Numero 1(46)
In teatro la democrazia non funziona
L’Oscar per il maggiore contributo italiano alla cultura russa, negli ultimi dieci anni, non va certamente a festival,
concerti, libri, statue, seminari, ma al serial televisivo “La piovra”.
Oltre a varie serate emozionanti, questa produzione ha indirizzato e affinato molti russi desiderosi di carriere
alternative al riparo dalla noia del tramtram quotidiano, ha dato dell’Italia un’immagine “macha” e ha contribuito allo
sviluppo del lavoro italiano in Russia. Esempio calzante l’accoglienza frequente dei doganieri russi condita con sghignazzo
e un “tu italiano mafioso. Ahh!”. Ultimo prodotto di un corposo genere, dove giudici e poliziotti, traditi da biechi politici
democristiani o di area, combattevano, disarmati, la malavita organizzata, ha accompagnato l’altro grande prodotto italiano,
sorto dallo stesso humus culturale, “mani pulite”. Quest’ultimo è la prosecuzione del primo: i buoni restano gli stessi, i
cattivi sono quelli che aiutavano i supercattivi. Questo secondo filone, in Italia, ha dato migliori risultati; infatti, se i
mafiosi prosperano, i pochi democristiani (o area connessa) reduci hanno comunque le ali tarpate e un guinzaglio al collo.
Si sa, tuttavia, che i generi, anche se di grande successo, alla fine stancano e, dopo aver dato il premio a registi, attori
e autori, gli italiani hanno cambiato gusti. Chi conosce l’ambiente del teatro sa che i lavoratori dello spettacolo male
rispondono allo sgarbo del pubblico, rifiutano di abbandonare la scena e boicottano, in tutti i modi, i nuovi divi.
Niente di nuovo: essere primi attori è l’unica cosa che importa e, si sa, in teatro la democrazia non funziona.
Gengis
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