Numero 1(46)
Condannato Pasko
Sembra che i timori di coloro che parlavano dell’offensiva totale del FSB (Servizio federale di sicurezza) contro la libertà
d’espressione, comincino pian piano ad avverarsi.
Il 25 dicembre, la corte militare ha sentenziato che Grigori Pasko, giornalista del giornale “Boevaia vakhta”, è colpevole
di alto tradimento, con l’accusa di aver consegnato al Giappone informazioni segrete sulle avarie nei sommergibili nucleari
russi. Pasko è stato condannato a 4 anni di reclusione in una colonia di lavoro correttivo a regime duro. Pasko era stato
arrestato la prima volta nel 1997. Nel 1999 la Corte della flotta del Pacifico l’ha riconosciuto colpevole, ma non di spionaggio:
allora si trattava di eccesso di mandato. Pasko era stato condannato a tre anni di reclusione e subito amnistiato.
A novembre del 2000, il Collegio militare della Corte superiore, su ricorso della Procura militare generale ha abolito la
sentenza come troppo blanda e ha inviato il fascicolo penale all’indagine supplementare. In realtà, Pasko non era perseguitato
per presunto spionaggio, ma per numerosi articoli relativi all’inquinamento ecologico operato dai militari nel territorio
della regione Primorskij.
Pare, del resto, che le autorità abbiano capito di aver calcato la mano e abbiano deciso di non dar corso alla causa, anche
perché a Vladivostok, davanti alla sede della Direzione del FSB per la Flotta del Pacifico, è stato messo un picchetto di
sostenitori di Grigori Pasko, ed è molto probabile l’inizio di una nuova campagna internazionale, organizzata per proteggerlo.
Serghei Mironov, presidente del Consiglio della Federazione, ha detto addirittura di essere “disposto a contribuire alla
liberazione di Pasko”. Attualmente, gli avvocati di Mironov pensano al modo in cui tale contributo potrà essere fatto, senza
escludere che il presidente della Camera Alta faccia da garante.
“Come cittadino, ritengo che la sentenza non sia giusta, e bisogna pensare in che modo sarà possibile dare una mano a Pasko”,
ha affermato Mironov, precisando che si tratta della sua “posizione personale”.
Ilja Rudnev
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