmente lunga, noiosa, dispersiva - avrebbe dissuaso anche gli italiani più volonterosi, anche per le scarse garanzie offerte per quanto riguardava la segretezza del voto. Qualcosa di telematico avrebbe incontrato forse più favore.
C’è da fare un’ultima considerazione, non in merito ai risultati delle elezioni all’estero, ma alla loro impostazione e alla loro “accesibilità”. È quella relativa ai residenti “sommersi” e all’istituzione dell’AIRE, che è ben lungi dal far testo. In realtà è chiaro, per quanto riguarda la Russia, che gli italiani ivi residenti di fatto sono molti di più di 1001. Il punto è che non sono registrati all’AIRE (il perché è storia lunga). Figurano ufficialmente residenti in Italia, e in Italia quindi avrebbero dovuto recarsi. Molti l’hanno fatto, molti no. Nel caso di questi ultimi, non si tratta di diserzione deliberata, quanto piuttosto dei classici “impedimenti dirimenti”. Chi infatti già pianificava di tornare in Italia in quel periodo è riuscito ad andare a votare.
Chi invece per esempio “pendola” o è in pianta più o meno stabile in Russia si è trovato nella spiacevole condizione di dover scegliere tra un percorso burocratico non semplice quanto proclamato, con previa iscrizione all’AIRE etc. etc. etc. (e con un’indigestione di burocrazia russa già alle spalle) e il rimpatrio ad hoc, per molti disagevole, o per motivi economici (nonostante gli sconti sul viaggio offerti dallo Stato) o per motivi di lavoro. Forse chissà, la partecipazione della detta categoria avrebbe potuto essere altrettanto rilevante quanto lo è stata quella degli italiani all’estero “ufficiali”. È da tutti auspicabile la messa a punto di una macchina elettorale più agile, specialmente nei tempi della globalizzazione e dell’informazione in tempo reale.
|