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Numero 19(64)
Hussein ha sconcertato Bush
Lo sconcerto è durato poco


    Malgrado le previsioni di numerosi scettici, secondo i quali l’Iraq avrebbe ostacolato in ogni modo gli ispettori dell’ONU che cercano armi dello sterminio di massa, Saddam Hussein si è mostrato tanto disponibile che il Presidente degli Usa George Bush, un po’ sorpreso, ha definito tale comportamento “sconcertante”.
    Tra l’altro, il 4 dicembre l’Iraq ha presentato agli ispettori internazionali tutte le bombe con iprite rimaste dopo la sospensione delle ispezioni dell’ONU nel dicembre 1998. E per ora è l’unico “trofeo” degli ispettori: tutti gli altri impianti da loro visitati sono stati distrutti o da tempo hanno cambiato specializzazione. Tuttavia, i “falchi” di Washington, come il ministro della difesa Donald Ramsfeld, continuano a fare dichiarazioni tipo “Ogni Paese del mondo che abbia un servizio d’informazioni più o meno serio sa che l’Iraq ha le armi di sterminio di massa”. L’amministrazione americana ha chiesto ad Hans Blicks, il capo della Commissione dell’ONU per sorveglianza, controlli ed ispezioni, e di provvedere ad esportare dall’Iraq, per ulteriori interrogatori, gli scienziati iracheni, impegnati nei programmi militari. Secondo il giornale “Ash-Shark al Ausat”, Blicks ha respinto questa richiesta, sostenendo che tale mossa potrebbe essere definita come una presa d’ostaggi.
    Il 7 dicembre, un giorno prima della scadenza prestabilita, Bagdad ha presentato una relazione sul suo programma militare, di 12000 pagine e di 529 megabite di informazioni incise su CD-ROM. Secondo la relazione, sarebbe impossibile ripristinare la produzione delle armi di sterminio di massa. La relazione, in particolare, svela per la prima volta i fornitori delle tecnologie di doppia destinazione. George Bush ha subito accusato gli iracheni di menzogna, ripetendo gli argomenti del suo ministro della difesa. Gli altri membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’ONU, la Cina, la Russia e la Francia, sono stati meno imprudenti a livello di parole e hanno sostenuto che prima di avanzare qualche accusa, bisogna esaminare dettagliatamente la dichiarazione irachena. E’ già sorto uno scandalo all’ONU, relativo a questa dichiarazione. Gli USA, in possesso dell’unico originale, hanno dichiarato che le sue copie complete saranno ricevute solo dalla Russia, dalla Gran Bretagna, dalla Francia e dalla Cina. Gli altri membri dell’ONU, quelli non permanenti, dovranno accontentarsi di una versione redatta della relazione, dalla quale possono essere cancellate molte informazioni interessanti, come, ad esempio, quelle concernenti le società statunitensi che fornivano a Saddam diverse tecnologie vietate.
    Nonostante tutto, gli USA continuano a prepararsi ostinatamente alla guerra, bombardando ogni tanto il territorio iracheno. Qualora non siano trovate armi di sterminio di massa, gli USA e la Gran Bretagna hanno deciso di usare, come pretesto per l’inizio della guerra, la violazione dei diritti umani, operata dal regime iracheno. Per fondare tale visione, è stato promulgato un dossier speciale: “Saddam Hussein: reati e trasgressioni dei diritti umani”. Tuttavia, l’oggetto principale delle critiche è stato lo stesso governo britannico, al quale è stato ricordato che le informazioni contenute nel dossier erano state pubblicate nel corso di decenni dalle organizzazioni umanitarie più importanti del mondo, senza suscitare alcuna reazione da parte delle autorità. I tentativi attuali di spacciare questi dati per qualcosa di sensazionale sembrano una manifestazione di stoltezza o di cinismo o di tutti e due. Ma a buscarsele tutte è stato il ministro degli esteri britannico Jack Straw, considerato promotore della pubblicazione del dossier. Tutti hanno subito ricordato che proprio Straw, mentre era ministro degli interni, aveva rimesso in libertà il dittatore cileno Augusto Pinochet, la cui responsabilità in crimini contro i diritti umani difficilmente può essere ritenuta meno grave di quella di Saddam.
    Anche lo stesso Hussein ha reagito alla promulgazione di questo documento. I rappresentanti ufficiale di Bagdad hanno dichiarato che il popolo iracheno non è stato danneggiato da tormenti, esecuzioni o persecuzioni politiche, ma dall’embargo imposto e promosso da Washington e Londra.
    La maggior parte degli esperti militari è tuttavia convinta che nei prossimi tre mesi il Presidente Bush abbatterà Saddam Hussein, indipendentemente dai risultati ottenuti dagli ispettori dell’ONU. Ma se la guerra inizierà, Bush rischia di affrontare lo stesso fenomeno che aveva conosciuto Boris Eltsin durante la prima guerra in Cecenia: un numero sempre crescente di personaggi di spicco afferma che il conflitto armato in Iraq non sia opportuno. Anche Jimmy Carter, il premio Nobel per la pace appena sfornato, ed ex Presidente degli USA, ha criticato l’eventuale guerra durante il suo discorso alla cerimonia di premiazione ad Oslo, avvisando che essa potrebbe avere “conseguenze catastrofiche”.

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