Numero 12(57)
Il governo può essere contento dell’economia
Su uno sfondo di alta instabilità e di crisi politiche e finanziarie sui mercati emergenti, la Russia mantiene la sua attrattiva economica.
Sebbene molti esperti all’interno della Russia abbiano un atteggiamento scettico e siano sicuri che il Paese non riuscirà a raggiungere una nuova spirale del 5%-7% di crescita economica nei prossimi 3-4 anni, anche il 3%-4% di crescita rende gli attivi russi una forma di investimenti assai attraente.
I risultati del primo trimestre confermano il fatto che lo sviluppo della situazione economica avviene nell’ambito di uno scenario assai positivo, benché l’economia non faccia belle sorprese. Ad esempio, la fine del primo semestre è stata segnata dal miglioramento del calcolo del movimento dei capitali. La maggior parte dei capitali è sempre esportata dalla Russia, anziché importata in essa, ma la differenza fra questi flussi finanziari si riduce immancabilmente. Mentre nel periodo decorrente da gennaio a giugno del 2001 il deflusso netto dei mezzi dal Paese è stato di 9,8 miliardi di dollari, nel periodo corrispondente di quest’anno questo valore era già di 6,9 miliardi di dollari. Sfortunatamente, per ora non c’è alcun indizio di un aumento degli investimenti diretti in Russia: come risultato dell’anno corrente, il governo attende un afflusso netto di investimenti diretti ammontante a soli 6 miliardi di dollari.
Il tasso d’inflazione in Russia continua ad essere alto, ma diventa sempre più evidente la dipendenza di questo valore dall’aumento delle tariffe. In altre parole, appena il governo avrà ritenuto possibile cessare l’aumento delle tariffe, i ritmi di crescita dei prezzi potranno facilmente ridursi fino alla quota di 7%-9% l’anno. D’altra parte, è difficile che tale decisione sia opportuna nei prossimi anni: l’alta capacità energetica dell’economia russa rende l’aumento del costo dei servomezzi una condizione necessaria per aumentare l’efficienza della produzione.
I risultati dello sviluppo economico nel primo semestre hanno già permesso al governo di rivedere le previsioni annuali relative alla crescita economica. La crescita attesa del PIL sarà aumentata dal 3,6% al 3,8%, mentre la crescita della produzione industriale, secondo gli esperti del governo, si attesterà dal 3,2% al 3,5%.
Una “x” principale ora è il desiderio di effettuare la riforma fiscale. Da una parte, la riduzione del peso fiscale è necessaria per sostenere lo sviluppo del business piccolo e medio, le cui aziende soffrono dell’alto tasso di corruzione nel Paese. D’altra parte, il rallentamento dei ritmi di crescita fa sì che il budget riceva sempre meno entrate fiscali: secondo la stima di Aleksei Kudrin, nel primo semestre di quest’anno gli esattori delle tasse hanno ricevuto un miliardo di dollari di entrate in meno, rispetto alla cifra che dovevano ottenere. Non è sorprendente che il desiderio di riempire l’erario possa costringere l’esecutivo a trascurare gli interessi dell’economia. In questo modo, secondo il deputato della Duma di Stato Mikhail Zadornov, la riforma fiscale sta diventando ormai più vaga, e le sue priorità si perdono.
Non vale la pena di aspettarsi dal governo uno slancio decisivo anche in quei settori della politica economica in cui sono promesse riforme. In particolare, comincia a segnare il passo la riforma delle banche. La legge sull’assicurazione dei depositi, che non presume la partecipazione della Sberbank a questo schema, non è interessante per le banche private, cosicché la sua approvazione può attendere anche alcuni anni. Non ci sono progressi evidenti neanche nella riforma delle pensioni: il Fondo statale delle pensioni insiste sul mantenimento del suo monopolio nell’ambito della gestione dell’elemento risparmiatore, per cui le posizioni dei fondi pensionistici privati rimangono vulnerabili. La legge sulla standardizzazione non è sottomessa alla larga discussione e quali possano essere le sue prospettive per il momento non è chiaro.
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