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Numero 3(67)
E’ possibile guadagnare sul rublo

    L’ assenza di una notevole svalutazione nel dicembre del 2002 ha scoraggiato i traders della valuta, visto che negli anni precedenti essi avevano guadagnato parecchi soldi sull’ instabilità del mercato valutario, caratteristica del periodo conclusivo dell’anno. Ma come hanno dimostrato gli eventi del febbraio del 2003, il peggio doveva ancora venire: pochi potevano prevedere un nominale rafforzamento del rublo.
    Il calo del dollaro sul mercato interno e’ motivato da due fattori fondamentali. In primis, tutti si aspettavano che i prezzi del petrolio dovessero cadere all’ inizio del 2003, ma cio’ non si e’ avverato. La preparazione all’invasione dell’Iraq, tiratasi per le lunghe, mantiene il mercato del petrolio in uno stato riscaldato: dai primi dell’anno ad oggi, i prezzi del petrolio russo sono ammontati, in media, a 30 dollari al barile. Va ricordato che solo un paio di mesi fa, tutti prendevano sul serio uno scenario in cui i prezzi del petrolio avrebbero dovuto calare fino a 10-15 dollari al barile. Le aziende russe, poi, continuano attivamente a farsi prestare soldi dall’estero. Nel gennaio di quest’ anno esse hanno attirato 1,1 miliardi di dollari di valuta, vale a dire circa il 15% di tutto il denaro attirato nel 2002.
    Anche la Banca Centrale (BC) di Russia non si aspettava un afflusso cosi’ considerevole di capitali. Se un mese fa, la previsione ufficiale di riserve auree valutarie, per la fine del 2003, costituiva 55 miliardi di dollari, a febbraio i portavoce della BC ormai stentavano a dire fin dove sarebbero arrivate le riserve a fine anno, mentre già’ adesso sono salite fino a 51,4 miliardi di dollari, vale ad dire con un aumento di 3,7 miliardi di dollari a partire da inizio anno.
    La crescita di riserve di per se’ non avrebbe suscitato timori, se non fosse stata accompagnata dal rafforzamento nominale del rublo. Il 18 febbraio, sul mercato e’ corsa voce che la BC avesse intenzione di cessare l’ acquisto di valuta, il che ha subito costretto la maggior parte di partecipanti al mercato a giocare a favore del rafforzamento del rublo. Le somme in rubli venivano ritirati in tutta fretta dagli operatori, e usate per l’acquisto di titoli in rubli. Di conseguenza, in febbraio, la compravendita delle obbligazioni statali in rubli e’ avvenuta ad un tasso di circa il 10% di interesse annuo in rubli; un’impennata dei prezzi ha avuto luogo anche nel settore dei corporate bonds. Negli ultimi giorni il rublo si e’ rafforzato arrivando sino a 31,5 rubli per dollaro, il che ha addirittura suscitato tra la popolazione voci di panico sul calo del dollaro.
    Sebbene il rafforzamento del rublo sia stato una vera e propria sorpresa, e’ comunque possibile trarne un vantaggio. In particolare, la popolazione dovrebbe prestare attenzione al fatto che il rafforzamento nominale del rublo rende molto redditizi i depositi in rubli. Nella maggior parte delle banche private, i tassi per i depositi in rubli a sei mesi ammontano a circa il 13-15% di interesse in rubli contro il 6-7% di interesse in valuta estera. Cio’ vale a dire, in pratica, che aprendo un deposito in rubli, le persone fisiche possono contare di poter avere un rendimento del 13-15% d’ interesse in valuta, supponendo che il cambio del rublo non debba cambiare nei prossimi sei mesi.
    Va notato pure che la crescita notevole delle riserve auree valutarie ed il rafforzamento nominale del rublo hanno indotto la BC a ridurre il tasso di rifinanziamento sino al 18% di interesse annuo. Anche se in Russia la riduzione di questo tasso non ha un effetto diretto sui mercati finanziari, dato che di fatto la BC non concede risorse creditizie alle banche con questo tasso, tale mossa comunque ha parecchia importanza per i depositanti. I depositi in rubli, i cui interessi superano il tasso di rifinanziamento, sono gravati dall’ imposta sul reddito in misura del 35%. Tale tassazione e’ stata introdotta nel 2001, per rendere inefficienti gli schemi degli stipendi, usati allora da molte banche. Dato che oggi gli schemi “credito/deposito” praticamente non funzionano piu’, i banchieri russi hanno intenzione di insistere sull’abolizione di questo articolo delle Norme fiscali. Ciononostante, sino a quando cio’ non sara’ successo, i contribuenti otterranno sui depositi in rubli circa il 10-12% d’ interesse annuo, e anche questo non e’ male.
    Nei prossimi 5-6 mesi aspettiamo, tuttavia, che le redditività dei depositi in dollari e in rubli debbano ravvicinarsi. Cio’ sarà’ dovuto anzitutto al fatto che in marzo dovrebbe iniziare la guerra in Iraq, e se, di conseguenza, i mercati petrolieri comunque si raffredderanno, l’afflusso di proventi dell’ export in Russia si ridurrà’. Da maggio, poi, aumenteranno i pagamenti della Russia relativi al debito estero, il che comporterà’ l’aumento della domanda della valuta. E infine, visto che la crescita di prezzi nel mercato obbligazionario in rubli di fatto si e’ esaurita, e’ giusto aspettare prossimamente il ritorno della liquidità’ in rubli sul mercato valutario. Se la BC continuerà’ ad incrementare attivamente le riserve, e per ora, a dire il vero, non ha alternative, anche il conseguente aumento della massa monetaria alimenterà’ la domanda di valuta. Entro la fine dell’anno e’ possibile prevedere una piccola svalutazione, fino a 32-32.1 rubli per dollaro.

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