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Numero 16(61)
Terrore a Mosca
I guerrigliari ceceni per 3 giorni hanno tenuto in ostaggio 800 ostaggi in centro di Mosca


    Il 23 ottobre, alle ore 21:20 un gruppo di 55 guerriglieri ceceni armati, guidati da Movsar Baraev di 25 anni (nipote di Arbi Baraev, il famoso leader separatista, ucciso dalle forze federali nell’anno scorso) ha occupato il Palazzo della cultura della Fabbrica di cuscinetti di Mosca, presso il quale veniva presentato il musical di successo “Nord-Ost”, e ha sequestrato circa 850 persone fra pubblico, attori e personale di servizio.
    Uno del commando ha detto che loro erano terroristi kamikaze e che chiedevano il ritiro delle truppe russe dalla Cecenia. Hanno aggiunto di aver minato l’edificio.
    Durante il giorno seguente, il 24 ottobre, le informazioni relative alle azioni e alle intenzioni dei terroristi erano contradditorie. Che non fossero kamikaze, era subito evidente: i kamikaze, infatti, non avviano trattative e non chiedono visite di personaggi politici; avrebbero fatto immediatamente esplodere tutto, compresi loro stessi. Gli esponenti del FSB (Servizio federale di sicurezza) dicevano addirittura che avessero a che fare con un gruppo di professionisti, ingaggiati con onorari da capogiro). I separatisti cambiavano continuamente le loro richieste. L’unica cosa ad essere rivendicata fermamente era il ritiro immediato delle truppe russe dalla Cecenia: davano al governo russo “una settimana per rifletterci”, dopo di che avrebbero fucilato 10 ostaggi ogni ora. Evidentemente, tutte queste mosse dovevano indurre le autorità a valutare meglio l’importanza del commando e far sì che i terroristi fossero contattati da qualche personaggio investito dal potere effettivo. Alla fine, dopo aver respinto alcuni candidati proposti, hanno accettato la figura di Grigori Javlinski, il leader del partito “Jabloko”.
    Le autorità russe hanno puntato soprattutto sul mandare alle lunghe le trattative e sul salvare il maggior numero possibile di ostaggi. Iosif Kbzon, deputato della Duma di stato, è riuscito a portare fuori alcune persone, decine sono state rilsciate dagli stessi terroristi. Altre due ragazze ostaggio sono riuscite a scappare il 24 ottobre. I terroristi hanno sparato contro di loro con un lanciagranate, ma le ragazze non sono state colpite. Una donna ostaggio è stata fucilata dai guerriglieri come una presunta agente del FSB, ma in realtà, per il fatto che lei aveva rifiutato di eseguire i loro ordini. Così, in tutto, sono rimasti circa 700 ostaggi. Dopo aver proposto di scambiare ostaggi con deputati della Duma di Stato, i guerriglieri per qualche ragione hanno respinto quel loro progetto. Un problema a parte era quello della liberazione dei cittadini stranieri che erano 75. Inizialmente, i terroristi avevano annunciato di essere disposti a consegnare gli stranieri ai rapprsentanti diplomatici di rispattivi Paesi, ma dopo, anche in questo caso, hanno cambiato idea e non hanno voluto neanche parlare con i diplomatici.
    Verso le 22:20 del 24 ottobre i guerriglieri hanno ammesso nell’edificio alcuni mediatori, compreso Grigori Javlinski. Ma sembra che la sua missione sia fallita. Forse per esercitare una pressione ancora maggiore sulle autorità, i guerriglieri hanno dichiarato di non voler accettare il vitto per gli ostaggi, dato che “devono soffrire insieme a quelli che li hanno sequestrati”.
    Nella notte tra il 24 e il 25 ottobre nell’edificio era ammesso un gruppo di giornaliisti del canale televisivo NTV con le telecamere.
    I giornalisti aiutavano i medici a portare nell’edificio medicamenti. Hanno anche incontrato nel foyer 6 donne ostaggio e alcuni guerriglieri, ma non sono stati ammessi nella sala dove erano quasi tutti gli ostaggi.
