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Numero 6(51)
Due orrendi delitti scuotono l’Italia

    L’attenzione dello Stato e della popolazione degli italiani nel mese di marzo è stata assorbita da due orrendi e tragici fatti di cronaca nera ognuno dei quali, pur se per ragioni diverse, ha scosso l’opinione pubblica.
    Le immagini di decine di morti che gli organi d’informazione quotidianamente inviano e raccolgono dallo scenario afghano ed israeliano sono state assorbite dall’atrocità inumana che ha desolatamente accompagnato la narrazione di due omicidi: l’uccisione di Samuele un bambino di pochi mesi a Cogne in Val d’Aosta e l’omicidio del Prof. Marco Biagi (Professore all’Università degli Studi di Modena e collaboratore del Ministro Maroni per il progetto di modifica dell’art.18 dello Statuto dei Lavoratori, nel più ampio quadro di riforma e rilancio dell’economia) avvenuto a Bologna.
    L’ ‘Omicidio di Cogne’, così diffusamente richiamato dalla stampa, ancora irrisolto ma che ha già conosciuto la condanna di noi tutti, ha per vittima un bambino di pochi mesi che a seguito delle ferite profonde e violente inferte sul suo capo ha trovato la morte. Al di là di qualsiasi considerazione e/o supposizione su chi sia stato l’omicida o gli eventuali complici, sulle modalità con cui si è realizzato il reato o sull’arma utilizzata, in riferimento ai quali giornalmente la stampa e gli altri organi d’informazione hanno seguito l’evolversi delle indagini e più recentemente gli sviluppi giudiziari, l’evento ha generato una ovvia preoccupazione tra la popolazione italiana, spettatrice attonita di un disagio e di un malessere sociale dilagante e non abituata a conoscere efferatezze di tal genere, provocando una sorta di reazione a catena che ha involto psicologi e sociologi unanimi nel valutare tale evento: ‘un campanello d’allarme’.
    L’uccisione del Prof. Marco Biagi e la rivendicazione delle Brigate Rosse ha fatto rivivere, invece, gli spettri del terrorismo, risvegliando nel cittadino italiano gli anni bui della Strage di Bologna, dell’assassinio di Aldo Moro, ma anche, ed ancor più fortemente, lo sdegno contro atti che appaiono sterile politica e vana lotta, sui quali lo Stato si erge a difensore dei principi democratici consacrati nella Carta Costituzionale e forte dei quali, nonché della certezza del consenso dei suoi cittadini, li combatte e condanna. La Costituzione italiana ha legittimato strumenti quali lo sciopero, il referendum, il confronto tra le parti sociali, conferendo loro potere ed autorità, il Parlamento è l’espressione delle volontà degli italiani, la dialettica parlamentare garantisce ed esalta tale principio, la democrazia nutre ogni decisione, ogni provvedimento, ogni riforma; tutti questi valori - ha ribadito il Governo in tutti i suoi interventi - non potranno essere scalfiti da alcun proiettile ne lesi da alcun attentato. Il Governo, pertanto, non ritratterà né si piegherà di fronte a nessun episodio, ma affronterà la riforma del mercato del lavoro, proprio come voluta dal Prof. Biagi, in una normativa quadro che già viene indicata come ‘Statuto dei lavoratori’, che, tenendo in giusta considerazione le istanze delle parti sociali per i singoli aspetti, avrà lo scopo di tracciare le linee di sviluppo lungo le quali muoveranno le energie produttive del paese, nel duplice intento di garantire finalmente quel diritto al lavoro sancito dalla nostra costituzione, che fino ad ora è rimasto un enunciato privo di adeguati risvolti sociali e contestualmente di dare la possibilità reale ad un economia, troppo spesso soffocata, di esplodere in tutte le sue potenzialità senza quindi ostacoli legislativi che produrrebbero, questi si, effetti opposti a quelli da tutti desiderati.

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