    Il 25 ottobre le autorità sembravano vacillare. Nikolai Patruscev, il direttore del FSB ha detto che ai terroristi sarebbe stata garantita la vita, se gli ostaggi fossero stati liberati. Le autorità non ostacolavano un comizio, svolto a Mosca dai parenti degli ostaggi, con la richiesta di fermare la guerra in Cecenia e hanno dato alle TV il permesso di trasmetterlo. Intanto, però, il gruppo antiterroristico “Alfa” si allenava in un altro Palazzo di cultura (“Meridian”), mentre le autorietà cercavano di disorientare i terroristi e di dimostrare all’opinione pubblica internazionale che sarebbe stata solo l’intransigenza dei guerriglieri a causare l’assalto.
    Gli stessi terroristi probabilmente avevano creduto che Putin e il suo entourage fossero disposti a cedere e che l’esito sarebbe stato come quello dell’operazione “Budennovsk”, e quindi, hanno rilsciato altri 8 bambini, chiedendo una dichiarazione ufficiale di Vladimir Putin sul ritiro delle truppe, la partecipazione di lord Judd della PACE alle trattative e il ritiro immediato delle truppe russe da certe regioni della Cecenia. Il teatro è stato di nuovo visitato da numerosi mediatori: Leonid Roscial, il direttore del Centro della medicina d’emergenza, Serghei Govorukhin, un regista, Dmitri Belovetski, vice direttore del giornale “Literaturnaia gazeta” e da altri. Dopo aver incontrato la giornalista Anna Politkovskaia, i terroristi hanno permesso di portare nel Palazzo acqua e cibo per gli ostaggi. I guerriglieri non si sono allarmati dalla dichiarazione clamorosa del FSB, secondo la quale tutti sarebbero stati idendificati.
    Per indurre il governo a cedere, i terroristi hanno dichiarato, la sera del 25 ottobre, che qualora non fossero esaudite le loro richieste, essi avrebbero iniziato ad eliminare gli ostaggi. Probabilmente, essi ritenevano che, sempre come a Budennovsk, le autorità, dopo i primi omicidi, avrebbero fornito loro tutto ciò che volevano. Pensavano di poter conseguire il medesimo obiettivo, ripetendo di essere tutti kamikaze e di essere disposti a morire e ad ammazzare gli ostaggi, ma di non rinunciare alle proprie rivendicazioni.
    Dando per scontato che la partita fosse ormai vinta, i terroristi probabilmente si sono permessi un po’ di relax, e di questo hanno immediatamente aprofittato i servizi segreti russi. Che l’assalto fosse quasi sicuramente inevitabile, lo si è capito, per la prima volta, alle due di notte. Dall’edificio sono stati portati fuori due morti e due ostaggi feriti, subito trasportati in un ospedale. Le ferite erano molto gravi. Inizialmente nessuno ha capito cosa stava succedendo dentro l’edificio. Mezz’ora dopo, il centro operativo ha informato che i terroristi avevano fucilato due ostaggi maschi e dichiarato di voler continuare ad uccidere altre persone. Alle 5 di mattina si e’ svolta la fase principale dell’attacco. Chi comandava l’operazione, non aveva altra scelta. I nervi dei terroristi erano ormai troppo tesi, mentre gli ostaggi volevano farsi strada verso l’uscita da soli. Tutta l’operazione e’ durata mezz’ora. Le teste di cuoio russe hanno fatto irruzione nel teatro attraverso un muro fatto saltare. Sembra che le ultime ore i criminali che pretendevano di essere paladini dell’islam e propugnatori dell’indipendenza, le avessero trascorse in un bar del teatro. Può darsi che proprio per questo motivo, i terroristi non abbiano potuto opporre una resistenza più seria, mentre le donne kamikaze sono state colte dalla morte nel sonno. Loro non sono riuscite a mettere in azione i dispositivi esplosivi, attaccati alle loro cinture. Sono rimasti inutilizzati anche gli esplosivi, con i quali i guerriglieri intendevano di far crollare il soffitto della sala piena di ostaggi. Anche mitragiatrici e lanciagranate che stavano sul palco non sono state utilizzate.
    A parte la sorpresa dell’attacco, le teste di cuoio hanno usato “mezzi speciali”, e cioè, qualche gas paralizzante che ha tolto ai terroristi la possibilità di muoversi. Per lo stesso motivo anche circa 200 ostaggi sono svenuti durantel’operazione. Per alcuni ostaggi è stato costatato un arrresto cardiaco, e i soccorritori hanno dovuto applicare misure d’emergenza. Qualcuno mostrava indizi di commozione cerebrale, ma mancavano le caratteristiche più note (fuoruscita di sangue dagli orecchi e dal naso), hanno dichiarato i soccorritori. Le pupille molto strette di qualche ostaggio mostravano che essi potevano essere avvelenati, ma mancavano altre caretteristiche di un avvelenamento, come il vomito. I membri del gruppo d’intervento antitterorismo Alfa, arrivati per le tubazioni sotterranee, hanno lanciato nella sala granate ad effetto sonoro e luminoso, il che pure mandava in stato di shock terroristi ed ostaggi.
    Stando ai dati ufficiali, sarebbero morti 117 ostaggi (dei quali la maggior parte è decessa subito dopo l’attacco negli ospedali). Sembra che i poliziotti e i servizi segreti ritenessero che il bilancio dei morti avrebbe potuto essere peggiore. Almeno Serghei Jastrzhembski, un consigliere di Vladimir Putin, ha detto che il centro operativo si aspettava un numero di vittime assai maggiore. Ha pure comunicato che i terroristi avevano un complice tra i diplomatici dell’ambasciata di uno Stato arabo (forse, si tratta dell’Arabia Saudita). Praticamente tutti i terroristi sono morti, ma secondo alcune indiscrezioni, qualcuno sarebbe riuscito a scappare dall’edificio, mescolandosi con gli ostaggi. Gli esperti hanno definito “brillanti” le azioni delle teste di cuoio.
   Verso le 7 di mattina, i gruppi del Ministero per le situazioni di emergenza hanno smontato gli sbarramenti installati dai ceceni e sono entrati nel teatro.
    Immediatamente dopo la notizia dell’occupazione del Centro teatrale, sono sorte alcune domande: perché i ceceni l’anno fatto, come mai hanno scelto proprio questo edificio ecc.
    La risposta più frequente era stata questa: i separatisti hanno deciso di ripetere l’azione di Sciamil Bassaev del 1995, per conseguire almeno una tregua, per loro assolutamente indispensabile, se non fosse stato possibile spingere la parte russa a ritirare le truppe dalla Cecenia. Si può dire perlomeno che il comportamento dello stesso Baraev e dei dirigenti dei separatisti, nonché dichiarazioni insitenti sulle “vedove kamikaze” ricordano molto proprio il raid di Budennovsk. In tal caso, del resto, si dovrà ammettere che le risorse intellettuali dei ceceni sono sopravvalutate. Sembra che non abbiano capito che, nei sette anni passati, l’atteggiamento della cominutà internazionale nei confronti della Russia e dei ceceni e’ cambiato radicalmente.
    Praticamente tutto il mondo, compresi gli stati musulmani, ha condannato gravemente il sequestro degli ostaggi, non vedendoci altro che un reato disgustoso. Il Presidente degli USA George Bush e il primo ministro italiano, Silvio Berlusconi, come alleati più vicini della Russia, hanno addirittura telefonato a Vladimir Putin per esprimere la loro solidarietà e partecipazione per l’atto terroristico di Mosca. L’Israele e gli Usa hanno proposto alla Russia qualsiasi tipo di assistenza. Il Ministero degli interni russo ha accettato di consultarsi e di lavorare con i servizi segreti di alcuni Paesi stranieri. In particolare, da Londra sono venuti a Mosca cinque esperti antiterrorismo, su disposizione personale di Jack Straw, il ministro degli esteri britannico. Anche gli agenti del FBI sono arrivati nella scena del sequestro. Il 24 ottobre, il Consiglio di sicurezza dell’ONU ha approvato una mozione, presentata dalla Russia, che condanna le azioni dei guerriglieri ceceni. Il documento precisa che il sequestro di ostaggi a Mosca è una minaccia alla sicurezza internazionale. Per l’approvazione della mozione N1440 hanno votato “si” tutti e 15 membri costanti del Consiglio della sicurezza.
    Gli USA, poi, stanno esaminando sul serio la questione circa l’inserimento dei separatisti ceceni nell’elenco di organizzazioni terroristiche cio’ bloccherà ogni loro possibilità di appoggio da parte dell’Occidente. Inoltre, questo atto terroristico, a quanto pare, dovrebbe far tacere le organizzazioni non governative che protestano contro azioni barbariche dell’esercito russo in Cecenia, o, come minimo, escluderà i loro appelli dalle pagine dei giornali e dagli schermi televisivi.
    A differenza del 1995, poi, i guerriglieri non sono riusciti ad avere una copertura favorevole dei mass media o a trasformarli in loro cassa di risonanza. La sera del 24 ottobre è stata dichiarata la chiusura del canale televisivo “Moskovia” e la sospensione del sito internet di radio “Eco di Mosca”, che avevano trasmesso interviste di terroristi. Del resto, grazie ad azioni tempestive dei dirigenti del sito, le interviste sono state cancellate, e il Ministero per la stampa ha modificato la sua disposizione. Inoltre, l’operazione di Baraev ha danneggiato soprattutto i rappresentanti della diaspora cecena, che forniscono regolarmente soldi ai sepratisti. Già a qualche ora dall’accerchiamento del Palazzo di cultura, vi si è riunita una folla di teste rasate, e i mass media si sono messi a riportare, uno dopo l’altro, le notizie relative a violenze subìte da ceceni e da caucasici in generale; hanno risuonato dure dichiarazioni, secondo le quali sarebbe possibile mettersi d’accordo con i ceceni solo opprimendoli con la forza. In alcune regioni sono iniziate perquisizioni di massa e arresti di ceceni. Molti di loro si sono chiusi nei loro appartamenti, temendo di uscire per strada. Borsi Gromov, governatore della Regione di Mosca, ha disposto di estradare dalla Regione tutte le persone non registrate ufficialmente. Simili ordini ora potrebbero essere emanati anche in altre regioni, dopo di che la polizia otterrà la possibilità di riscuotere un “tributo” enorme da tutti gli “estranei”, minacciando di buttarli via da relative zone.
    C’è nell’aria l’odore dei pogrom. Inizialmente le autorità negavano l’esistenza di tali atteggiamenti del Paese, che già, a dir poco, non simpatizzava con gli oriundi del Caucaso. Successivamente, del resto, il Ministero degli interni ha ammesso che ora nel Paese sorgono atteggiamenti nazionalistici e che in tale situazione è importante non ammettere pogrom ed altre azioni scioviniste ed estremiste.
    Anche il Presidente Putin ha fatto una dichiarazione speciale, rilevando l’inammissibilità di azioni illegittime nei confronti dei ceceni. Ha ribadito che “non si può assolutamente permettere tale sviluppo della situazione e cedere alle provocazioni, alle quali veniamo indotti”. “Non abbiamo il diritto di ammettere azioni illegittime”, ha detto.
    Molti ceceni abitanti di Mosca, cercando di rendere meno pericolosa quest’ondata di “caucasofobia”, si sono dichiarati disponibili a diventare ostaggi,essi stessi, al posto delle donne e dei ragazzi imprigionati dai terroristi nel teatro in via Dubrovka. Nella stessa Cecenia le autorità prorusse dimostravano una calma ferrea, organizzando in tutta la repubblica i comizi di massa che condannavano i terroristi. A Akhmad Kadyrov, il capo della Cecenia, ha rifiutato addirittura di venire a Mosca per partecipare al negoziato con i guerriglieri, dichiarando che nessuna trattativa e’ possibile con i banditi.
    Sulle motivazioni dell’assalto vi e’ chi, poco verosimilmente, ha insinuato che l’incursione cecena sarebbe stata organizzata dall’ex “oligarca” Boris Berezovski che si fa in quattro per dimostrare che il regime di Putin e’ debole ed incapace, e quindi dev’essere cambiato. E’ difficile credere nella versione circa la partecipazione di Berezovski a questa situazione: non ha i contatti necessari, e poi, appoggiare gli estremisti oggi è troppo pericoloso: chi lo fa, o lo tenta, potrebbe facilmente finire dentro. L’“oligarca”, caduto in disgrazia, comunque, non ha perso l’occasione di intorbidare le acque, dichiarando immediatamente che l’unico mediatore a parlare con i terroristi dobrebbe essere Ivan Rybkin, l’ex presidente della Duma e l’ex segretario del Consiglio di sicurezza: una creatura di Berezovski.
    Il 24 ottobre, nel corso di una riunione, tenuta al Cremlino, il Presidente della Russia Vladimir Putin ha detto che il seuqestro del teatro a Mosca era stato programmato e preparato da centri terroristici stranieri. Il Presidente ha rilevato che le prime informazioni sull’atto terroristico erano pervenute dall’estero, il che fa pensare ad una pista straniera. “Proprio lì e’ stato formulato il piano e trovati gli esecutori”, ha ribadito Putin.
    Secondo il leader russo, lo scopo dei guerriglieri sarebbe stato quello di costringere la dirigenza russa ad “introdurre nel Paese un ordinamento uguale a quello che avevano introdotto loro stessi, tempo fa, nella Repubblica cecena”. Il Presidente ha visto in queste azioni terroristiche una provocazione e ha sottolineato che la dirigenza della Russia non avrebbe ceduto.
    Da quel momento il governo ha ottenuto dalla società carta bianca per svolgere qualsiasi operazione in Cecenia, com’era già successo nel 1999, dopo le esposioni dei palazzi residenziali a Mosca.
    Qualunque sia l’origine dell’operazione terroristica, rimane oggi una domanda cruciale: in che modo i sepratisti sono riusciti ad insinuarsi a Mosca, comprare o portare armi ed esplosivi e da che parte era rivolta la vigilanza della polizia e del FSB, e dei molti altri servizi segreti, dei quali la città pullula? Già dopo la fine dell’operazione, i dirigenti del Ministero degli interni hanno detto di poter ritenere fondatamente che nella regione di Mosca esiste una rete di supporto ai terroristi. Secondo alcune informazioni, questi avrebbero scelto da tempo il luogo del sequestro: facendosi ingaggiare come operai in un cantiere poco distante, sono entrati più volte nell’edificio del teatro. Ora la polizia e il FSB sicuramente faranno di tutto per recuperare la reputazione. Il Ministero degli interni ha già dichiarato di aver arrestato 30 complici dei terroristi. Del resto, se tale cifra, come la dichiarazione relativa alla rete terroristica, è vera, ciò vorrebbe dire che il Ministero degli interni e il FSB avevano trascurato la comparsa di autentiche organizzazioni clandestine a Mosca. Un paio di ipotesi: Forse i nostri organi di sicurezza hanno difficolta’ e non riescono ad intercettare i movimenti di un gran reparto armato. O forse, all’interno di questi, alcuni elementi hanno venduto la possibilita’ di far passare chiunque e qualunque cosa. Comunque sia, non ci resta che sperare che quanto è successo serva da lezione ai responsabili della sicurezza e che non si limitino al solito licenzialmento di alcuni ufficiali importanti.

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